Curare sempre meglio la celebrazione
L’invito alle comunità. Il vescovo Pierantonio ha iniziato con la zona della città e dell’hinterland gli incontri di dialogo sul territorio con i sacerdoti
Non può esistere la sinodalità senza il dialogo. Sono iniziati gli incontri sul territorio del Vescovo con i sacerdoti che durante il convegno del clero di settembre avevano consegnato al Vescovo alcune domande. Le istanze sono state riprese in una mattinata al Centro pastorale Paolo VI che ha visto protagonisti i presbiteri della zona pastorale della città e dell’hinterland (il territorio di competenza arriva fino a Bagnolo Mella). Questi momenti di confronto permettono al Vescovo di avere una maggiore conoscenza della vita delle parrocchie al di là dei momenti istituzionali (benedizioni, inaugurazioni....) che durante l’anno lo vedono girare in lungo e in largo la Diocesi. A partire dalla lettera pastorale “Nutriti dalle bellezza”, la domanda di fondo è comprendere come l’eucaristia, celebrata in modo degno e partecipata, possa davvero trasformare le nostre comunità. Durante il dibattito sono emersi alcuni spunti interessanti che meritano, senza dubbio, di essere approfonditi. Il Vescovo insiste molto sull’ars celebrandi cioè sulla necessità di curare la celebrazione eucaristica: “Il primo servizio da rendere a chi partecipa alla Messa domenicale e feriale è l’alta qualità del celebrare. L’arte del celebrare si esprime nella capacità di far parlare il rito, di farne emergere tutta la forza coinvolgente e tutta la carica di salvezza”.
Nelle sue sottolineature, mons. Tremolada evidenzia l’importanza di curare l’aspetto liturgico-musicale, valorizzando alcuni aspetti che rischiano, se non spiegati, di diventare una ripetizione stanca di un rito non sempre troppo comprensibile. Interessante la proposta di coltivare, magari con un ministero dedicato, il momento dell’accoglienza e del congedo, così come l’esperienza di alcune parrocchie di personalizzazione delle preghiere dei fedeli. Bella l’intuizione di accogliere, come avviene soprattutto in Sud America, i fedeli prima della celebrazione per scambiare quattro chiacchiere. Tutto questo non è facile, però, quando ancora oggi si fatica a rivedere il numero delle celebrazioni, quando troppo spesso i sacerdoti si ritrovano a districarsi in un numero indefinito di Messe. In alcuni casi sono giustificati dalla partecipazione, in altri sono solo un tentativo di ripetere programmi del passato. E per valorizzare la domenica come giorno del Signore cosa abbiamo in mente di preciso? Un giovane parroco della città ha lanciato una provocazione sulle Messe prefestive, spesso molto gettonate proprio perché “liberano” la domenica. Fino a che punto le nostre comunità sono davvero pronte a mettersi in gioco su questo? Fino a che punto sono pronte a coinvolgere i laici? Senza dimenticare che la secolarizzazione è entrata anche prepotentemente nelle nostre comunità. Purtroppo fanno notare alcuni sacerdoti (alcuni più di altri sono sconfortati anche dalla burocrazia) le nostre chiese si svuotano. E gli stessi praticanti diventano sempre più saltuari: “Come facciamo a rimotivare queste persone?”.