Don Diego Ruggeri: conoscenza e comprensione
Don Diego Ruggeri arriva a Castelfranco di Rogno dopo l’ultima esperienza vissuta a Lumezzane
Don Diego Ruggeri, originario di Adro, classe 1965, vivrà a breve la sua seconda esperienza come parroco, dopo un periodo trascorso nuovamente come vicario parrocchiale. Il Vescovo l’ha nominato infatti alla guida della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo a Castelfranco di Rogno, nell’alto Sebino, dove farà il suo ingresso nel primo pomeriggio di sabato 1° ottobre. Ordinato sacerdote nel 1992, don Ruggeri è stato vicario parrocchiale di Botticino Mattina dall’anno della sua ordinazione fino al 1997, anno in cui viene trasferito a Edolo, dove rimane fino al 2002. Dopo un solo anno trascorso nella parrocchia di Montirone, viene nominato parroco per la prima volta, a Mezzane di Calvisano, comunità che guiderà dal 2003 al 2017, collaborando anche, dal 2016, con le parrocchie di Calvisano e Malpaga. In seguito, la scelta di tornare vicario parrocchiale e l’invio a Lumezzane, dove opera dal 2017.
Ci racconta com’è nata la sua vocazione?
La mia non è stata certamente una vocazione folgorante, “alla San Paolo”, ma la naturale conseguenza di un’educazione ricevuta. Sin da piccolo, infatti ho sempre frequentato la S. Messa con i miei genitori, così come ho vissuto la parrocchia, partecipando al catechismo. A pensarci bene, non avevo nessuna intenzione iniziale di fare il seminario. Sono cresciuto in una sorta di ‘ambiente protetto’, frequentando regolarmente le scuole in paese e iscrivendomi poi, alle superiori, all’Istituto Pastori di Brescia. Terminata la quinta superiore, mi sono soffermato a pensare al mio futuro e, improvvisamente, ho compreso che volevo entrare in seminario. A settembre di quell’anno presi parte ad un primo incontro in seminario e, il mese successivo, iniziai il mio cammino verso il sacerdozio. Avevo quasi 27 anni quando, dopo sei anni di teologia e uno di propedeutica, fui ordinato sacerdote.
Cos’ha imparato dalle esperienze vissute durante questi anni di sacerdozio?
In questi 30 anni da sacerdote ho vissuto svariate esperienze. In ognuna delle parrocchie dove sono stato inviato mi sono sempre trovato bene, sia da vicario parrocchiale che da parroco. Non posso lamentarmi dei rapporti intercorsi con gli altri sacerdoti e con i parrocchiani, sempre buoni. Certamente ho compreso che, per poter camminare insieme e in buoni rapporti, è fondamentale conoscersi e comprendersi a vicenda nei propri punti di forza ma anche nelle naturali diversità e debolezze. Sento di non aver nulla da insegnare agli altri ma che da ogni nuova esperienza ci sia sempre da imparare.
Don Diego, quali sono le attenzioni che pensa di mettere nella sua pastorale da parroco?
Andrò a Castelfranco di Rogno con i naturali progetti di un sacerdote: l’attenzione alla gente, l’amore per il Signore e le Scritture, la vicinanza ai più deboli e bisognosi. Quando si inizia una nuova avventura, generalmente, si fanno tanti propositi, ma la vita stessa mi ha aiutato a comprendere che non sempre essi possono avverarsi. La mia intenzione è senza dubbio quella di conoscere i miei nuovi parrocchiani e legando con loro mi sarà certamente più chiaro il cammino da percorrere.
C’è un versetto o una frase di Vangelo o delle Sacre Scritture a cui è particolarmente legato?
La frase a cui sono particolarmente legato è la stessa che ho voluto inserire sull’immaginetta a ricordo della mia ordinazione sacerdotale e della prima S. Messa. Essa è una frase di san Bernardo che recita “Perché cercate tra parole morte il Verbo, se Egli, fattosi carne, si è reso visibile?!”. Una citazione profonda che mi ha sempre aiutato a comprendere come non ci sia bisogno di nulla nella nostra vita se accanto a noi c’è il Signore.
Cosa vorrebbe dire ai suoi nuovi parrocchiani?
Ai miei nuovi parrocchiani vorrei dire che attendo di conoscerli, ma che arriverò in parrocchia in punta di piedi, senza particolari progetti o programmi. Per fare quelli ci sarà tempo ed essi scaturiranno naturalmente dal lavoro condiviso e dalla collaborazione tra me e loro.