Diciotti: profughi accolti dalla Diocesi
La diocesi accoglierà 6 profughi della nave Diciotti. Il vescovo Tremolada ha confermato alla Conferenza episcopale italiana la disponibilità della Chiesa bresciana
“Ho apprezzato molto la decisione della Cei di accogliere i profughi della nave Diciotti come mi ha fatto piacere che il Governo italiano abbia a sua volta accolto con favore questa disponibilità. Anche noi vogliamo dare il nostro contributo a sostegno di questa decisione dei Vescovi italiani. Come Vescovo, come responsabile di una Diocesi che volentieri, con me, ha manifestato questa disponibilità, mi premeva che arrivasse questo segnale. Naturalmente ci rimettiamo alle decisioni della Cei, al riguardo, ma sottolineiamo volentieri la nostra presenza, nei limiti del possibile”. Così il vescovo Pierantonio Tremolada confermando l’accoglienza, da parte della diocesi di Brescia, di 6 dei 100 profughi della nave Diciotti che la Conferenza epicopale italiana si è assunta l’impegno di accogliere. Altri quaranta partiranno nelle prossime ore alla volta di Albania e Irlanda, gli unici Paesi resisi disponibili alla collaborazione con l’Italia nella gestione della vicenda.
“Intendo attivare i contatti con le altre Diocesi lombarde - ha continuato il Vescovo - . Ho provato a contattare l’Arcivescovo di Milano Delpini e il vescovo di Bergamo, mons. Beschi. Immagino si possa procedere in maniera solidale fra diocesi. Mi premeva far giungere questo segnale il prima possibile. Credo, inoltre, sia molto importante coniugare l’accoglienza con l’integrazione. E’ doveroso, sin dal momento in cui verranno accolte queste persone, immaginare un progetto per loro. Ovviamente nel rispetto delle loro decisioni sul proprio futuro, se rimanere o meno. Ci sta a cuore la loro dignità. Non sono semplicemente soggetti che noi temporaneamente ospitiamo. Nella misura in cui la loro intenzione è di immaginare un futuro in Italia, noi siamo chiamati a contribuire, consapevoli di quello che una decisione del genere comporta, attivando le forze a disposizione”.
Mons. Tremolada si è detto felice dell’intervento della Conferenza episcopale italiana, dando così “la propria disponibilità per contribuire a sbloccare una situazione che era diventata insostenibile e oltre modo critica". Il Vescovo ha inoltre apprezzato "che questa collaborazione sia stata considerata utile e preziosa". E’ in tal senso che la guida della Chiesa bresciana ha deciso di fornire il proprio sostegno al progetto: “Se è la Cei a compiere questo passo - ha chiosato - significa che coinvolge tutti i vescovi italiani, tutte le diocesi italiane. Noi ci siamo”.
La Diocesi di Brescia è da sempre in prima fila nella gestione dell’accoglienza. Sono 198 i richiedenti asilo attualmente ospitati nel Bresciano dalla Diocesi in 27 diverse comunità. Ed è proprio in queste realtà, attraverso progetti di micro accoglienza, che verranno ospitate le persone sbarcate dalla Diciotti accolte dalla Chiesa bresciana. In questo caso, però, è tutto in divenire. Stando a quanto riportato dal vicedirettore della Caritas diocesana Marco Danesi, tutta la parte iniziale dell’accoglienza, a partire dallo screening sanitario, potrebbe essere effettuato a livello centrale: “Essendo un nuovo percorso di accoglienza (dal punto di vista burocratico, formale ed economico) e in attesa di riferimenti, dovremo, da un lato, costruire la nostra azione passo dopo passo, dall’altro lato, per quanto riguarda i contenuti dell’accompagnamento, invece, immagino saranno simili a quelli in essere: pensiamo ai corsi d’italiano, agli aspetti sanitari, legali che saranno all’interno di un percorso già avviato e strutturato”.
La macchina organizzativa si è già attivata per coordinare una serie di presidi che hanno le competenze necessarie per accogliere le persone che arriveranno, sebbene si attendano ancora direttive: “Siamo di fronte a modalità inedite di accoglienza, rispetto alla redistribuzione delle prefetture – ha sottolineato il Vicario per la pastorale dei laici, don Carlo Tartari - .E’ però importante cogliere la dimensione ecclesiale di questa accoglienza. Caritas e Ufficio per i migranti hanno già delle procedure, dei luoghi, dei presidi attivi. Il segnale che la Cei intende dare penso sottenda un di più: l’attivazione di una pluralità di soggetti che facciano riferimento alla Diocesi, suscitando altresì la disponibilità di quel vasto mondo delle associazioni o di altri enti che vorranno concorrere con noi nel mettere in atto un’accoglienza con tutti i crismi del caso, anche in riferimento alle questioni di tipo economico. E’ chiaro che la procedura attivata non beneficia dei 35 euro al giorno di cui tanto si parla. Evidentemente c’è un carico di impegno e attenzione che non faremo mancare. Le modalità concrete le stiamo valutando, in attesa di indicazioni dalla Cei come dallo Stato italiano”.