lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
Nuvolera
di CLAUDIO BODEI 30 mar 2023 14:43

Filippini, l’uomo di Dio in Africa

Sono trascorsi 50 anni dalla morte del vescovo Venanzio Filippini. Venerdì 31 marzo, dopo la Messa delle 20, la commemorazione nella chiesa di Nuvolera

Sono passati  cinquant'anni dalla morte del Vescovo Venanzio Filippini. Il 31 marzo del 1973, dopo una breve malattia, si spegneva a Nuvolera lontano dalla sua Africa e da quei popoli che aveva amato e servito nel nome del Vangelo di Cristo per 57 anni. Era nato 82 anni prima, il 26 maggio del 1890 nella casa paterna in contrada dei Mattei, nella campagna Nuvolerese da Pietro e Teresa Bodei. Secondo di otto figli, fu battezzato nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo martire, dall'arciprete don Bortolo Colosio, col nome di Francesco. Dopo l'infanzia e la fanciullezza, trascorsa fra gli affetti famigliari e la vita contadina, le celebrazioni liturgiche e le visite al Santuario di San Rocco e di Paitone, dove sentì i primi richiami alla vita religiosa. Nel settembre del 1902, a soli 12 anni entrò nel convento francescano dei frati minori di Rezzato, e subito dopo nel collegio Serafico di Ornavasso (Novara), in seguito,  nel convento di S.  Antonio e in quello di Saiano.Il 31 ottobre del 1905 vestiva il saio francescano, assumendo il nome di fra Venanzio. Compiuto un anno di noviziato, emise i voti semplici, il primo novembre del 1906. Dopo gli studi  liceali (Cividino), il 19 agosto 1908 emetteva i voti solenni.

Nel 19011, veniva chiamato al sevizio militare, che compì per circa due anni. Il 7 settembre del 1913, ottenuto il nulla osta dalla Santa Sede vista la giovane età, a soli 23 anni veniva ordinato sacerdote nella chiesa francescana di Sant'Antonio a Milano dal Vescovo bresciano  Lodovico Antomelli, il quale pochi mesi prima, era stato  nominato Vicario Apostolico della Tripolitania,(Libia). Ricevuto il crocefisso missionario dal beato cardinale Ferrari, arcivescovo di Milano, il 2 ottobre fra Venanzio salpava per la Libia con Monsignor Antomelli in qualità di suo segretario particolare. Scoppiata la guerra Libica (1913 - 1921) fu cappellano ad Homs e a  Kussabat, dove oltre che all'assistenza alle truppe si dedicò a quella delle colonie Italiane e Maltesi. Nel 1919 tornò a Tripoli dove divenne parroco della Mescia. Nel 1924 fonda il periodico "Famiglia Cristiana".  Divenne poi parroco della nuova cattedrale dedicata al Sacro Cuore; si trattava di una parrocchia di oltre 20 mila fedeli, egli la riorganizzò in tutti i settori e ministeri. Fondò l'Azione Cattolica, il terzo ordine francescano e un seminario per la formazione del clero locale. Fra Venanzio, il " prevosto", come lo chiamavano i confratelli, era celebrante, predicatore, cantore, organista. Attento alla cura degli  ammalati e al servizio della carità per i più poveri, non trascurava il lavoro dell'ufficio parrocchiale e il decoro per il culto. Nel 1930, arrivarono in Somalia i primi frati minori della provincia lombarda, per sostituire nella missione i padri della Consolata richiesti dalla Santa Sede per altre missioni. Il lavoro durissimo per il clima tropicale  costò la vita a molti missionari,  nello spazio di tre anni portò alla morte due vescovi di Mogadiscio: Mons. Bernardino Bigi e Fulgenzio Lazzati.

Nel 1933 il vicariato Somalo di Mogadiscio era senza vescovo e si sentiva il bisogno di un Pastore che avesse con l'esperienza missionaria anche una salute di ferro. La scelta del Vaticano cadde su padre Venanzio. Il 23 maggio del 1933, dopo aver trascorso 20 anni di missione in terra libica, a 43 anni Pio XI lo nominò  Vescovo di Thinisia e di Numidia e Vicario apostolico della Somalia.Il 29 giugno 1933 veniva consacrato vescovo nella  Cattedrale di Tripoli dal confratello e maestro  Mons.  Arcangelo Mazzotti arcivescovo di Sassari. Più di un terzo di secolo di storia religiosa, civile e sociale della Somalia passò tra le mani di questo figlio del Santo di Assisi. Fuori dal comune fu infatti l'azione e l'opera di promozione umana e sociale del vescovo Filippini, con quello stile che era proprio della chiesa nella prima metà del secolo scorso. Visitò l'intera Somalia più volte con tutti i mezzi ed in ogni condizioni climatiche.

Organizzatore coraggioso e tenace spinto da uno zelo pastorale riconosciuto da tutte le parti sociali del tempo; diede vita a numerose stazioni missionarie fuori  Mogadiscio, dai nomi esotici che punteggiarono tutto il suolo Somalo: tra le tante ricordiamo Marka, Baidoa, Chisimaio, Brawa, Iontey, Mofi, Ngambo. Fondò una trentina di scuole tra materne, primarie, secondarie, collegi, orfanatrofi, asili nido affidati oltre che ai missionari francescani alle suore della Consolata, alle ausiliarie laiche e ad altri istituti religiosi. Inoltre creò un lebbrosario affidato  al Sovrano Ordine di Malta; un ospedale affidato ai Fatebenefratelli e la casa del povero che curava e vestiva più di 200 poveri e ammalati al giorno. Nei quasi 40 anni di Episcopato istituì scuole di artigianato e di agraria con vere e proprie aziende di produzione; una conceria e un calzaturificio la cui produzione copriva il fabbisogno di tutta la nazione, officine meccaniche, una tipografia e un centro di stampa. Diresse i giornali "Somalia Cristiana", "Il Richiamo","Il Faro". Delicata e difficile fu la sua presenza e mediazione negli anni turbolenti del potere coloniale dell'Italia. Finita la guerra si dedicò a un'intensa opera di pacificazione affrontando momenti di grande tensione, fra cui l'eccidio del gennaio 1948, e accolse nella cattedrale e vicariato 600 profughi. Nel 1950 ebbe modo di dedicarsi all'assistenza di 7.000 soldati sparsi su un vasto territorio. Promosse forme di apostolato dall'Azione Cattolica allo scautismo e all'apostolato della preghiera. Restaurò e abbellì la chiesa Cattedrale di Mogadiscio e iniziò la costruzione di nuove chiese su tutto il territorio del vicariato. Durante il Concilio Ecumenico Vaticano II partecipò a tutte le sezioni e puntualmente informava i suoi collaboratori e tutta la comunità cristiana sul contenuto dei vari documenti Conciliari attraverso le lettere pastorali.

Provato dagli anni e dalle fatiche nel 1968 venne affiancato da un vescovo ausiliare nella persona del confratello Antonio Silvio Zocchetta (1920-1973) che venne chiamato a reggere il vicariato lo stesso giorno della rinuncia di Mons. Filippini, ma che non gli sopravisse morendo a soli 52 anni il 22 gennaio del 1973. Nel 1970 l'ottantenne presule ritornò a Nuvolera ospite della sorella Maria. Negli ultimi anni della sua vita fu amareggiato per le notizie che gli descrivevano la sua chiesa particolare e l'intero paese in difficili situazioni per via dei decreti emessi dal  Consiglio Rivoluzionario Supremo Somalo. A Nuvolera e in diocesi di Brescia continuò a prestarsi ovunque venisse chiesto e si dedicò alla compilazione di una storia della Somalia condotta fino al 1957. La sua vita in Africa è stata riassunta nell'epigrafe posta sulla sua tomba davanti all'altare della madonna del rosario  nella parrocchiale di Nuvolera: "Charitatis Christi testis in Africa 57 annos". Nel 1975 S. Paolo VI istitui la diocesi di Mogadiscio e nominò il primo vescovo ordinario nella persona di Padre Pietro Salvatore Colombo per molti anni stretto collaboratore del Filippini. Negli anni 70 e 80 del secolo scorso durante il regime dittatoriale filocomunista di Siad Barre, la chiesa cattolica venne colpita da pesanti restrizioni e da un graduale ma completa statalizzazione di tutte le opere di natura ecclesiastica e venne avviata una persecuzione verso i cristiani. Il 9 luglio 1989 il vescovo Colombo venne brutalmente assassinato all'esterno della cattedrale di Mogadiscio. Con la caduta di Siad Barre e l'inizio della guerra civile del 1991 ebbe inizio una nuova e violenta persecuzione contro i cristiani: nello stesso anno viene assassinato il bresciano Padre Pietro Turati, responsabile delle missioni di Kasimaio e Gelib, nel 1995 il medico Graziella Fumagalli, nel 2003 la missionaria laica Annalena Tonelli, nel 2006 suor Leonella Sgorbati, poi beatificata il 26 maggio 2018; numerosi sono stati anche i martiri laici cristiani somali assassinati in odium  fidei.

Tutti i luoghi di culto vengono sistematicamente distrutti; la cattedrale di Mogadiscio viene dapprima assaltata e depredata, ed infine nel 2008 rasa al suolo. La chiesa somala oggi è costituita solo dalla diocesi di Mogadiscio che conta una sola parrocchia ed è formata da pochissimi cristiani perseguitati, forse meno di cento e da nessun sacerdote. Dal 1989, anno dell'uccisione del vescovo Colombo la sede episcopale è vacante e i pochi fedeli somali sono sotto l'amministrazione del vescovo di Gibuti. Attualmente è proibita ogni forma di culto cristiano al punto che è vietato persino l'uso delle campanelle orarie delle scuole, perché ricordano le campane delle chiese. La guerra civile e la mancanza di sicurezza hanno reso impossibile ogni opera di evangelizzazione. Oggi la Somalia é uno degli stati africani con il minor numero di cattolici. Di fronte a questa situazione, profetico pare il moto episcopale scelto quasi un secolo fa dal vescovo Venanzio Filippini:"Fortes in Fede", programma per lui, di una vita vissuta nella nella fede, e monito per la "sua" chiesa  oggi martoriata e perseguitata.                                              

CLAUDIO BODEI 30 mar 2023 14:43