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Davanti alla parrocchiale di Ospitaletto il primo dialogo con i giovani bresciani
Il cammino del vescovo Tremolada, è stato sottolineato sin dall’ufficializzazione del percorso che avrebbe seguito nel giorno del suo ingresso a Brescia, non è soltanto un semplice passaggio da un paese all’altro. A questo primo viaggio tra le comunità bresciana si è voluto dare anche un risvolto tematico. Incontrando i giornalisti all’indomani dell’annuncio della sua nomina a Brescia, il nuovo vescovo aveva parlato di alcune priorità. Tra queste i giovani, che così hanno chiesto di potere avere un momento dedicato nel giorno dell’avvio del suo episcopato. Davanti alla parrocchiale di Ospitaletto il vescovo Tremolada ha dialogato con due giovani, Andrea Dotti di 18 anni e Sara Poli di 19, che a nome di tutta la realtà giovanile della diocesi gli hanno detto grazie, ma hanno anche espresso desideri e preoccupazioni: "Ciao Vescovo Pierantonio, prima di tante parole – ha affermato Andrea Dotti - noi giovani vogliamo dirti il nostro grazie. Grazie per il si che hai detto al Signore quando sei diventato prete prima, e vescovo poi.Grazie perchè hai detto si a Papa Francesco e ci hai detto si accettando di diventare nostro vescovo, nostro pastore, nostra guida. GRAZIE perchè oggi hai deciso di darci la parola, speriamo sia soltanto la prima di tante occasioni. Abbiamo bisogno di conferme, di risposte ma soprattutto abbiamo bisogno di essere provocati e incoraggiati. Vedere le persone più grandi di noi abbattute e deluse dalla vita non ci aiuta ad avere uno sguardo di speranza sul futuro: abbiamo bisogno di punti fermi su cui aggrapparci.Vogliamo bene ai nostri oratori e vogliamo bene alla Chiesa, abbiamo tante risorse tra le mani ma non siamo in grado di sfruttarle: come possiamo essere sale della terra? Come possiamo diventare luce nel mondo? La nostra realtà ci mette davanti a situazioni in cui essere cristiani significa necessariamente essere diversi, fuori del normale; molti dei nostri compagni di scuola o amici non solo hanno uno sguardo superficiale sulla fede ma nutrono molti pregiudizi e non capiscono la bellezza dello stare insieme, del mettersi al servizio della propria comunità, del trovare un momento per pregare e confrontarsi con i propri sacerdoti perchè non lo vivono o non lo conoscono: Abbiamo bisogno di una guida le cui parole possono essere validi insegnamenti in quella quotidianità dove è difficile essere testimoni di Cristo".
"Molti di noi – ha esordito, invece, Sara Poli - non sanno né chi è il vescovo, né tanto meno cosa faccia un vescovo; durante una recente intervista hai detto che “solo incontrandosi, guardandosi in volto e toccandosi con mano che possono nascere le relazioni vere, sconfiggendo la paura” per questo motivo vogliamo invitarti nei nostri oratori per conoscerti e farci conoscere, per ascoltarti e farci ascoltare: sono tante le cose che abbiamo da darti ma soprattutto tante le proposte affinchè la Chiesa possa sempre di più dialogare con questo mondo, che spesso non capiamo, cercando di guidarlo e cambiarlo dal di dentro. Ti chiediamo di avere fiducia in noi e di credere profondamente nell’oratorio e nei giovani. In un camposcuola abbiamo trovato queste parole:“Il senso dell'uomo e del mondo è nel silenzio che non è vuoto, ma la condizione per un lungo viaggio dentro il proprio esistere e la propria angoscia di esistere, avendo un senso e una coerenza. Il silenzio genera anche la parola che è però pensiero, è intuizione non spot, è colloquio con sé o con il mistero, non un quiz né un quizzone. […] Anche le preghiere sono troppo rumorose e troppo vocianti: penso a san Francesco che, alla Porziuncola, dice: Signore non so dire nulla se non ba ba ba. Il mio silenzio - a questo punto lo ammetto - è ancora più confuso perché non ho ancora trovato il mio interlocutore nel cielo. Forse è tempo di cercarlo nel silenzio e forse nel silenzio si sentono parole di "vita eterna". Vogliamo vivere e condividere con te, caro vescovo Pierantonio, un momento di silenzio: questa piazza che spesso sente il rumore delle auto e le chiacchiere della gente, per un minuto ascolta il silenzio di una comunità che è riunita in festa per pregare e per accogliere il suo pastore. Grazie vescovo Pierantonio, i giovani sono con te!!! Vogliamo regalarti questo libro bianco così potrai scrivere ciò che i giovani avranno da dirti.Sulla prima pagina troverai le nostre firme e l’invito a venirci a trovare qui, all’oratorio di Ospitaletto! Ci contiamo e la aspettiamo!".
Il Vescovo non si è sottratto a queste richieste e ha trovato il tempo, prima di partire per Castegnato, di dare loro alcune risposte:
"Vi ringrazio per questo momento che stiamo vivendo insieme. Il nome del vostro paese è tutto un programma: Ospitaletto. Ospitalità, credo possa diventare una di quelle parole che dobbiamo sempre portare con noi, un'ospitalità vera significa riconoscere l'aspetto del volto. Io credo molto nel valore dei volti perche il volto dice ciò che una persona è e per vivere una vera ospitalità reciproca, una vera accoglienza, noi dobbiamo guardarci in faccia. Dobbiamo avere il coraggio di incrociare gli sguardi. Quando non si guarda il volto di una persona difficilmente la si accoglierà nel proprio cuore. E allora, cari giovani che siete qui, e che mi avete fatto questo regalo di essere qui a salutarmi, a voi vorrei cominciare a dire questo. Credo che tutto quello che noi come Chiesa siamo chiamati a fare nel nome del Signore deve avere sempre la forma dell'incontro delle persone a partire dal loro volto. Dobbiamo essere servitori gli uni degli altri, capire ciò di cui gli altri hanno bisogno per sostenere ciò che loro stanno portando, per farci carico di quello che stanno vivendo. Questo lo capisci solo se incroci gli sguardi, sei hai una frequentazione seria della persona, se non ti risulta estranea. Il Vangelo è capace di creare queste relazioni vere, profonde, di cui c'è bisogno per dare speranza al futuro come ha detto Andrea. Sono convinto che i ragazzi, i giovani di oggi, chiedano a noi adulti dei segni di speranza per il futuro. Il futuro lo costruisci nel presente, non puoi semplicemente aspettarlo, lo prepari decidendo sin d'ora ciò che decidi di fare. Noi, comunità e generazione adulta, abbiamo il dovere di metterci in ascolto dei giovani per capire cosa sia bene fare per loro e con loro"