Three Immaginary Boys: Pedrini e Carlo Poddighe
Lo zio rock nazionale, Omar Pedrini, pare rivivere una seconda giovinezza musicale, nonostante i problemi fisici causatigli dal suo “cuore ballerino”, che lo costringe a monitoraggi e visite costanti. Il 19 gennaio è la data in cui 43 anni fa ci lasciava Piero Ciampi, poeta autentico, cantautore di rango, “non grande artista ma artista vero!”. Per ricordarlo Giovedì 19 Gennaio è stato organizzato al Monamì live social space di Montichiari un tributo in suo onore intitolato "Three Immaginary Boys", con Omar Pedrini e il suo ormai storico chitarrista (e pianista) Carlo Poddighe.
Il Monamì nella stagione invernale può offrire uno spazio interno di piccole dimensioni ma molto suggestivo, è una piccola chiesa sconsacrata ora adibita a club, con un impianto luci-audio molto bello e le pareti tappezzate da immagini rigorosamente rock, da Jimi Hendrix a David Bowie. E’ la location ideale per concerti-reading come quello di Omar Pedrini, che ha diviso la serata in due momenti. Nel primo, con l’aiuto di Davide Apollo alla voce, Omar e Carlo hanno regalato una performance partendo da una selezione dei brani dei Timoria e di Omar Pedrini. Il secondo momento ha visto invece salire sul palco il poeta, scrittore, cantautore ed esegeta di Piero Ciampi Giovanni Peli, che ha offerto un reading delle poesie di Ciampi, con Omar e Carlo a disporre tappeti sonori per arricchire le letture di Giovanni. Il pubblico era seduto in terra, sulle poltrone, in piedi, a stretto contatto con i musicisti, separato da loro di pochi centimetri. Questo ha creato un clima magico che ha letteralmente inondato di energia Omar e i suoi partner. Ad aprire la serata la mitica “Viaggio senza vento”, interpretata con grinta e un’ottima vocalità da Davide Apolli, con il supporto di Omar e di Carlo, straordinario musicista che ha come sempre impressionato per la perizia e la qualità sonora. “Sangue impazzito” ha portato subito il climax della serata e livelli stratosferici, grazie anche alle pennellate con le quali Omar ha introdotto la canzone, con una precisione ed un trasporto tali da commuovere il pubblico. Terzo brano la cover di “Redemption song” di Bob Marley, inserita in scaletta per contestualizzare il terreno musicale e umano nel quale è cresciuto Omar Pedrini. La voce di Omar diventa protagonista nel brano portato a Sanremo nel 2004, “Lavoro inutile”, un pezzo intimista e riflessivo che manifesta la sensibilità del rocker bresciano. Il pubblico è carpito dalla magia della serata, che raggiunge livelli emozionali straordinari durante l’esecuzione di “Sole spento”, pezzo tra i top del repertorio dei Timoria (questo risale al 2001 da “El Topo grand hotel”, album del periodo post Renga). Fascinoso in questo brano il cameo dedicato a Ennio Morricone da parte di Carlo Poddighe, che solletica la domanda che Omar rivolge al pubblico, citando uno dei film più noti di Sergio Leone: “siamo il bello, il brutto, il cattivo, a voi il compito di incasellarci nei rispettivi ruoli!”. Omar è il grande cerimoniere, organizza il suono, gestisce il palco, saluta per nome gli amici tra il pubblico e introduce magnificamente il brano successivo, una canzone sull’amicizia che si intitola appunto “Freedom”, composta da Omar nel lontano 1992, dopo la serata conclusiva del tour di Luciano Ligabue cui i Timoria fecero da spalla. Una canzone scritta sulla spiaggia di Porto Recanati, c’erano i Timoria e la band di Ligabue, i Clandestino, e forse l’ispirazione venne suggerita a Omar direttamente dal Poeta… Per introdurre la canzone Omar cita l’amico enologo oggi scomparso Gino Veronelli, che raccomandava a Omar durante i viaggi in auto di “non perdere mai quel briciolo di follia che hai”.
Il brano si intitola “La follia” ed è un pezzo forse poco conosciuto ma di una bellezza adamantina, che spiega le grandi qualità che animano Omar nella scrittura di canzoni che, come nel caso di Piero Ciampi, possono tranquillamente vestire l’abito della poesia. “La follia è un forte costruito sopra un albero”, “E alla parata delle facce finte”, “La follia è l’ultimo tango prima di andare via”, sono solo alcune frasi di una canzone ad alta gradazione poetica che merita di essere rilanciata. Omar cede il testimone a Carlo Poddighe, grande conoscitore e amante di Piero Ciampi, che canta “Sporca estate”, canzone dolorosa che descrive come Piero Ciampi patisse l’assenza dalla sua vita dei due figli (avuti da due madri diverse), con frasi lancinanti che meritano di essere ricordate: “Figli, come mi mancate. Sporca estate. E tu che dici, che ho distrutto la tua vita. Capirai mai che il tuo dolore si è aggiunto al mio? Figli, vi porterei a cena sulle stelle ma non ci siete, ma non ci siete, ma non ci siete”. Dopo l’ultima canzone di Piero Ciampi, “Ha tutte le carte in regola”, sale sul palco Giovanni Peli, poeta e cantautore bresciano. Peli è visibilmente emozionato, ma di un’emozione buona, che gli regala quel pathos e quel trasporto che ben si addice ad un poeta e cantautore “maledetto” ma tremendamente vero come Piero Ciampi. Giovanni Peli declama alcune poesie di Ciampi tratte dal celebre libro “53 poesie”, che il poeta bresciano ha recentemente ripubblicato per la sua minimale ma elegantissima etichetta Lamantica.
Omar e Carlo sono magnifici nel supportare musicalmente le letture di Giovanni, che poesia dopo poesia prende sempre più confidenza con il ruolo di “interprete” di Piero Ciampi e regala momenti molto intensi. Le luci violette del locale avvolgono i protagonisti della serata mentre l’ultimo canto scende sul pubblico e Omar si traveste anche da sommelier, riempiendo i bicchieri dei colleghi naturalmente di vino rosso. Così introduce il brano che chiude un reading-concerto che è stato un’autentica gemma offerta da Omar Pedrini al suo amato - di un amore ricambiato - pubblico. Si tratta naturalmente di “Il vino”, ed è un momento di alta commozione con il canto che si fonde tra i musicisti e il pubblico, lasciando nei cuori di tutti spilli di affetto indelebile.