Avidità folle (1834)
Terribile e inquietante è la narrazione di questi crimini esposti a proposito di una sentenza capitale per omicidio. Si racconta di un padre i cui figli, ben 12, morirono tutti entro 60 giorni dalla nascita. Tali eventi capitavano, si afferma nel ‘sunto degli atti’, solamente quando la moglie, per qualche motivo, si assentava dal neonato, per andare da una vicina, per piccoli lavori esterni. Come si nota ‘In mezzo a questa serie, il frequente mutare di abitazione, disgiungendo di luogo e di osservazione i singoli casi, sviò lungamente il rimarco di connessità’: ovvero, i continui cambi di abitazione e di conseguenza delle persone frequentate, non permise a chi li conosceva, di insospettirsi sulla singolare coincidenza di queste numerose morti infantili. Tuttavia arriva il momento in cui, alla 12ª morte, qualcuno indaghi e così il padre, smascherato, confessa il proprio crimine, ma solamente quello. Gli estensori della sentenza si interrogano circa le motivazioni di questi atti nefandi, ma giungono alla conclusione che l’uomo era assolutamente sano di mente, ma spinto dall’avidità per non mantenere i figli e mandare la moglie a lavorare o allattare, una volta privata del proprio neonato. L’estensore della sentenza auspica che se ne possa ‘seppellire anco la memoria’: noi ricordiamo il fatto, ma pietosamente nascondiamo il nome.