Due Santi all’ombra di un castagno
La testimonianza di Domenico Iore, sull’incontro tra Montini e Roncalli ai Camaldoli di Gussago
“Il mio Paolo VI? Sostava in compagnia del card. Angelo Rocalli e di mons. Domenico Menna all’ombra di un grande castagno”. Parte da questa immagine il ricordo personale che del Papa bresciano ha Domenico Iore, da Chiari.
Da giovanissimo, come tanti altri della sua famiglia, ebbe modo di lavorare nella tenuta che il vescovo di Mantova aveva a Gussago, in località Camaldoli. Mons. Menna, originario di Chiari, “impegnava” molti concittadini nella conduzione dei possedimenti di famiglia, sia nel paese di origine che in quell’angolo di Franciacorta che si protende verso la Valtrompia. Il giovanissimo Domenico, partiva da Chiari il lunedì mattina e per tutta la settimana restava ai Camaldoli di Gussago che, con la nomina di mons. Menna a vescovo di Mantova nel 1929, divennero ben presto una “succursale” della Chiesa virgiliana. Il Vescovo arrivato da Brescia, infatti, vi aveva infatti trasferito la sede del Seminario Minore e altre opere diocesane di natura assistenziale, “le orfanelle”, come ricorda Domenico. E al fresco di questo angolo di Franciacorta si tennero anche importanti incontri ecclesiali. Ai Camaldoli salì più volte Giovan Battista Montini, legato a mons. Menna da una lunga amicizia iniziata negli anni in cui il futuro Papa stava compiendo gli studi verso il sacerdozio. Il rapporto di amicizia continuò, soprattutto in forma epistolare, nella stagione in cui Montini svolse il suo servizio alla Segreteria di Stato in Vaticano e, per finire, quando il futuro Paolo VI venne nominato arcivescovo di Milano. Proprio a questa stagione appartengono i ricordi a cui Iore ricorre per tratteggiare il “suo” Paolo VI. Orgogliosamente mostra ciò che ancora oggi conserva degli anni trascorsi ai Camaldoli: le fotografie con cui ricostruisce, come se fosse oggi, la vita che si svolgeva in quell’angolo di Franciacorta. Solo oggi, ricordando quella stagione, si rende conto, non senza emozione, di essere stato testimone di incontri tra santi. Negli anni in cui, lasciata la diocesi di Mantova, i Camaldoli divennero la sua residenza stabile, mons. Montini salì più volte a far visita all’amico (la conferma si trova anche in diverse pubblicazioni dedicate al rapporto) approfittando anche dei ritorni in famiglia in quelle poche pause che gli impegni milanesi gli concedevano. “Un giorno – ricorda Domenico Iore – salirono ai Camaldoli il patriarca di Venezia, Angelo Roncalli e l’arcivescovo di Milano, Giovan Battista Montini. Scelsero l’ombra del grande castagno della tenuta di mons. Menna come luogo per il loro incontro”. Iore non sa cosa si dissero in quel momento; quello che ricorda è la sensazione di tranquillità, di familiarità che segnava quell’incontro tra “vecchi amici”.
“Ancora oggi – continua – mi stupisce e mi commuove pensare che sotto quel castagno si sono trovati due vescovi che di lì a pochi anni sarebbero stati chiamati, uno appresso all’altro, al Soglio pontificio e, decenni dopo, sarebbero stati accomunati dalla santità...”. E con la memoria risale ancora agli anni dei Camaldoli, e al suo ricordo personale di quel monsignore che nel 1963 sarebbe diventato Paolo VI, “una persona, un sacerdote – conclude – che a differenza di quanto molti affermano, non era affatto distaccato, ma sempre molto attento e disponibile anche nei confronti di chi, come me, svolgeva il suo lavoro alle dipendenze di mons. Menna”