1836: la pena di morte per Faustino
Il Tribunale scrive al vescovo in merito a tale Faustino, condannato alla pena di morte “da eseguirsi con la forca” in quanto “reo del delitto di omicidio”. Il condannato verrà portato nella “cappelletta delle carceri della piazza dove verrà custodito sino al giorno in cui verrà tradotto al luogo del supplizio, fuori di porta S. Giovanni nel luogo detto del Mercato”. Viene richiesta l’assistenza di un sacerdote in cura d’anime, perché il cappellano delle carceri non può per “malferma salute”. Vengono così designati altri due sacerdoti “per l’assistenza dell’infelice Faustino Bellati”. E noi pensiamo a Faustino, che possa aver superato l’angoscia di quel momento estremo. Non dimentichiamo che quanto avveniva qui due secoli fa, continua ad accadere senza pietà in molte parti del mondo.
[Regolamenti e istituzioni, busta 58, anno 1836]