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Brescia
di + PIERANTONIO TREMOLADA 14 apr 2022 12:35

Ascoltare la Parola di Dio tiene viva la speranza

Nell'omelia del vescovo Pierantonio Tremolada alla Messa crismale ritorna l'importanza di riscoprire e valorizzare il tesoro della Parola di Dio

Carissimi presbiteri e diaconi, fratelli nel Signore e ministri della sua santa Chiesa, sono felice di tornare a rivivere con voi questo momento tanto solenne e tanto caro a tutti. La nostra Cattedrale ci vede nuovamente riuniti a celebrare insieme l’Eucaristia con la consacrazione dei Santi Oli, che verranno poi distribuiti alle nostre comunità parrocchiali. L’esperienza drammatica e dolorosa della pandemia ci ha costretti in questi ultimi due anni a un’assenza forzata e ad una partecipazione a distanza. È per tutti noi motivo di profonda gioia convenire di nuovo qui – nel cuore della nostra diocesi – e rinnovare come ministri del Signore l’offerta della nostra vita per l’annuncio del Vangelo e per la santificazione della sua Chiesa. Il mio pensiero va in particolare a quanti di voi festeggiano un importante anniversario di ordinazione e si trasforma in affettuoso augurio e in sincero ringraziamento.

La nostra consacrazione – lo sappiamo – si innesta nella consacrazione di Gesù, il Cristo di Dio. Ce lo ha ricordato la Parola di Dio che abbiamo ascoltato. Gesù ricevette l’unzione dello Spirito santo quando al Giordano fu battezzato da Giovanni. Un’investitura regale che fu al contempo una missione profetica e sacerdotale. Le tre prospettive che nell’Antico Testamento sono distinte, in Cristo si fondono: la regalità, la profezia e il sacerdozio. Il Signore Gesù dà compimento a ognuna di esse e a tutte loro insieme. “Ho trovato Davide mio servo, con il mio santo olio l’ho consacrato” – dice il Salmo, che ci invita a sospingere lo sguardo in avanti verso il Messia di Dio. Il testo del Libro dell’Apocalisse proclamato nella seconda lettura di questa celebrazione parla del Cristo risorto come di colui che ha fatto di noi “un regno, sacerdoti per il nostro Dio”. Il Vangelo di Luca, infine, ci ha presentato Gesù che proclama compiuta la profezia di Isaia, una consacrazione le cui caratteristiche sono quelle della missione profetica. Egli è venuto per proclamare l’anno di grazia del Signore a favore dei poveri e gli oppressi. Il Cristo di Dio, che inaugura il suo regno tra gli uomini, è anche il sommo sacerdote della Nuova Alleanza e il profeta che annuncia la salvezza. Il popolo dei redenti, i battezzati nella morte e risurrezione del Cristo Signore, sono consacrati in lui. Essi sono a loro volta profeti, re e sacerdoti, come ci ricorda il Concilio Vaticano II. Sono chiamati ad una esistenza santa, che sia offerta gradita a Dio nel corso quotidiano dell’esistenza, testimonianza luminosa di carità nel servizio ai poveri, manifestazione potente della regalità divina, che converte i cuori e riscatta dal male.

Qui si innesta il nostro ministero, cari presbiteri e diaconi. Qui trova il suo scopo la nostra santa ordinazione. Essa attinge al carisma apostolico ed è totalmente a servizio della consacrazione battesimale del popolo di Dio. Dedicare la vita a rendere sempre più consapevoli i battezzati di questa meravigliosa dignità e darle piena espressione in una vita trasfigurata dall’amore è la nostra specifica vocazione.

È considerando questa specifica vocazione che vorrei oggi con voi soffermarmi su un aspetto che considero essenziale del nostro ministero apostolico, a cui ho voluto dedicare la lettera pastorale di quest’anno e quella del prossimo. Mi riferisco precisamente all’ascolto della Parola di Dio. Siamo stati chiamati ad essere le guide del popolo di Dio, non per merito ma per grazia: un compito che dobbiamo esercitare nell’umiltà della fede e nello slancio della carità. La drammatica esperienza di questi giorni, la guerra che è scoppiata non lontano da noi, ci dimostra una volta di più quanto facilmente la tentazione possa travolgere il cuore di chi è chiamato ad essere guida, inducendolo poi a giustificare anche l’uso insensato di una violenza devastante. Il segreto di un’autorità che ricerca il bene di tutti è la retta coscienza, illuminata dalla fede. Essa libera dalla ricerca di sé e da interessi di parte. A maggior ragione questo vale per chi è chiamato a vivere l’autorità nella Chiesa. Dobbiamo essere vigilanti. Siamo posti in alto non per sentirci superiori e tantomeno per ricercare privilegi o esercitare il dominio, ma per meglio vedere le necessità dei fratelli e per meglio servirli. Ai pastori della Chiesa è chiesto di essere anzitutto dei credenti, dei veri discepoli del Signore, uomini che ben conoscono la dimensione spirituale della vita. Mi preme appunto ricordare che tutto questo trova nell’ascolto della Parola di Dio una delle sue condizioni imprescindibili.

L’ascolto della Parola di Dio ci mantiene anzitutto immersi nella forza rigenerante del Vangelo, ci permette di accogliere ogni giorno la potenza della grazia di Dio. Lo Spirito santo ci attira con il fascino dell’amore misericordioso ogni volta che ci lasciano raggiungere dalla Parola proclamata e meditata. La familiarità con le Scritture ha un effetto rigenerante. Come la pioggia e la rugiada che discendono dal cielo, questa Parola è principio di vita: non rimane mai senza frutto. Una luce amabile viene ad incontrare il nostro vissuto, lo interpreta con verità e insieme lo plasma e lo nutre. Oggi più che mai, in un tempo caratterizzato dall’incertezza, abbiamo tutti bisogno di sicurezze che però non facciano torto alla nostra libertà. Occorre abitare le domande prima di offrire le risposte. Occorre affiancarsi agli uomini e donne del nostro tempo condividendo i loro desideri e le loro ansie, le loro speranze e le loro fatiche, come fratelli uniti dallo stesso destino. Nelle pagine delle sacre Scritture troviamo raccontato tutto il dramma dell’esistenza umana. Nulla vi rimane escluso. Il vissuto quotidiano e i grandi movimenti della storia vi si riflettono in tutta la loro concretezza, a volte in modo perfino eccessivo. Ma l’orizzonte ultimo è quello della grazia, della tenerezza di Dio, della sua volontà di bene, della sua amorevole paternità. La sacra Scrittura ci consegna così un linguaggio carico di vita, che non suona astratto e distante ma rimane ancorato all’esistenza, che legge e interpreta la realtà e ne svela il senso ultimo alla luce del mistero di Dio. Di questo c’è bisogno oggi: di una parola affidabile e profonda, incisiva e illuminante, che accetta la sfida della secolarizzazione e non la teme, perché nulla ha da difendere se non la gioia dell’umanità.

L’ascolto della Parola di Dio sta poi alla base dell’esperienza cristiana della comunità. È l’anima della nostra vita di Chiesa. La Parola ci attira verso il centro della nostra fede, che è l’amore salvifico del Cristo risorto. E come nel cerchio i punti del perimetro esterno più si avvicinano al centro e più riducono la reciproca distanza, così nella comunità cristiana: leggere insieme le sacre Scritture, in particolare le narrazioni dei Vangeli, consente di avvicinarsi anzi di immergersi nel cuore della rivelazione di Dio, nel suo centro vitale, e lì ritrovarsi intimamente uniti gli uni gli altri. L’assidua e condivisa meditazione delle pagine bibliche genera una straordinaria comunione tra le persone, fa maturare una confidenza discreta e affettuosa, permette una condivisione profonda dei sentimenti e dei desideri, favorisce la ricerca comune della verità, fa maturare una conoscenza condivisa del mistero di Cristo che vince ogni smarrimento e stringe tutti nell’abbraccio della carità. Davvero meditando insieme le pagine della Scrittura si diventa fratelli. Oltre a ciò, la Parola di Dio consente di accogliere con più chiara consapevolezza e con sincera gratitudine gli altri doni che la Chiesa ha ricevuto dal suo Signore: i Sacramenti che celebriamo e l’intera Liturgia, la testimonianza dei santi, la catechesi e la riflessione teologica, il magistero autorevole dei pastori. Il discernimento degli spiriti, con le scelte che ciascuno è chiamato a compiere, e la lettura dei segni dei tempi, di cui è ricca la storia, trovano nella frequentazione delle Scritture il loro terreno più fecondo. E la sinodalità, che è il modo proprio della Chiesa di camminare insieme e di giungere alle decisioni, non potrà essere né pensata né attuata senza un ascolto comune della Parola. Lo Spirito del Signore sta spingendo il popolo di Dio verso una maggiore coscienza della propria dignità e responsabilità; le comunità parrocchiali e le Unità Pastorali vedono sempre più protagonisti uomini e donne che generosamente assumono compiti ministeriali: anche per loro sarà essenziale condividere sempre più l’esperienza dell’incontro con il tesoro della Parola.

Infine, l’ascolto della Parola di Dio tiene viva la speranza del mondo. Gli sconvolgimenti in atto potrebbe indurre a pensare che il futuro si presenti semplicemente minaccioso e che non sia possibile offrire alla nuova generazione prospettive rassicuranti. In verità i nostri giovani attendono dalla generazione adulta una testimonianza che sia all’altezza del loro compito. La situazione attuale dell’umanità e del suo ambiente domanda un approccio estremamente serio e responsabile. C’è bisogno di pensiero e di coraggio, di passione e di lungimiranza, di un dialogo sapiente, saldamente fondato sui valori irrinunciabili della convivenza civile. La portata della sfida educativa è sotto gli occhi di tutti, come pure il segnale allarmante della riduzione delle nascite. La coscienza delle persone più sensibili invoca la coltivazione di una cultura all’altezza di se stessa, capace di dare piena espressione ai diversi ambiti del sapere, compreso quello dell’arte. Le grandi parole della vita domandano di essere scavate nel loro più profondo significato. Sono convinto che qui si innesta il contributo prezioso della Parola di Dio. Questa rivelazione ricevuta in dono dallo Spirito santo fa della Chiesa un’esperta in umanità e la trasforma in un interlocutore affidabile e autorevole. La familiarità con le Scritture permetterà alle generazioni dei credenti in Cristo, adulti e giovani, di promuovere un sapere umile e costruttivo, in grado di offrire al cammino culturale del nostro tempo un contributo prezioso.

Che diremo a questo punto – cari presbiteri e diaconi – del posto che l’ascolto della Parola occupa nella nostra vita di credenti e nel nostro ministero apostolico? Diremo che quanto sinora ricordato vale per noi in maniera del tutto singolare. Grazie alla Parola di Dio, che siamo chiamati a meditare con passione e con assiduità, ci manterremo costantemente immersi nella luce rigenerante della rivelazione di Dio, nella potenza del Vangelo, nella consolazione della grazia. Rimarremo così ancorati a ciò che è essenziale della nostra fede e del nostro ministero. La lettura frequente e condivisa delle pagine delle Scritture, in costante ascolto dello Spirito, ci farà poi crescere nello spirito di fraternità e nell’esperienza di comunione all’interno delle nostre comunità. Vivremo così, giorno dopo giorno, il grande comandamento della carità che il Signore ci ha lasciato. Infine, l’esperienza di grazia che è propria della Parola di Dio farà di noi dei testimoni di speranza a favore del mondo e in particolare delle nuove generazioni. La crescente familiarità con le Scritture darà pace al nostro cuore e gioia al nostro sguardo. Non permetterà che veniamo travolti dall’ansia e dal senso di smarrimento. Ci custodirà nel riposo di Dio, che è condizione per un agire fecondo.  

Una convinzione vorrei in particolare condividere con voi, cari presbiteri e diaconi. Ritengo sia giunto il tempo di dare all’ascolto della Parola di Dio una forma chiara e precisa. Sono convinto che il cammino attuale della Chiesa abbia assoluto bisogno di un approccio alle Scritture che diventi patrimonio dell’intero popolo di Dio. Affinché questo avvenga, è indispensabile che si acquisisca un metodo condiviso di lettura del testo biblico e che tale metodo sia reso familiare attraverso un costante esercizio e un paziente accompagnamento. A ciò mira la proposta contenuta nella lettera pastorale del prossimo anno. Dopo aver preso coscienza del tesoro della Parola di Dio, ci interrogheremo sulle vie che la Parola percorre per raggiungerci e sulle condizioni necessarie affinché essa produca il suo frutto. La domanda che mi sta a cuore è la seguente: come accostarsi alle pagine della sacra Scrittura per vivere l’esperienza di un’autentica lettura spirituale del testo bilico, una lettura cioè secondo Spirito del Signore, che consenta di accogliere il dono prezioso della Parola di Dio in esso contenuta? E ancora: come promuovere una formazione permanente del clero e degli operatori pastorali che faccia di questa lettura spirituale delle Scritture l’anima della nostra vita di Chiesa? Qualsiasi cosa il Signore ci riservi per il nostro futuro, credo che questo compito vada assunto con determinazione e passione, facendo nostra la sollecitazione dello Spirito. Non temerei di affermare che si tratta di una scelta di campo da compiere in obbedienza alle esigenze del nostro tempo, che domanda alla Chiesa una testimonianza concentrata su ciò che nella nostra fede è essenziale. Sono convinto che in questo ci sarà di grande aiuto l’Ufficio dell’Apostolato Biblico diocesano, ai cui responsabili va sin d’ora l’espressione sincera del mio ringraziamento.

“La tua parola, Signore, è lampada ai nostri passi e luce sulla nostra strada. La tua Parola è fuoco ardente che riscalda il cuore e lo colma di gratitudine. La tua Parola è sorgente di vita e ci preserva dal male. La tua Parola è l’abbraccio benedicente che ci stringe nella tua carità. Fa che ascoltiamo Signore la tua Parola”.

+ PIERANTONIO TREMOLADA 14 apr 2022 12:35