Caritas: in prima linea 23mila giovani
Nell’ambito dei progetti di Servizio Civile promossi da Caritas, Davide, Giovanni e Michael hanno continuato a prestare il loro servizio alla Mensa Menni, per la distribuzione quotidiana dei pasti ad oltre 180 persone. A loro si aggiungono Daniele, Gabriele, Michele, Niccolò e Luca che hanno collaborato alla riapertura della base logistica alimentare “Ottavo Giorno"
A partire dal 16 aprile 2020, oltre 23mila giovani impegnati nei progetti di servizio civile sono tornati in servizio attivo in tutta la penisola. Molti progetti erano stati sospesi nelle prime fasi dell’emergenza Covid-19. Il riavvio è stato possibile grazie ad un piano straordinario concordato tra le rappresentanze degli enti di accoglienza e il Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile, piano improntato ai criteri di flessibilità e sicurezza.
Servizi. Nelle scorse settimane, grazie all’impegno degli enti di servizio civile e alla volontà dei giovani operatori, l’attività non si era comunque mai del tutto fermata: oltre 3.200 volontari hanno continuato a operare anche nei giorni più complicati. Tra questi, nell’ambito dei progetti di Servizio Civile promossi da Caritas Diocesana di Brescia, anche Davide, Giovanni e Michael, che hanno continuato a prestare il loro servizio alla Mensa Menni, per la distribuzione quotidiana dei pasti ad oltre 180 persone. A loro si aggiungono Daniele, Gabriele, Michele, Niccolò e Luca che hanno collaborato alla riapertura della base logistica alimentare “Ottavo Giorno”, rimasta temporaneamente chiusa nelle prime settimane di emergenza.
Ripresa. Dall’approvazione del piano straordinario, Caritas diocesana si è messa al lavoro per far rientrare in servizio gli altri giovani coinvolti nei quattro ambiti di intervento (disagio adulto, minori in disagio, oratori, disabili).
È così stata attivata una piattaforma di formazione a distanza, attraverso la quale sono stati ripresi contatti regolari con il gruppo; è stato organizzato un modulo di formazione sulla sicurezza e sulla prevenzione dei rischi sanitari; è stato avviato un monitoraggio sullo stato di salute dei giovani per verificarne le condizioni prima del rientro effettivo; ci si è confrontati con gli enti di accoglienza per verificare quali fossero in grado di reintegrare i giovani.
Strutture. Il 16 aprile scorso, così, tutti e 34 giovani hanno ripreso l’attività: 22 operanti in strutture residenziali (dai centri per disabili, alle comunità educative, alle comunità residenziali per donne sole o donne con minori) hanno ripreso le attività sul campo.
Altri quattro, impegnati in Cag e oratori, cercano di supportare da remoto i minori in difficoltà con la didattica online.
Altri otto giovani hanno accettato di rimodulare i loro progetti a causa della temporanea impossibilità degli enti di riaccoglierli: chi a supporto della Mensa Menni, chi all’Ottavo Giorno, chi presso alcune Caritas parrocchiali, chi ancora in progetti e attività che saranno sviluppati da remoto.