Cento voci per Francesco
“Cento voci per San Francesco”. Un impegno corale di due giornate, venerdì 6 e sabato 7 ottobre, per riflettere, con la voce del poverello d’Assisi, sulla “minorità” da lui abbracciata come stile di vita e sui bisogni del nostro territorio. “La Diocesi − dichiara il vicario episcopale per la vita consacrata, mons. Giovanni Palamini – ha sposato la proposta partita dall’Università Cattolica, riunendo l’Ufficio per le comunicazioni sociali con il nostro settimanale diocesano e tutte le Famiglie francescane (Ordine Francescano dei Frati Minori, Ordine Francescano dei Frati Minori Cappuccini, Ordine Francescano dei Frati Minori Conventuali, Ordine Francescano Secolare, Clarisse, Clarisse Cappuccine, Suore Francescane Elisabettine, Suore Francescane Missionarie, Missionarie Francescane di Maria Immacolata, Piccola Famiglia Francescana) che saranno presenti in modo attivo con le letture, le meditazioni e i canti per ridare voce a questo Francesco che ci dice molto anche per l’oggi”.
Le “Cento voci per Francesco” rappresentano la prima stazione di un triduo triennale che ci condurrà al 2026. “Il 3 ottobre – prosegue don Giovanni − celebreremo l’ottocentesimo anniversario della morte del Santo. Ci arriveremo con un percorso di approfondimento della sua vita, ma soprattutto della fede e della spiritualità che lo hanno contraddistinto. Oltre alla “nascita al Cielo”, ricorderemo altre ricorrenze importanti come la prima volta del presepio vivente che rappresenta al meglio la minorità con la scelta dei poveri, delle persone più semplici del popolo e l’impressione delle stimmate che stanno a significare il clou della sua santità sulla terra. È importante in un tempo come il nostro riscoprire il valore di una vita vissuta così e i valori che la sua vita esprime. Ricordiamo che Dante afferma che dopo Gesù Cristo, l’unico vero cristiano che ha ridato valore a quanto il Signore aveva detto e vissuto è San Francesco”.
La chiesa di San Francesco, posta nell’omonima piazzetta, è stata scelta come luogo simbolo per dare voce e ascoltare Francesco. “Credo che in città − spiega il guardiano del convento della chiesa, padre Alberto Tortelli – sia la chiesa che rappresenta pienamente la dimensione francescana per la sua storia, la bellezza, le opere d’arte che contiene e la spiritualità che chiunque entri in quel luogo subito respira e attinge. Un luogo legato intimamente alla città, il complesso venne costruito dopo che i frati si erano prodigati per la pacificazione della città che viveva di profondi conflitti. Il Comune per ricompensarli concede un pezzo di terra, aiuta a costruire il convento e la chiesa viene consacrata nel 1258, ma i frati in città erano già presenti, vivente Francesco, nella chiesa di San Giorgio. La loro opera continua per secoli fino all’interruzione patita sotto Napoleone. Il ritorno avviene nel 1928, si riprende possesso del convento, si restaura la chiesa e la nostra presenza prosegue come faro e richiamo di spiritualità”.
Sarà padre Fabio Scarsato, già direttore del Messaggero di Sant’Antonio, a tenere alle 20.30, in diretta anche sui canali social di Voce, la lectio “La minorità ci interpella”. “Ci siamo riferiti a lui − continua padre Tortelli – anche per la sua vicenda personale. Ora è parroco a Torino in un quartiere popolare. Un francescanista, molto esperto, con un’esperienza umana che parla di minorità, di vicinanza a chi ha bisogno, ai piccoli, ma anche alla realtà operaia. Ci parlerà della minorità, della regola di Francesco che più che dire ‘cosa’ i frati devono fare, sottolinea il ‘come’ devono vivere seguendo la semplicità, la gioia, l’umiltà e la piccolezza del Vangelo. Una regola che si adatta anche alle autorità chiamate ad accompagnare e a servire la città”.