A confronto sulle sofferenze dei preti
Si chiude questa mattina in Cattedrale il Convegno dei clero, segnato dalla presentazione della lettera pastorale sulla santità e dal tema della sinodalità, ma anche da un dialogo con il vescovo Tremolada sulle fatiche che i sacerdoti incontrano nella loro missione
Si conclude questa mattina in Cattedrale (dopo le prime due giornate ospitate dall'Istituto Paolo VI di Concesio) con la Lectio Divina proposta da mons. Tremolada, un momento di preghiera e il tempo per la riconciliazione sacramentale, il convegno del Clero. Quello giunto alla sua ultima giornata è stato il primo convegno presieduto dal Vescovo a Brescia. Il tradizionale momento di avvio di anno pastorale è stata occasione per mons. Tremolada di confrontarsi con i suoi preti su temi di particolare importanza come quello della santità, affrontato martedì con la presentazione della lettera pastorale “Il bello del vivere. La santità dei volti e i volti della santità” e ieri con la condivisione dei contenuti della pubblicazione “L’arte del camminare insieme” dedicata alla sindodalità e al consigliare nella Chiesa. Dopo gli interventi del Vescovo è stato lasciato ampio spazio al dibattito e i sacerdoti bresciani non si sono lasciati sfuggire l’occasione per confrontarsi con mons. Tremolada soprattutto su questioni che oggi, dentro e fuori la Chiesa, creano più di una sofferenza.
Nelle prime due giornate del Convegno del clero sono emerse, dal dibattito, molte domande. Don Lorenzo Pedersoli ha sottolineato la solitudine dei preti davanti alle accuse di pedofilia cavalcate con enfasi dai mass media. E spesso queste accuse si dimostrano false. Forse, questa la richiesta, servirebbe una parola in più di conforto da parte dei Vescovi. “Quando ci troviamo davanti a situazioni problematiche e dolorose, non dobbiamo - ha risposto mons. Tremolada - entrare nel vortice delle polemiche. La questione della pedofilia è seria. Ma se uno fa veramente il prete, deve restare tranquillo. Non dobbiamo lasciarci impaurire dai mass media, perché abbiamo il Vangelo e l’eucaristia. Bisogna essere estremamente retti. Raccomando al presbiterio – questa l’esortazione del Vescovo – di essere integerrimo. Se qualcuno ha delle difficoltà, lo dica”.
Don Raffaele Donneschi, invece, ha presentato la fatica di una parrocchiana che si aspetta delle risposte per, citando Amoris Laetitia, le famiglie “ferite”. Su questo punto, Tremolada ha detto che “non possiamo attendere oltre. Dobbiamo collocarci dentro la prospettiva aperta dall’Amoris Laetitia; dobbiamo arrivarci con un discernimento accurato che si sta sviluppando attraverso il lavoro di una commissione”. Don Fabio Corazzina ha, invece, chiesto di favorire una maggiore qualità delle relazioni all’interno del presbiterio e un maggiore rapporto con la società civile. “Nella nostra diocesi – ha confermato il Vescovo – abbiamo delle questioni serie che vanno affrontate: la questione ambientale, l’investimento occupazionale nell’ambito degli armamenti, l’immigrazione, la disoccupazione dei giovani e dei cinquantenni, la denatalità. Queste cose non sono separate dalla santità; un’impostazione come questa permette di avere un’intelligenza interpretativa nei confronti del reale”.
Sempre don Corazzina ha sollevato il tema delle unità pastorali: come si fa a essere preti dentro il cambiamento? Per Tremolada il tema è di particolare importanza: “C’è una spiritualità delle comunità e c’è una spiritualità del presbiterio. Cosa vuol dire oggi essere preti in un contesto in cui non possiamo più garantire un parroco alle parrocchie sotto un certo numero di abitanti? Siamo in una fase di transizione con un numero non ridottissimo del clero ma tendenzialmente anziano”. Nel dibattito è emerso anche il bello di una Chiesa che offre l’esperienza dei fidei donum, ma anche la necessità di coltivare sempre un’attenzione per i poveri. Nel quadro del nuovo assetto della Curia, don Massimo Toninellil ha chiesto spiegazioni sul ruolo dei vicari zonali che rischiano di essere depotenziati, ma è stato rassicurato dal Vescovo: “Vedremo se questa figura si sta indebolendo. Intanto chiedo a loro di relazionarsi con i vicari territoriali e di presentare, se ci sono, anche le problematicità”.
Tra le tante questiono poste nel corso del convegno una è giunta anche dallo stesso vescovo Tremolada che ha chiesto ai suoi sacerdoti di pronunciarsi in merito alla forma che questo tradizionale momento di avvio di anno pastorale deve assumere per essere efficace occasione di crescita e di confronto per tutti i partecipanti.