Don Clemente Lazzarini: il ricordo
A Ponte di legno era nato 91 anni fa e a Ponte di Legno ora riposa in pace, nel piccolo cimitero, ordinato come un giardino, all’ombra della chiesa parrocchiale. Don Clemente Lazzarini si è spento il 7 febbraio e con lui se ne è andato un prete che ha sempre esercitato il suo ministero nell’Alta Val Camonica. Infatti dopo soli quattro anni di curato a Vezza d’Oglio, è stato parroco di Canè per 15 anni e poi per trent’anni a Grevo. Lascito l’incarico di parroco nel 2007 si ritirò nel paese natale di Ponte di Legno, aiutando in parrocchia secondo le necessità, sempre con quello stile umile e nascosto, silenzioso e riservato che ha caratterizzato tutta la sua vita. Viveva nella vecchia casa paterna, nell’antico centro del paese, e celebrava l’eucaristia dove indicavano i parroci che si sono succeduti, compresa la Casa di Riposo Carettoni. Frequentemente era nella parrocchiale, disponibile per le confessioni.
Don Clemente Lazzarini è stato un prete di una semplicità disarmante, molto umile e discreto, senza pretese di riconoscimenti e gratifiche. In Valle era molto conosciuto e stimato anche perché fratello di don Daniele Lazzarini, parroco di Santicolo, molto diverso da lui: tanto più don Clemente era silenzioso e timido, quanto più don Daniele era estroverso e loquace.
Nei trent’anni in cui è stato parroco a Grevo, dopo l’esperienza nella minuscola comunità di Canè, ha vissuto una vicinanza quotidiana e una profonda condivisione con la sua gente. Per certi aspetti si può affermare che don Lazzarini è stato il prete che ha marcato la fine della visione tridentina della parrocchia, visione che ha comportato la presenza capillare della Chiesa in tutte le famiglie proprio grazie alla persona del parroco, accolto sempre bene a prescindere dai suoi limiti.
Nel paese camuno di Grevo giunse nel 1978, subentrando a don Angelo Turetti, un pastore che amava lo studio e la lettura. Don Lazzarini a Grevo ha voluto anche il restauro della chiesa parrocchiale e si è preso cura della buona conservazione del nuovo Oratorio. In parrocchia allora c’erano ancora le Suore che reggevano la Scuola Materna, dove il parroco aveva un ruolo significativo sia dal punto di vista gestionale che educativo.
La vita sacerdotale di don Clemente Lazzarini richiama quella di tante figure di preti che si incontrano nel romanzo contemporaneo. Nell’opera di Luciano Radi, intitolata “Un grappolo di tonache” troviamo la storia di tanti preti dal fascismo alla fine del Novecento. “La testimonianza di un prete – scrive Radi – è silenzio, sacrificio, penitenza. Non rallegriamoci dunque se facciamo qualcosa che è ritenuto buono perché Dio giudica in modo diverso dagli uomini e spesso ciò che a questi piace, dispiace a Lui. Egli gioisce per la nostra buona volontà e non per il nostro conclamato successo”.
Don Clemente Lazzarini è stato un prete di buona volontà: ha onorato il suo ministero che certamente si è ispirato alla luminosa figura di don Giovanni Antonioli che a Ponte di Legno era il parroco dei fratelli Lazzarini. E in quel paese di villeggiatura ogni anno il giovane Clemente poteva incontrare mons. Giovanni Battista Montini, poi Paolo VI. Di lui don Lazzarini ebbe sempre grande ammirazione e venerazione.