Brescia ricorda mons. Morstabilini
Domani alle 18 in cattedrale il vescovo Tremolada presiede la Santa Messa in occasione del 30° anniversario della morte del suo precedessore che guidò la Chiesa bresciana dal 1964 al 1983
Il Vescovo Pierantonio Tremolada presiederà domani, venerdì 26 luglio, alle 18 in Cattedrale una Santa Messa in occasione del 30° anniversario della morte del suo predecessore mons. Luigi Morstabilini, che guidò la Chiesa bresciana dal 1964 al 1983.
Alla celebrazione hanno assicurato la loro partecipazione diversi sacerdoti della diocesi e mons. Bruno Foresti, vescovo Emerito di Brescia, che 30 anni fa presiedette i funerali di Morstabilini, il pastore che ha accompagnato la Chiesa bresciana a comprendere, prima, e ad applicare, poi, le istanze di rinnovamento uscite dal Concilio Vaticano II.
Nato il 15 settembre del 1907 a Ripa di Gromo in alta Val Seriana, l’8 ottobre 1964 viene nominato vescovo di Brescia, dopo due anni trascorsi da vescovo alla guida della diocesi di Veroli Frosinone.
Da giovane vescovo visse il Concilio Vaticano II, partecipò ai suoi lavori, esprimendo il proprio pensiero con umiltà ma incisività, cogliendo e manifestando il suo desiderio di Chiesa aperta alla comunità.
È sulle ali di quell’entusiasmo che l’8 dicembre del 1964 iniziò il suo ministero a Brescia, una Chiesa importante, con le sue quasi 500 parrocchie e le tantissime realtà ecclesiali, la Chiesa che aveva dato i Natali a quel Paolo VI da poco più di un anno chiamato a reggere il timone della barca di Pietro che navigava, non senza difficoltà, nel mare del Concilio.
Le coordinate di Paolo VI divennero anche di mons. Morstabilini. Le linee guida del suo episcopato divennero quelle che stavano uscendo dall’esperienza conciliare.
Morstabilini fu un vescovo conciliare, aperto al nuovo. Lo si intuì sin dai suoi primi interventi. Gli stava a cuore quella che Papa Francesco mezzo secolo dopo battezzerà come “Chiesa in uscita”, una Chiesa aperta all’incontro con il mondo, capace di leggere con occhi nuovi ricchezze, difficoltà e criticità; una Chiesa in cui i laici avessero spazi e responsabilità nuove, una Chiesa capace di comprendere e di dare risposte a urgenze sino allora impensate: dalla crisi educativa a quella delle vocazioni, dall’attenzione ai mezzi di comunicazione e all’influenza che questi hanno nella formazione delle coscienze; dall’attenzione alla dimensione missionaria all’accompagnamento di chi, era costretto a lasciare le proprie comunità e a emigrare… Non mancavano, tra le sue preoccupazioni, quella per le novità che il Concilio ha aveva introdottosul piano della liturgia…
“La Voce del Popolo” seguì con attenzione questo nuovo corso, e negli anni divenne cassa di risonanza degli interventi del vescovo Morstabilini, anche quando gli orizzonti cominciavano a farsi più bui, con gli anni della contestazione, e guidare la Chiesa locale era una fonte di sofferenza, così come lo fu negli anni della strategia della tensione che culminarono nella strage di piazza della Loggia del 24 maggio 1978. In quel difficile contesto mons. Morstabilini era vicino al suo popolo operando per un futuro di pace e riconciliazione. Senza mai cedere alle mode o al facile populismo, scelse la via difficile del rimanere sul campo per capire quanto stava accadendo e, conseguentemente guidare, illuminare, tenere il gregge fedele a Cristo.
Sono ancora tanti i bresciani che ricordano la messa da lui celebrata in piazza Loggia per le vittime: fra i fischi e gli slogan la sua fu una voce di pacificante, ragionevole, umana.
Il 30 giugno 1968 indisse la Visita pastorale alla diocesi che lo impegnò per un decennio. Fu un’impresa titanica anche per lo “stile” nuovo che il Concilio richiedeva: non più, sottolineava lo stesso vescovo, visita di ispezione e controllo, ma un “incontro” costruttivo del pastore con il suo popolo, un incontro che non escludeva la revisione e la verifica partendo anche da carenze e mancanze, ma sempre teso a prospettare per il futuro una Chiesa credibile, rinnovata, che “segue e annuncia Cristo” all’uomo contemporaneo. Le parrocchie furono coinvolte tutte, visitate una per una. Ma furono valorizzati anche momenti “zonali”. Fu infatti con mons. Luigi Morstabilini
che la suddivisione in Vicarie fu rivista in 32 Zone pastorali. Per la prima volta furono coinvolti anche i neonati “organismi” di comunione a cominciare dai Consigli pastorali parrocchiali, i gruppi, i movimenti e le associazioni e le varie istituzioni. Non era una stagione facile: trovava resistenze da parte di alcuni sacerdoti a coinvolgere i laici. Ma trovava anche pericolose deviazioni. Il Vescovo ascoltava con mitezza e pazienza anche i contestatori. A volte il suo volto sbiancava o arrossiva rivelando un uomo di sentimento. Ma in lui prevalse sempre la calma, il desiderio di comprendere e capire, per scegliere al meglio e nella più assoluta fedeltà allo Spirito. E il frutto di questo ascolto, lo disse lui stesso, sono stati il Sinodo diocesano e le Lettere “Il cammino post-conciliare di una Chiesa locale”. Il Sinodo venne indetto il 4 ottobre 1978 e per un anno si lavorò attorno al tema centrale: “Per una Chiesa comunità che segue e annuncia Cristo”. Il comitato creato ad hoc lavorò assiduamente e tutte le parrocchie furono coinvolte nella preparazione. L’assemblea Sinodale si svolse al Centro pastorale Paolo VI dal 7 al 9 dicembre 1979, quasi un piccolo Concilio bresciano per la presenza di tutte le componenti ecclesiali. I lavori furono raccolti nel Libro del Sinodo che fu solennemente consegnato alle comunità parrocchiali nella solennità di Cristo Re del 1981. A segnare l’episcopato di mons. Morstabilini furono anche le sue lettere pastorali, cinque, tutte riunite il titolo “Il cammino post-conciliare di una Chiesa locale”. Egli stesso volle come sottotitolo “riflessioni suggerite dalla Visita Pastorale alla Chiesa bresciana”. Questi scritto sono, dunque, il frutto del paziente ascolto del Pastore, del suo discernimento, di quella “lettura dei segni dei tempi” che il Concilio aveva riscoperto.
Prima di lasciare la Diocesi ebbe la gioia di accogliere, il 26 settembre 1982, papa Giovanni Paolo II in visita a Brescia
Rileggere oggi tutto questo non è fare una semplice operazione di memoria; non è un atto dovuto per ricordare un Vescovo che ha guidato la Chiesa bresciana per quasi un ventennio. Consente invece di comprendere meglio e, forse, riscoprire, perché possa essere dissodato, un terreno fertile in cui la Chiesa bresciana è chiamata a vivere tante sfide dell’oggi e prepararsi ad affrontare quelle di domani.