Ascoltare Dio e gli uomini
Questo è l'impegno che don Luca Signori, che sarà ordinato sacerdote in Cattedrale, si assume per la sua vita da presbitero. Il prete "novello" raccontato dai genitori e dalla sorella
Don Luca Signori, classe 1990, è entrato in Seminario nel 2011, dopo il diploma in ragioneria. Originario della parrocchia di Boario, dedicata a Santa Maria delle Nevi, anche detta comunemente chiesa “Madonna degli Alpini”, è una vocazione adulta. Il 9 giugno, dopo la propedeutica e i sei anni di teologia, sarà ordinato sacerdote. Il suo discernimento è maturato nell’ambito parrocchiale frequentando le varie attività pastorali. “Mi ha sempre affascinato e incuriosito – racconta – la figura del sacerdote. In lui vedevo e vedo colui che può portare la testimonianza e la bellezza di un incontro che sa riempire la vita. Il sacerdote è colui che porta Cristo, perché di lui ha fatto e fa esperienza”. Fondamentale anche il tessuto della famiglia “intrisa di valori cristiani. All’inizio forse mio padre non ha accolto troppo bene la mia decisione di entrare, ma poi, vista anche la maggiore età, i miei genitori si sono fatti molto vicino. Ho visto, ad esempio, il volto di mio padre cambiare, perché verificava giorno dopo giorno che questa mia scelta mi portava a essere felice. Dopo un primo tentennamento, entrambi i miei genitori hanno sempre cercato di spronarmi soprattutto nei momenti di difficoltà”.
La passione. Ama stare a contatto con la natura, la botanica, ama incontrare, stare e dialogare con la gente. “Ho sempre avuto una passione per la natura e per il giardinaggio. Mi attira il fatto di fare nuove esperienze che possono formarmi e crescere, nel leggere e capire una situazione. Non ho molta passione per gli sport, però mi piace stare molto con la gente e chiacchierare con loro; mi piace ascoltare, farmi vicino alle varie situazioni che ci sono anche all’interno di una comunità (una famiglia, un ammalato, un giovane…). Ci sono tante occasioni preziose per la vita del sacerdote”.
Il ruolo dei maestri. I maestri sono coloro che anche in maniera silenziosa lasciano delle tracce indelebili nel percorso di ciascuno. “Nel mio caso hanno avuto grande importanza le figure dei parroci che mi hanno accompagnato con discrezione e anche imponendo dei limiti che mi sono serviti. Penso anche ad alcune figure di Santi come San Francesco, San Benedetto e il Santo Curato d’Ars” che hanno fatto della spiritualità e dell’incontro quotidiano con il Signore la loro forza. Tra i parenti, don Signori annovera anche la beata Pierina Morosini (1931-1957). Cresciuta in un ambiente di alta vita spirituale incarnata nella famiglia, la beata Morosini ha seguito Cristo povero ed umile nella cura quotidiana dei numerosi fratelli. Avendo scoperto che “poteva farsi santa anche senza andare in convento”, si è aperta con amore alla vita parrocchiale, all’Azione Cattolica ed all’apostolato vocazionale. La preghiera personale, la partecipazione quotidiana alla Santa Messa e la direzione spirituale l’hanno portata a capire la volontà di Dio e le attese dei fratelli, a maturare la decisione di consacrarsi privatamente al Signore nel mondo. Per dieci anni ha vissuto le difficoltà e le gioie di lavoratrice in un cotonificio della zona, facendo i turni e spostandosi sempre a piedi. Le colleghe testimoniano la sua fedeltà al lavoro, la sua affabilità unita al riserbo, la stima che godeva come donna e come credente. Proprio nel tragitto verso casa si è consumato il suo martirio, estrema conseguenza della sua coerenza cristiana. I suoi passi però non si sono fermati, ma continuano a segnare un sentiero luminoso per quanti avvertono il fascino delle sfide evangeliche. I Santi e i beati sono “tutte figure che continuano a far sì che io mi possa continuare a fidare del Signore. È una fiducia che certamente costa ma che, una volta sperimentata, dà molto di più di quello che ci si aspetta”.
La testimonianza. In un tempo in cui l’uomo di oggi è spesso smarrito e senza riferimenti, “Dio può dire: ‘Fidati, abbandonati’. Ed è un po’ quello che ha detto a me. Se sono entrato in Seminario, è perché ho voluto ‘rischiare’ di entrare in questo abbraccio del Padre. Certo l’uomo di oggi si affida a Dio se vede dei testimoni in grado di portare l’uomo a Dio, cioè se vede dei sacerdoti veramente amanti del Signore, innamorati del Signore e della gente. È proprio vero che il sacerdote è colui che deve lasciarsi mangiare dalla gente. Dobbiamo saper ascoltare le persone dopo aver ascoltato la voce del Signore che parla. L’uomo incontra il Signore anche nel momento in cui incontra dei testimoni che hanno fatto l’esperienza di questo incontro che cambia davvero in profondità la vita”.
Il percorso. Da seminarista, ha prestato servizio (“sono stato accolto con tanto affetto”) nelle parrocchie di Flero, Sulzano, Roè Volciano, Prevalle. In terza teologia ha vissuto l’esperienza di prefetto nella comunità del seminario minore. Durante il tempo di formazione ha vissuto anche alcuni momenti formativi: l’esperienza del grest in Romania, il servizio al Cottolengo a Torino, il pellegrinaggio a Lourdes con il Cvs, così pure l’esperienza delle missioni popolari in Valgrigna. “Tutti gli anni di formazione hanno in sé un qualcosa che mi ha insegnato. Potrei parlare dell’esperienza forte in Romania con il grest estivo, lì dove ho potuto toccare con mano la semplicità dei bambini che hanno nel rapportarsi con gli educatori e tra di loro. È qualcosa di totalmente diverso da quello che avviene nei nostri oratori. Ricordo anche l’esperienza forte al Cottolengo a Torino dove ho visto da vicino la dimensione della sofferenza che viene affrontata e vissuta nella serenità”. L’assistenza e la cura degli ammalati fu la prima attività caritativa realizzata da San Giuseppe Cottolengo (1786-1842). Dal 1833 ad oggi la missione non è cambiata... I malati e i disabili che giungono all’Ospedale Cottolengo sono visti come un dono della Provvidenza. Cottolengo diceva. “Non siamo qua per guardare i letti, ma per custodire i poveri ammalati; ed è perfettamente inutile avere i primi se non li facciamo occupare dai secondi, più infermi e fiducia sempre fiducia”. “Ogni anno il Seminario, inoltre, ci manda a fare attività pastorale, chiamato in gergo tirocinio pastorale, e in tutte le parrocchie ho raccolto molti frutti”. Don Luca si è misurato, si è confrontato, con le tante fragilità che abitano nella nostra società. Non ha cercato di trovare delle risposte, ma si è semplicemente affidato al Padre, cercando di imitarne l’abbraccio amoroso che sa scaldare e rinfrancare i cuori. Ascolto e condivisione. A volte basta veramente poco per essere vicini a chi soffre o vive situazioni delicate.
Il riferimento del Vangelo. Il versetto di Matteo 16,24 (“Se vuoi venire dietro a me, rinnega te stesso, prendi la tua croce ogni giorno e poi seguimi”) lo accompagna fin dal suo ingresso in Seminario. “In questo versetto rivedo anche il mio modo di essere e di fare. Sono un carattere a volte un po’ forte, ma sono chiamato ogni giorno a rinnegare me stesso, con fatica ma con la consapevolezza che dietro questo rinnegamento c’è qualcosa di più grande: la gioia dello stare, dell’abbandono al Signore e con il Signore”.
L’amicizia che continua. Il prete è di Dio, è di tutti, è della comunità dove presterà il suo ministero e della comunità di origine come gli ha scritto l’amico Christian Caliendo. “Sono felice per te e ti faccio i miei gli auguri perché tu possa mantenere vivo l’entusiasmo che hai sempre mostrato nei confronti della tua famiglia, dei tuoi amici e della tua comunità e che questo possa essere da speranza e conforto per molti. Grazie del tuo essere disponibile ad ascoltarmi, comprendermi e consigliarmi…”. Il prete sarà sempre di Dio e di tutti.
Don Luca Signori è nato nel 1990, originario della parrocchia di S.Maria della Neve in Boario Terme nel comune di Darfo. Ha una sorella coniugata. È entrato in Seminario in propedeutica nel 2011 dopo aver conseguito in Valle Camonica la maturità di Ragioniere e perito commerciale amministrativo. Ha compiuto regolarmente gli studi teologici in Seminario fino al raggiungimento del Baccellierato nei mesi scorsi. È diacono da settembre 2017. Ha svolto il suo servizio a Flero, è stato prefetto nel Seminario minore, ha prestato servizio nelle parrocchie di Sulzano, Roè Volciano e l’anno del diaconato lo ha svolto presso le parrocchie di Prevalle S. Michele e S. Zenone.
Dicono di lui…
Il prete è l’uomo della gente
Il ritratto di don Luca Signori è affidato a chi lo conosce bene come i genitori e la sorella. “Nel 2003, ci dicevi l’intenzione di entrare in seminario per diventare sacerdote. Fin da piccolo abbiamo visto, la tua partecipazione, alla vita comunitaria come chierichetto, catechista, collaboratore ma spesso ti abbiamo consigliato di aspettare e vedere se quella che poteva essere una vocazione permaneva. Nel 2011, sei entrato nella famiglia del seminario. All’inizio non eravamo molto d’accordo ma di fronte alla tua decisione non potevamo opporci. Durante il tuo percorso, è sempre più emersa, la tua particolare convinzione circa la strada da te intrapresa e non abbiamo mai nascosto e non nascondiamo la nostra soddisfazione vedendoti convinto e gioioso. Siamo consapevoli, forse non fino in fondo, della bellezza e del grande dono che il Signore ci ha fatto. Siamo orgogliosi. Dobbiamo un ringraziamento particolare ai tuoi formatori, a don Enrico e alle tante persone che si sono fatte vicino. Vediamo in te, quello che tu ami spesso ricordare: il prete è l’uomo della gente, l’uomo delle relazioni, disposto ad accompagnare l’altro in questo tempo di pigrizia e assenza di valori. La missione che inizi, non è facile ma siamo convinti che è quella che il Signore ti ha preparato, messa nel tuo cuore. Ti auguriamo ogni bene, pregando per te affinché tu possa conservare quei valori che anche noi ti abbiamo insegnato”.
Mamma e papà
Un legame indissolubile, un legame che forse si modifica nel tempo ma che non viene mai meno. Questo e molto altro si evince dalla lettera di Sara, la sorella di don Luca. Sara con il marito Ivan, con la piccola Gaia e con l’altra piccola (in arrivo) Alice, è la seconda famiglia di don Luca. Sarà sicuramente un porto sicuro dove attraccare negli inevitabili momenti di difficoltà. Sarà sicuramente un luogo per staccare la spina dalla quotidianità e immergersi nella dimensione familiare.
“Il giorno tanto atteso della tua ordinazione sacerdotale che hai sempre desiderato fin da piccolo è arrivato. Un percorso lungo sette anni, ma un lasso di tempo che è volato velocemente. Ricordo quando da piccolo, andavi tutti i giorni in oratorio con la tua bicicletta ‘sempre spericolato’ e in chiesa a fare il chierichetto dove non mancavi mai. Caro Luca sei sempre stato un ragazzo estroverso, capace di stare in mezzo alla gente e un ‘testone’, tutto quello che volevi lo facevi. Abbiamo spesso litigato e, capiterà ancora ma, sappi che ti voglio bene e sono orgogliosa di te. Noi, ‘la tua seconda mamma’ come mi chiami sempre, Ivan, Gaia e tra non molto anche Alice, ti auguriamo una vita sacerdotale piena di felicità e di poterla continuare sempre con lo stesso entusiasmo di adesso. Un fraterno abbraccio”.
La sorella Sara