Comboniani: 150 anni di presenza
L’Istituto comboniano di viale Venezia ha festeggiato l’anniversario dei 150 anni
L’Istituto Comboniano, nato nel 1867, ha appena festeggiato 150 anni. Il carisma missionario di quest’ordine fondato dal bresciano San Daniele Comboni si è diffuso soprattutto in Africa. Tanti anche i martiri che i Comboniani hanno lasciato in terra africana, gli ultimi nel 2003, frate Godfrey Kiryowa e padre Mario Mantovani, nativo di Orzinuovi, che vennero uccisi dai guerriglieri in Uganda. A Comboni si deve anche la fondazione della Casa del Buon Pastore, a cui viene affidato il compito di gestire le vocazioni e l’aspetto economico dell’Istituto veronese. Tra Africa ed Europa, Comboni compie il suo ultimo viaggio nel luglio del 1880 e il 10 ottobre del 1881 muore a soli 50 anni. Finisce la sua vita ma non il suo istituto, che conta 34 fratelli alla sua scomparsa.
I Comboniani diventano una congregazione nel 1867. “Muoio ma la mia opera non morirà” queste le ultime parole del santo originario di Limone, che fece promettere ai suoi fratelli di continuare l’opera da lui avviata. “Poi tutti i missionari si sono riconosciuti come discendenti di Comboni, accomunati dalla promessa di portare avanti il piano per la rigenerazione dell’Africa – racconta padre Sandro Cadei, rovatese e superiore della casa bresciana, tornato dalla missione in Togo e Benin quattro anni fa – un’opera che nasce come ispirazione dello Spirito, non come un progetto personale del Comboni per farsi grande, ma secondo la volontà e il piano del Signore. Quindi muore l’uomo ma il piano non morirà mai”.
L’attualità. Tante le offerte, soprattutto per quanto riguarda l’informazione, in cui i Comboniani sono impegnati oggi. Attraverso “Nigrizia” e “Piccolo Missionario”, l’istituto si batte per la promozione della buona informazione sulle missioni africane. Tanta anche la parte di animazione missionaria per i più giovani con i giovedì della missione, presenti da ormai 2 anni e poi la parte di sostegno medico ai missionari che tornano in Italia per curarsi. “Abbiamo anche un servizio di accoglienza per i migranti – spiega padre Tullio Donati – in casa abbiamo circa 25 migranti che vengono dall’Africa, una prima accoglienza per inserirli nella società e aiutarli a trovare un lavoro”.