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Brescia
di LUCIANO ZANARDINI 15 ago 2024 06:00

Battezzati e felici di esserlo

“Il Battesimo, dono e opportunità. Uno sguardo alla vita cristiana in occasione del Giubileo” è il titolo della lettera pastorale 2024-2025

Non sarà sfuggito ai più attenti che sempre più persone decidono, anche nel nostro territorio, di non far battezzare i bambini. Lo scorso anno a tal proposito avevamo pubblicato alcuni dati che fotografavano bene la situazione. Dal 2007 ad oggi assistiamo a una riduzione del 10% dei battezzati: se nel 2007 i battezzati sul territorio erano il 65%, oggi sono il 54%. Ci stupiamo del crollo dei matrimoni, ma non abbiamo ancora la percezione del calo dei battesimi. Eppure parlare del Battesimo “significa parlare di ciò che ci riguarda nel profondo” come afferma mons. Tremolada. Con il Battesimo inizia la vita spirituale che trova la sua pienezza nella Chiesa. Anche a partire da queste motivazioni il vescovo Pierantonio ha deciso di dedicare la lettera pastorale 2024-2025 al tema del battesimo come dono e opportunità, per cercare, come annota nel prologo, di far percepire il senso profondo del sacramento e il suo valore per l’oggi. E lo fa rispondendo ad alcune domande, perché “c’è un’esigenza di chiarezza e consapevolezza che accomuna tutti”. Nella copertina della Lettera è stato scelto il fonte battesimale del Battistero di San Giovanni a Firenze. Anche le immagini che accompagnano lo sviluppo dei sei capitoli riprendono i mosaici realizzati dai maestri della scuola bizantina e terminati dai grandi maestri toscani, tra i quali Cimabue, Coppo di Marcovaldo e Meliore.

Eccellenza, perché parlare oggi del Battesimo?

Oggi è necessario parlare del Battesimo perché tutto ciò che ha a che fare con la fede non è più scontato. Siamo invitati a ritornare all’essenziale. Sono convinto che il Battesimo sia un dono e una opportunità. La presa di distanza avvenuta con il Battesimo è piuttosto la condizione per contribuire attivamente alla redenzione del mondo, al suo riscatto, al suo risanamento. La santità è, dunque, insieme un dono e un compito che si riceve con il Battesimo e che si è chiamati a ratificare con l’intera esistenza. Ad ogni battezzato la Chiesa dice con affetto: “Diventa ciò che sei!”.

Che cosa cambia tra l’essere battezzati e il non esserlo?

Essere battezzati significa essere diventati cristiani. Questa definizione che per tanti anni in un contesto cattolico è stata data per scontata ha bisogno di essere rinfrescata. La parola “cristiano” deriva da Cristo. I cristiani sono coloro che credono in Cristo. Sono due le caratteristiche che emergono all’inizio della storia del cristianesimo: i cristiani sono coloro che non hanno paura della morte e sono quelli la cui forma di vita è nuova. Occorre fermarsi un attimo a riflettere su cosa intenda la Parola di Dio quando tratta della morte e della vita. Questo ci permetterà di parlare con maggiore consapevolezza della paura della morte, della sua natura e delle sue ragioni, e di giustificare la possibilità del suo superamento. Mi pare importante intuire che con il Battesimo si è capaci, per grazia di Dio, di affrontare il senso della morte e di dare alla vita una forma particolarmente originale. Il Battesimo è una scelta libera per una vita libera.

Perché dovrei essere felice di essere stato battezzato?

Il Battesimo oggi più che mai è una scelta, una scelta libera per una vita libera. Il Battesimo introduce a una forma di vita che ha caratteristiche particolari. La persona viene messa nella condizione di sentirsi libera nel momento in cui decide. Ci sono dei condizionamenti inaccettabili che provengono dall’esterno e ci sono dei condizionamenti, che provengono dall’interno, più difficili da riconoscere, ma che hanno bisogno di essere considerati. Il Battesimo ci rende liberi. A chi viene battezzato è data la possibilità di amare come lui e in lui. L’amore stesso di Cristo lo ispirerà, lo incoraggerà, lo purificherà, lo conforterà. Sentirsi amati da Dio in Cristo e riuscire ad amare i fratelli nel suo nome, riuscire a farlo nel percorso travagliato della vita di ogni giorno, sarà il vero motivo di gioia di ogni discepolo del Signore. Per questo non si potrà non essere felici del proprio Battesimo. La gioia contraddistingue l’evento cristiano, cioè l’apparire del Cristo nel cuore della storia.

In che senso il Battesimo ci rende figli di Dio?

Che cosa significa precisamente essere figli di Dio? Il nostro pensiero e la nostra stessa immaginazione faticano a dare a questa verità una sua consistenza. Certo non si potrà pensare di poter fornire una spiegazione, ma sarebbe opportuno sapere dove indirizzare il cuore. È importante riscoprire il significato di un’affermazione che può suonare un po’ distante da noi e dalla nostra vita. Il rapporto con Dio è sempre stato determinante per le varie civiltà. Studiando la storia, ci si accorge che la dimensione religiosa è stata forse la più debole. Ci si è fatti di Dio un’immagine molto discutibile. In alcuni casi siamo arrivati a negare l’esistenza di Dio. Il battesimo avvia un’esperienza di Dio che va nella linea del riconoscimento della sua paternità. Questa paternità è la condivisione del sentimento che Gesù condivideva nei confronti di suo Padre. È qualcosa di misterioso ma sicuramente anche di affascinante.

Cosa significa che il Battesimo toglie il peccato originale?

Abbiamo ascoltato più volte la frase che il Battesimo toglie il peccato originale. Non è facile spiegarlo in poche parole. Mi permetto di rimandare alla lettura del testo della Lettera pastorale. Mi preme far intuire, però, la serietà del peccato. La Parola di Dio parla al singolare del peccato. I peccati sono l’esito finale di un processo enigmatico dove la libertà dell’uomo risulta condizionata da qualcosa che non riesce a spiegare. Come dice San Paolo si vede il bene, si desidera farlo, ma non lo si fa, si vede il male, non si vorrebbe farlo, ma lo si fa. Da qui dobbiamo partire per comprendere il senso del peccato. L’apostolo delle genti è colui che più di tutti ha riflettuto sull’esperienza del peccato. Lo ha fatto proprio a partire dalla sua vicenda personale. La dimensione originale del peccato rimanda a una sorta di complicità che rinvia all’origine: il male che facciamo conferma qualcosa che ci accomuna. In questo senso parliamo di peccato originale. La grazia è la vera risposta a questa enigmatica propensione al male, perché la grazia è potenza di bene. Il Battesimo “toglie il peccato originale” nel senso che attiva nel segreto del cuore un’esperienza di grazia. Nella misura della nostra libera disponibilità, cioè della nostra fede, questa grazia interviene a contrastare il peccato. Siamo liberi, possiamo decidere di fare il male, siamo purtroppo anche inclini a farlo. Il peccato per i battezzati è ancora possibile. E tuttavia non è ineluttabile. Non avrà l’ultima parola. Si potrà contrastarlo e vincerlo, perché in verità il Cristo lo ha già vinto con la sua morte.

Con il Battesimo si entra a far parte della Chiesa: perché dovremmo considerarlo così importante?

Ognuno di noi si è fatto un’idea della Chiesa. La Chiesa è composta da persone straordinarie che nei secoli hanno dato una testimonianza meravigliosa di sé. La Chiesa è prima di tutto la comunione dei Santi, l’insieme delle persone che hanno dimostrato al mondo la bellezza del Vangelo con una vita dove la carità, la speranza, l’attenzione ai più deboli, il senso del sacrificio e il servizio ai più poveri è diventato stile di vita. È importante distinguere tra la Chiesa e gli uomini che appartengono alla Chiesa. Purtroppo nella storia si constatano delle ferite, dei comportamenti inaccettabili di persone che fanno parte della Chiesa. Come disse Gesù a Pietro (“su di te io edificherò la mia Chiesa”), dobbiamo riconoscere che c’è una dimensione della Chiesa che oltrepassa i confini del nostro comprendere, ci consentirà di riconoscere il valore del battesimo ricevuto.

Perché battezzare i bambini?

Il Battesimo dei bambini è una scelta dei genitori. L’unica ragione che può portare i genitori a chiedere il battesimo è la convinzione che si tratta di un dono e di una opportunità. Ciò che si riceve deve essere riconosciuto come prezioso. Ha una dimensione di grazia che oltrepassa quello che possiamo comprendere. Occorre compiere un atto di fiducia. Siamo di fronte a una realtà i cui effetti saranno positivi in diverse direzioni: nell’esperienza di Dio come Padre, nell’esperienza della liberazione dal male, nell’esperienza dell’appartenenza alla Chiesa come testimone della vita nuova dei risorti. Tutto questo diventa possibile anche nel momento in cui non se ne ha conoscenza. È la ragione per cui un genitore sceglie di offrire questa opportunità a suo figlio. Il Battesimo è come un seme gettato nel terreno, che fiorisce nel tempo e porta il suo frutto; è la via nuova che viene offerta alla vita e che la renderà piena e felice; è il tesoro che si riceve in dono, di cui si potrà sempre disporre; è la sorgente scaturita all’inizio a cui si potrà sempre attingere; è la luce gentile che si accende nell’intimo e che mai si spegnerà.

Come celebrare bene il Battesimo?

Il Battesimo non è semplicemente una bella celebrazione. Tutto ciò che si fa ha un suo valore. Nella lettera metto in luce gli elementi che costituiscono il rito del battesimo. Ci sono dei gesti e dei segni. Al centro c’è l’immersione nell’acqua. Il rito romano prevede che l’acqua venga versata. È un’immersione nel mistero santo di Dio, nell’amore che unisce il Figlio al Padre nello Spirito Santo. L’acqua, con tutta la sua valenza simbolica, rimanda qui alla vita di Dio che si riceve per la potenza del Cristo risorto nello Spirito Santo, e alla purificazione che questa porta con sé. Si diventa figli di Dio adottivi, partecipi della santa umanità di Gesù, del suo cuore, dei suoi pensieri, dei suoi desideri. Lui stesso accompagnerà colui che camminerà sulla strada per lui aperta nel Battesimo. Nella Lettera pastorale presento anche gli altri segni significativi: la veste bianca, il cero, l’unzione con il sacro crisma… Vorrei concludere con una esortazione, che rivolgo in particolare ai sacerdoti ma che estendo a tutti. Nel prossimo anno pastorale avremo la grazia di vivere il Giubileo che – come dice papa Francesco nella lettera scritta per questo evento – “potrà favorire molto la ricomposizione di un clima di speranza e di fiducia, come segno di una rinnovata rinascita di cui tutti sentiamo l’urgenza”. Questa rinascita è il dono che ci è stato offerto con il Battesimo e una opportunità sempre da riscoprire. Per questo avrei piacere che in questo anno pastorale si avesse nella nostra Diocesi la massima cura per la celebrazione del Battesimo dei bambini e che questa cura proseguisse poi anche negli anni successivi.

LUCIANO ZANARDINI 15 ago 2024 06:00