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Brescia
di MASSIMO VENTURELLI 18 mag 2020 07:18

Costruire reti e alleanze per l'estate

“Pensare da soli è pensare in piccolo”: don Giovanni Milesi invita le parrocchie e gli oratori, dopo le settimane dell’isolamento, a cercare relazioni sui territori per progettazioni condivise e capaci di rispondere ai bisogni

Chi non ha mai cantato “Azzurro”, la canzone in cui, nel 1968, Celentano parlava di giornate estive passate in oratorio, senza “neanche un prete per chiacchierar”? Con l’estate ormai alle porte e con un virus che, nonostante il lento calo della curva dei contagi, minaccia di restare ancora a lungo nelle nostre vite, dovremo rassegnarci agli scenari cantati dal Molleggiato? Che ne sarà di grest, campi scuola e di tutte le iniziative che nel corso degli anni hanno fatto di quella degli oratori una “grande estate”? La questione è aperta, e non interessa solo parrocchie, famiglie, curati, animatori, educatori, ma soprattutto i destinatari primi di ciò che da sempre gli oratori propongono una volta suonata la campanella di fine anno scolastico: bambini, ragazzi e adolescenti. Il tema dell’estate è sul tavolo di quelle istituzioni che in questi mesi sono state investite della gestione dell’emergenza coronavirus: Regione, Prefettura, Ats, Comuni.

Problema. Il problema, insomma, è particolarmente avvertito ed è oggetto, come giusto, di analisi e riflessioni. Sul territorio, intanto, non si resta con le mani in mano e in attesa di avere indicazioni precise da chi, in questo momento, sta affrontando la questione da un punto di vista istituzionale (con la consulenza di esperti), si stanno passando in rassegna diverse ipotesi. C’è chi, come avviene a Erbusco, con prudenza e realismo, ritiene che il grest così come è stato sempre vissuto sia per quest’anno da dimenticare, e che ci si possa mettere in gioco solo con la garanzia di tutte le condizioni per garantire la salute dei ragazzi e degli animatori. Altri, come è il caso degli oratori di Rezzato, hanno lavorato molto sulla formazione di animatori ed educatori e hanno cercato sinergie con i Comuni per gestore al meglio e soprattutto in modo condiviso, le eventuali attività estive. Dal territorio e dalle parrocchie, però, arriva anche la voce delle famiglie che chiedono di non rinunciare alla “grande estate”, anche se le sue modalità dovranno essere necessariamente diverse rispetto al passato. La grandezza, è questo il suggerimento che arriva, non è solo una questione di numeri, ma anche di qualità del servizio, di nuova capacità di progettazione, di aprirsi alla collaborazione, di superare l’idea che si possa bastare a se stessi. Si tratta di riflessioni importanti, sostanzialmente in linea anche con il pensiero di don Giovanni Milesi, coordinatore della pastorale diocesana per la crescita della persona.

Rete. “Prima di pensare a quali iniziative si possono mettere in campo per l’estate – afferma il sacerdote – è necessario che come parrocchie e oratori usciamo da quella sorta di isolamento che abbiamo vissuto nelle settimane del lockdown per fare comunione e cercare di costruire una rete con il territorio, perché il tema dell’estate può essere affrontato con successo solo tessendo relazioni con le altre realtà che abitano il territorio”. Don Milesi è infatti convinto che così come l’isolamento delle scorse settimane abbia consentito di rispondere al primo dei bisogni espressi dall’emergenza sanitaria, ossia il contenimento del virus, allo stesso modo sia oggi necessario mettersi insieme per leggere tutti i bisogni, “che non sono solo quelli dei bambini – continua – ma anche quello degli adolescenti, delle persone sole, quello spirituale”. Il camminare insieme, poi, sono ancora sue considerazioni, porta con sé anche il vantaggio di poter leggere le risorse, le cose belle, le persone, gli ambienti, le disponibilità che nelle settimane dell’emergenza si sono rese disponibili e che magari ancora lo sono per un progetto condiviso. “Insieme – afferma ancora don Milesi – è anche più facile rispondere con prontezza ai criteri e ai nuovi scenari che potrebbero verificarsi nelle settimane a venire”.

Opportunità. Una rete così come la immagina il sacerdote, potrebbe portare a una progettazione condivisa dell’estate. “Mai come quest’anno – afferma – abbiamo l’opportunità di concertare progetti, iniziative che altre realtà, magari con il Comune che fa un po’ da regia”. È solo in questo grado che, per don Milesi, può prendere avvio la progettazione per l’estate che ad oggi, però, consente soltanto l’indicazione di alcuni scenari. “Alcuni sono più semplici di altri – sono ancora considerazioni di don Giovanni Milesi –. Possiamo, per esempio, già immaginare qualche proposta per gli adolescenti e i giovani, rinviando il tema dei bambini a quando si avrà un quadro normativo un po’ più definito e chiaro”. Quello che stiamo vivendo per don Giovanni Milesi è comunque un tempo straordinario, “un tempo il cui il fare è sostituito dal pensare, dal portare avanti il cuore, dall’immaginare il futuro, azioni che, quando sarà il momento di rimettersi in moto, consentiranno di non improvvisare, di fare i conti con l’impossibilità di avere sempre e comunque tutto sotto controllo, che è una delle più grandi povertà con cui dobbiamo fare i conti”. Ma tutto questo, conclude don Milesi, “dà anche la possibilità di essere umili, semplici, flessibili. Fare tesoro di tutto questo consentirà alla nostra di essere comunque un’estate grande. Pensare da soli, invece, ci costringerebbe a pensare in piccolo”.

MASSIMO VENTURELLI 18 mag 2020 07:18