Claustrali. La scelta contemplativa non è una fuga
Domenica 21 novembre a Brescia, dalle 17 alle 18, la preghiera nel Monastero dell’Immacolata di via Arimanno
Tutti noi siamo debitori della preghiera incessante dei monaci e delle monache che in ogni angolo del mondo vivono in clausura. La Chiesa invita a pregare per loro e invita a riflettere sul loro valore. La scelta contemplativa non è fuga dalla realtà ma apre all’ingresso del Signore nella storia dell’uomo. Il 21 novembre, nella memoria della presentazione della Beata Vergine Maria al tempio, ricorre la Giornata Pro orantibus, o Giornata di preghiera per le Claustrali, istituita da Pio XII nel 1953. Qualche anno dopo la giornata fu fissata al 21 novembre, perché nell’offerta totale di Maria a Dio si riconosce l’ideale della vita consacrata e contemplativa. L’intenzione di papa Pio XII era di far conoscere a tutta la Chiesa la vita contemplativa, per pregare e sostenere economicamente i monasteri delle claustrali. Forse apparirà per lo meno strano che sia necessario far conoscere alla Chiesa uno dei carismi di cui Dio l’ha dotata per il bene di tutti… Nei monasteri dei diversi Ordini presenti nel mondo, “cuore orante” delle Diocesi, vivono “nascoste” circa 38mila monache. Una precisazione sul senso di questo “nascondimento”. Quando san Paolo dice “la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio”, parla della vita cristiana in generale e indica un’esistenza immersa in Lui per mezzo del battesimo e condotta nella quotidianità; un’esistenza nella quale Dio è il riferimento continuo della vita, del pensare, del sentire, del discernere e dell’agire. E non solo: una vita che irradia fuori di sè il proprio senso, la propria ragione ultima. Una vita che narra, annuncia, proclama, anche con la voce profonda del silenzio, l’amore fatto carne in Gesù di Nazaret, la sua pasqua di morte e di risurrezione. Si può capire allora quale sia il senso più vero del termine “vita nascosta” riferito alla vita contemplativa: essa semplicemente esplicita, in maniera totalizzante, la più profonda dimensione di appartenenza a Cristo alla quale ciascuno è chiamato, e resta lì, al cuore di ogni Diocesi, come memoria di ciò che riguarda tutti i battezzati. E vuol mettere ciascuno in movimento, inquietare il cuore di ciascuno e svegliarlo dal sonno, per affascinarlo di Vangelo… come il lievito nascosto nella pasta che la fa fermentare tutta. Ma come fare, concretamente, a lasciarsi “lievitare di Vangelo?”. Fidandosi della Parola che ci strappa al nostro sonno, fidandoci della storia che Dio sta facendo con noi, fidandoci del suo amore! C’è un oltre che ha il potere di strapparci a noi stessi, che ci invita a perdere noi stessi per amore, che ci fa sentire legati al destino di ogni uomo e che ci fa collaborare alla pienezza della sua felicità. Che è sempre e solo in Dio.