Don Chiecca, una vita per i campesinos
Nativo di Rudiano, don Alessandro Chiecca si è spento all'età di 82 anni il 23 febbraio scorso a Santiago de Guayaquil, una città dell'Ecuador che si affaccia sull'Oceano Pacifico
Una vita con i poveri, con i campesinos, sulla Cordigliera delle Ande. E’ quella che ha vissuto il missionario salesiano don Alessandro Chiecca. Nativo di Rudiano, si è spento all’età di 82 anni il 23 febbraio a Santiago de Guayaquil, una città dell'Ecuador che si affaccia sull'Oceano Pacifico, dove il missionario si era ritirato per motivi di salute da un anno circa. Il funerale s'è tenuto nella parrocchia di Sant'Antonio di Simiatug, nella provincia di Bolivar, a circa 3000 metri di altitudine, dove don Sandro Chiecca ha trascorso quasi 40 anni della sua vita. E dove ha voluto essere seppellito. La messa è stata presieduta da monsignor Torres, vescovo di Guaranda, presenti tanti campesinos che hanno salutato con riconoscenza il salesiano bresciano.
Don Sandro è stato dal 1968 al 1969 direttore dell'oratorio salesiano di Sesto San Giovanni, per poi partire in missione in Bolivia. Durante il colpo di stato del generale Meza nel luglio del 1980 è stato imprigionato assieme ad altri confratelli. Liberato, la dittatura ne ha ordinato l'espulsione.Così don Sandro riparò in Ecuador, nella parrocchia di Simiatug, Una parrocchia che comprende 45 comunità Kichwa che vivono soprattutto di agricoltura, sparse su un terreno montuoso che va dai 2800 ai 4250 mt di altitudine. Ventimila abitanti in tutto.
“All’inizio visse momenti difficili” raccontano i suoi amici del gruppo missionario di Rudiano che spesso in questi anni sono andati ad aiutarlo, chi un mese, chi un anno, chi due anni. “Nei primi tempi non c’erano nemmeno le strade. Solo sentieri. Don Sandro raggiungeva i paesi a piedi. Solo più tardi è arrivato un piccolo carro. E poi le strade”.
Regnava una grande povertà, materiale e umana. “I paesi erano comandati dai meticci che trattavano gli indios, poveri e privi di educazione, come se fossero loro servi”. Quasi un dominio di casta. Aiutato all’inizio anche dall’Operazione Mato Grosso, che era già presente in zona, e con il sostegno prezioso degli amici bresciani, che inviavano container pieni di beni e attrezzi, don Sandro si è battuto senza mai arrendersi per gli ultimi della terra e per il cambiamento delle loro condizioni di vita. Che lentamente sono migliorate. Ha costruito scuole, chiese, oratori, sale della comunità, una falegnameria, formato elettricisti e operari. Ha contribuito a far nascere una associazione di campesinos, “perché insieme si possono risolvere i problemi”. Tornava in Italia ogni tanto. A trovare amici, parenti, e a cercar sostegno. A Rudiano don Sandro ha lasciato una sorella, altre due vivono in altre città lombarde.