Don Gianni Piovani, un prete del dopo Concilio
Nato a Seniga il 12.9.1944; della parrocchia di Milzano; ordinato a Brescia il 9.6.1973. Vicario cooperatore a Pompiano dal 1973 al 1981. Parroco a Faverzano dal 1981 al 1988. Parroco a Seniga dal 1988 al 2000. Parroco a Milzano dal 2000 al 2010. Presbitero collaboratore a Milzano e Pavone del Mella dal 2010 al 2019. Funerato e sepolto a Milzano il 3.10.2023.
Don Gianni Piovani aveva 79 anni di età quando a fine settembre ha lasciato questo mondo, inaspettatamente e improvvisamente, nella Casa di riposo di Isorella. Era nato a Regona di Seniga e aveva celebrato la sua prima messa a Milzano, proprio nel giugno di cinquant’anni fa. La notizia della sua morte ha suscitato incredulità e sconforto nelle comunità parrocchiali alle quali aveva dedicato buona parte del suo ministero pastorale.
Quella di don Gianni Piovani è stata una intera vita trascorsa al servizio della Chiesa, tutta nella lunga striscia della Bassa bresciana: a Pompiano come curato e poi a Faverzano, Seniga e Milzano come parroco. Infine dal 2010 al 2019 è stato presbitero collaboratore a Milzano e Pavone Mella.
In occasione della messa d’oro di don Piovani, il condiscepolo e noto biblista mons. Mauro Orsatti, sul bollettino parrocchiale di Pralboino e Milzano tracciò un affettuoso profilo di don Gianni evidenziando come tutte le stazioni pastorali del suo ministero sacerdotale testimoniano un elemento peculiare e costante della sua vita: “La passione per ragazzi e giovani, resa visibile nel cercarli, raccoglierli seguirli accompagnarli nel cammino della vita, con la calda amicizia, la premurosa vicinanza, l’amministrazione dei sacramenti, la continua catechesi e il doveroso tempo riservato al gioco e al divertimento. L’oratorio è sempre stato al vertice dei suoi pensieri e delle sue preoccupazioni, oratorio inteso come occasione di incontro tra le generazioni, di formazione cristiana e sana ricreazione”.
Nel suo articolo mons. Orsatti sottolinea che a don Gianni Piovani ben si addice quanto scrisse San Giovanni Bosco: questa cara gioventù che fu sempre tenero oggetto delle mie occupazioni, dei miei studi, del mio ministero sacerdotale.
E don Gianni ha sempre ammirato questo santo richiamandone gli insegnamenti e gli esempi.
La sollecitudine per i giovani non gli ha mai escluso l’attenzione alle altre persone di ogni età, prima di tutti gli ammalati e coloro che attraversavano momenti di sofferenza fisica o morale. Anche perché lui stesso aveva una diretta esperienza di sofferenza interiore, una “croce” causata da alti e bassi nella sua salute.
Un altro tratto della sua spiritualità è stata una sincera devozione alla Vergine Maria che pregava volentieri personalmente e coi fedeli.
Mons. Orsatti, che ben conosceva il condiscepolo scomparso nelle sue virtù e nei suoi limiti, ricorda pure che in alcune occasioni don Gianni dimostrava “cocciutaggine” o devozione al “sacro chiodo” come recita una sagace espressione popolare. Aspetto certamente perdonabile rispetto alla sua generosità e disponibilità nel dare e nel darsi ai fedeli affidati alla sua cura pastorale.
Con lui se ne è andato un prete del dopo Concilio, un pastore che voleva felicemente contagiare gli altri, nonostante la sua sofferenza, nell’amore a Cristo e alla sua Chiesa. Quel Cristo che lo chiamò al sacerdozio quando era un giovane di Milzano, una comunità che ha sempre amato e che ha guidato come parroco per dieci anni. E a Milzano è sepolto nella pace del cimitero immerso nella pianura bresciana.