Dalla Pasqua il dono della vita nuova
"‘Sia santificato il Tuo nome’ è la preghiera incessante del battezzato: che la bellezza, la bontà, la santità di Dio possano riflettersi in noi, nella nostra vita quotidiana. Questo è il battesimo e questo è il frutto della Pasqua". Leggi gli auguri di Pasqua del vescovo Luciano
Pasqua e battesimo sono legati strettamente tra loro. Nel battesimo, infatti, l’esistenza dell’uomo viene innestata nel mistero di Cristo, cioè nel mistero della sua morte e risurrezione: “Per mezzo del battesimo… siamo stati sepolti insieme a lui [Cristo] nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova”. (Rom 6,4) Secondo San Paolo, dunque, il battesimo è anzitutto una “morte”. Perché? Che cosa c’è di così sbagliato in noi da dover essere “ucciso”? Si può rispondere: ciò che deve morire è una “vita per il mondo”, un tipo di vita dove l’obiettivo supremo è il successo mondano (ricchezza, potere, piacere). Non che ricchezza, potere e piacere siano cose sbagliate in sé; ma diventano sbagliate quando si offrono e vengono riconosciute come valori supremi che pretendono di definire e misurare il valore della vita. Quando questo accade, se devo scegliere tra onestà e ricchezza, scelgo la ricchezza; se devo scegliere tra il bene degli altri e la mia affermazione, scelgo la mia affermazione; se devo scegliere tra la fedeltà e il piacere, scelgo il piacere. Questo è il tipo di vita che il battesimo “uccide”, da cui vuole allontanarmi.
E come? Introducendomi in una forma di vita nuova, quella di Gesù; una forma di vita fondata sulla fiducia in Dio e costruita attraverso scelte quotidiane di sincerità e di amore. Allora il possesso di soldi o di cose viene percepito come fonte di responsabilità; il potere diventa forma di servizio per il bene di tutti; il piacere diventa il sottoprodotto di una vita autentica. Questa vita nuova si nutre anzitutto della parola di Dio, cresce attraverso il discernimento di ciò che è bene in ogni concreta situazione, tende alla comunione con Dio attraverso la comunione con gli altri. L’obiezione che si ripete sempre è che questa vita può anche apparire nobile, ma non è “umana”; l’uomo è fatto di carne e il suo desiderio di un’esistenza divina è pericoloso e condannato al fallimento. Eppure…
Eppure noi siamo figli di un impulso che attraverso un processo lungo e intricato di evoluzione, ha condotto al sorgere dell’autocoscienza, della libertà di decisione, dell’amore oblativo. In questo processo si possono riconoscere i lineamenti di una vocazione che ci attira verso l’alto. Non si tratta di “diventare divini” con le nostre deboli forze, ma di rispondere alla chiamata di Dio e diventare suoi collaboratori nella creazione di uno spazio umano di giustizia e di fraternità. Il battesimo è il nostro “sì” alla chiamata di Dio e nello stesso tempo è il dono dello Spirito di Dio che ci attira oltre i limiti del successo o del piacere immediato.
‘Carpe diem’ è l’espressione prima di una sapienza nel mondo: afferra l’attimo che stai vivendo e ricavane il massimo di soddisfazione. ‘Sia santificato il Tuo nome’ è la preghiera incessante del battezzato: che la bellezza, la bontà, la santità di Dio possano riflettersi in noi, nella nostra vita quotidiana. Questo è il battesimo e questo è il frutto della Pasqua.