E' morto mons. Enrico Tosi
Oggi, 27 dicembre, è morto mons. Enrico Tosi che era ospite presso la Rsa Elisa Baldo a Gavardo.
Era il decano della Diocesi. Classe 1922 e ordinato a Brescia nel 1946, era originario di Edolo. Nel corso del suo ministero ha svolto i seguenti servizi: curato di Ponte di Legno (1946-1964); direttore spirituale del Seminario Diocesano (1964-1996); direttore di Villa Luzzago (1954-2008); assistente ecclesiastico dell'Istituto Pro Familia (1976-2016); arciprete del Capitolo della Cattedrale (2006-2019); superiore delle Umili Serve a Gavardo (1974-2021); assistente delle Suore Orsoline dal 1984; canonico della Cattedrale dal 1995.
La camera ardente è allestita dalle 18 presso la Cappella del Centro Pastorale Paolo VI a Brescia. La veglia è domenica 29 dicembre alle 20 presso la cappella del Centro pastorale Paolo VI. I funerali, lunedì 30 dicembre alle 10 in Cattedrale, saranno presieduti da mons. Tremolada. La salma sarà poi trasferita nella chiesa parrocchiale di Ponte di Legno, dove alle 15 verrà presieduta da mons. Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo, una Santa Messa in suffragio. Seguirà la sepoltura presso il cimitero di Ponte di Legno. Per lui e per i suoi familiari il nostro ricordo nella preghiera.
Riproponiamo il racconto degli anni a Ponte di Legno con il ricordo di Paolo VI attraverso le parole di mons. Tosi pubblicate nel libro "Il mio Paolo VI" curato da Massimo Venturelli ed edito dalla Fondazione San Francesco di Sales.
“Il mio Paolo VI” di mons. Enrico Tosi è in due parti: “quello dei miei anni giovanili, in cui il futuro Papa era ancora mons. Giovanni Battista Montini, Sostituto della segreteria di Stato Vaticana, e quello degli anni del mio impegno in Seminario, quando con i preti novelli si è iniziata la tradizionale visita al Papa, subito dopo l’ordinazione”. Mons. Enrico Tosi, uno dei decani del Clero bresciano, vanta una conoscenza diretta di Paolo VI. Primo aspetto: “Devo ringraziare il Signore – racconta - di essere stato destinato, sacerdote novello, al servizio della parrocchia di Ponte di Legno come curato, accanto a don Giovanni Antonioli. Era da poco terminata la Seconda Guerra mondiale e molte erano le difficoltà e i bisogni ma non poche erano anche le soddisfazioni del ministero sacerdotale. Uno dei doni a me più cari che il Signore mi ha fatto è sicuramente quello della conoscenza e di una certa confidenza con mons. Giovanni Battista Montini”. A Ponte di Legno aveva casa la famiglia di Lodovico Montini e qui solitamente saliva, per un breve periodo di riposo estivo, mons. Giovanni Battista. “La personalità distinta e riservata di mons. Montini, il suo afflato sacerdotale, mi affascinavano. Il pensiero poi del suo servizio molto vicino e personale a Pio XII, “Il Bianco Padre” degli anni della mia giovinezza, mi riempiva sempre di più l’animo di rispetto e ammirazione. Ben diverso era invece il suo accostamento personale ricco di semplicità, attenzione e affabilità. Questo alimentava la mia santa curiosità di conoscerlo sempre più profondamente”.
Al giovane don Enrico non bastava seguirlo alla Messa che celebrava con devozione ma senza affettazione e neppure nelle visite serali al SS. Sacramento. “Desideravo conoscerlo – continua nel suo ricordo – nella sua spiritualità sacerdotale che si intuiva da tutto il suo comportamento”. Preziosi da questo punto di vista furono gli incontri che in quegli anni don Tosi ebbe con Vittorio Bachelet, di passaggio a Ponte di Legno, e quelli praticamente quotidiani con Aldo Moro che saliva per le vacanze in Alta Valle per incontrare il futuro Papa. “Così – continua nella prima parte del ritratto del “suo Paolo VI” – incominciai così a vedere in mons. Montini non solo la personalità vaticana, ma il sacerdote che non rifiuta di dare il suo aiuto nell’ascolto delle confessioni e che si associa ai confratelli nei momenti di gioia della comunità parrocchiale”. Mons. Montini partecipò con mons. Tredici e Padre Bevilaqua all’inaugurazione del primo campo da tennis dell’oratorio di Ponte di Legno. Continuava a rimanere vivo nel giovane sacerdote il desiderio segreto di approfondire la conoscenza della spiritualità montiniana. “Incominciai a cogliere con semplicità quegli sprazzi di luce che emergevano dal suo comportamento: accostava i poveri quasi accostasse Cristo; ammiravo la sua umanità nell’ascoltare il grande mutilato della guerra del 15/18 che incontrava spesso all’inizio di via dei Villini dove abitava”. Piccoli sprazzi di umanità che sfoceranno nella sua “Populorum Progressio” e gli daranno il diritto di presentarsi all’Onu come esperto in umanità, quella stessa umanità che dimostrò incontrando e dialogando a Ponte di Legno con i ragazzi del catechismo, nella colonia estiva della Caritas. Poi per don Tosi vennero gli anni del Seminario, quelli a cui si deve la seconda parte del “suo” Paolo VI.
“Quello che ho incontrato negli anni del mio servizio in Seminario non è più il mons. Montini che ebbi modo di conoscere a Ponte di Legno”. Parte con questa considerazione la seconda parte del “suo” Paolo VI di mons. Enrico Tosi. L’arciprete del Capitolo della Cattedrale, a dispetto dei suoi 95 anni, è pronto al viaggio a Roma per prendere parte alla canonizzazione di quello che, con pieno titolo, considera il “suo” Papa. In occasione del primo ricordo, quello relativo agli anni trascorsi in Alta Valle Camonica dove don Enrico, allora giovane curato, ebbe modo di incontrare più volte mons. Montini che saliva a Ponte di Legno per brevi periodi di vacanza, anticipò che c’era altra pagina che conservava nel suo personale libro dei ricordi. Si tratta di quelli che lo legano a Montini diventato papa, innamorato della Chiesa e dell’umanità. Sono i ricordi legati ai tanti incontri che mons. Tosi ebbe con Paolo VI più volte incontrato a Roma, accompagnando intere generazioni di giovani preti bresciani che, all’indomani dell’ordinazione, erano ricevuti in udienza dal Papa. “I suoi sprazzi di luce che hanno arricchiti i miei primi anni di sacerdozio – ricorda don Enrico – sono diventati, da Papa, fasci li luce che, in occasione di ogni incontro romano, mi inebriavano di gioia”. E per spiegare questa sensazione mons. Tosi prende a prestito le parole pronunciate dal card. Martini il 26 settembre del 1984 quando presiedette in Cattedrale a Brescia una celebrazione in suffragio di Paolo VI.
“Come pochi – sono le parole che il sacerdote prende a prestito dall’Arcivescovo di Milano – tu sei riuscito risvegliare nell’uomo di oggi il brivido del mistero e il senso della trascendenza, lo stupore per la singolarità di Cristo uomo-Dio, il sapore delle realtà sovraumane presenti nella umanissima vita della Chiesa”. E di Cristo parlava anche ai giovani sacerdoti bresciani che per tanti anni mons. Tosi ha accompagnato a Roma. “Dopo il suo sorriso di compiacimento per la nostra presenza – ricorda don Enrico – iniziava a parlarci di Cristo. La sua parola accalorata riusciva a scaldare i nostri cuori, mentre il suo volto sembrava trasfigurarsi. In più di un’occasione mi è sembrato di rivevere l’esperienza del Tabor”. Ancora oggi l’arciprete del Capitolo della Cattedrale si commuove a quei ricordi che testimoniano l’amore che Paolo VI ebbe per la sua Chiesa e che trova riscontro in tantissime pagine del suo episcopato. Ma è un ricordo personale, strettamente personale, quello con cui mons. Tosi chiude questa seconda parte del “suo” Paolo VI. “Nei confronti di papa Montini – afferma – conservo un debito di gratitudine, per un gesto che mi ha profondamente commosso”. Il suo ricordo va al 1978. Come tradizione mons. Tosi è sceso a Roma con i sacerdoti novelli di quell’anno. “Al termine dell’udienza – ricorda – noi sacerdoti bresciani siamo saliti sulla tribuna dell’aula Nervi per la foto di gruppo. Il Santo Padre era molto stanco e mi chiese di accompagnarlo sino alla sua automobile”. Appoggiandosi al suo braccio, Paolo VI percorse il breve tragitto chiedendo notizie di Brescia, del Seminario, di don Giovanni Antonioli. “Soprattutto – continua il sacerdote – mi chiese l’aiuto della preghiera perché sentiva prossimo il suo incontro con il Signore e viva era la consapevolezza delle tante responsabilità del Papa”. Mons. Tosi ha ancora negli occhi e nel cuore la benedizione che gli impartì il Papa. Due mesi dopo, il 6 agosto, Paolo VI raggiungeva la Casa del Padre.