Don Giovanni Vignoni: il dono dell'ascolto
Don Giovanni Battista Vignoni, per tutti don Gianni, carico di anni e di meriti, si è spento serenamente presso la Fondazione Richiedei di Gussago, circondato dall’affetto di tanti. Come un “pater familias” ha chiuso gli occhi su questo mondo per aprirli in cielo dopo una lunga vita di ministero sacerdotale.
Sacerdote mite e buono, con un sorriso fraterno e uno stile dolce di accoglienza e disponibilità, ha vissuto con gioia e soddisfazione il suo sacerdozio pur non nascondendo ansie, interrogativi e preoccupazioni. Le sue parole erano semplici, ma profonde, capaci di confermare nella fede e cogliere segni di speranza nella storia di ogni giorno.
Il suo lungo ministero si snoda su tre esperienze: quello del giovane curato che ha speso il primo decennio della sua vita a Bovezzo prima e poi a San Francesco di Paola, successivamente quella di parroco per un ventennio a Cremezzano prima e, infine, per quasi un altro ventennio a Palazzolo sull’Oglio, nella parrocchia di San Paolo in San Rocco. Quando lasciò la parrocchia rimase a Palazzolo come collaboratore nel quartiere di San Giuseppe, fino a quando si rese necessario il ricovero a Gussago.
“Vengo a voi come parroco – disse al suo ingresso a San Paolo in San Rocco - come fratello senza pretese, come un amico che si mette con semplicità al vostro fianco per fare un po’ di strada insieme, per scoprire insieme il progetto di Dio”.
E Don Vignoni, pur avendo ricevuto una formazione preconciliare, ha sempre cercato di rendere vero quell’essere “insieme”, che è l’essenza della Chiesa, riscoperta dal Concilio. Per lui formare una comunità ecclesiale era il primo impegno pastorale: desiderava l’incontro sia coi confratelli che coi laici, sapeva ascoltare e mettersi accanto agli altri con umiltà e semplicità. Nel suo ministero ha partecipato a tanti incontri, ritiri spirituali, momenti formativi e sapeva mettere al centro di ogni incontro la Parola di Dio.
Ha sempre coltivato una attenzione particolare, accurata, minuziosa, quasi certosina per il decoro della chiesa, per le celebrazioni liturgiche, la celebrazione della messa, l’amministrazione dei sacramenti: i fiori, i paramenti, gli arredi, il canto, le letture, tutto era ben programmato, convinto che per la trasmissione della fede fosse importante il modello di una comunità cristiana riunita in preghiera, in una partecipazione viva e vissuta del mistero di Cristo. Diceva che “un’atmosfera accogliente e festosa faceva sentire ben accolto chi entrava”.
In lui era anche particolarmente spiccata la devozione mariana. Una devozione non legate a passeggeri sentimentalismi ma fondata sul vero amore filiale e sullo sforzo di imitare le virtù di Maria. Le festività in onore della Madre del Signore erano celebrate con solennità. Curava bene le serate itineranti del mese di maggio con la recita del rosario in molte famiglie. E promoveva pellegrinaggi ai santuari mariani di Lourdes, Fatima, Medugorje.
Don Vignoni, nato a Palazzolo, si è spento all’indomani della festa patronale di San Fedele, patrono della città sull’Oglio, e nel cimitero di Palazzolo è sepolto nella cappella dei sacerdoti, dopo funerali presieduti dal Vescovo mons. Pierantonio Tremolada nella chiesa di San Paolo in San Rocco che tanto amava.