La barca di Paolo
Il 26 settembre a Castenedolo, per gli incontri dell’associazione “Aldo Moro Mino Martinazzoli”, la presentazione del libro di mons. Sapienza
È in programma il 26 settembre a Castenedolo, nell’ambito di “Castenedolo incontra…”, la serie di incontri organizzati dall’associazione “Aldo Moro Mino Martinazzoli”, la presentazione del libro su Paolo VI “La barca di Paolo” scritto da mons. Leonardo Sapienza, postulatore della causa di canonizzazione di papa Montini. “Negli anni del pontificato di Paolo VI la barca della Chiesa ha dovuto navigare contro vento e in un mare agitato da contrasti, contestazioni, opposizioni, inimicizie, persecuzioni. Paolo VI si è trovato contestato da minoranze, tra loro contrapposte: quella costituita dai progressisti ad oltranza, e quella dei tradizionalisti, da sempre suoi oppositori”. Egli ha tuttavia saputo reggere “con mano forte e sicura – e talvolta in solitudine – il timone della barca di Pietro, salvaguardando l’unità della Chiesa e ricompattandone avanguardie e retroguardie, e difendendo il depositum fidei” scrive l’autore, sacerdote rogazionista e reggente della Casa Pontificia, nell’introduzione del volume presentato il 19 maggio scorso in occasione dell’ufficializzazione della data del 14 ottobre per la canonizzazione di Paolo VI.
Il libro si apre e si chiude su due squarci risalenti al pontificato di Pio XII, che Giovan Battista Montini servì fedelmente per quasi un quarto di secolo in Segreteria di Stato. Il 3 gennaio 1955, alla vigilia della partenza per Milano, il nuovo arcivescovo ringrazia il Papa in una lettera autografa di tre pagine, mentre alla fine dello stesso anno risalgono brevi annotazioni del sostituto Angelo Dell’Acqua, “circa l’apparizione di Nostro Signore avuta” dal pontefice il 2 dicembre 1954, confermata dall’Osservatore Romano dell’11 dicembre 1955 e subito dopo dal Papa stesso al sostituto.
Decine sono i testi, appunto nuovi e antichi, che mons. Sapienza pubblica nel suo libro. Si tratta di documenti relativi all’episcopato milanese e soprattutto al pontificato di Paolo VI. Drammatici sono i documenti sul caso Lefebvre, ma soprattutto colpiscono gli autografi dei testi che il Papa scrisse il 2 maggio 1965 per il suo segretario di Stato e per il decano del collegio cardinalizio, “in caso di nostra malattia o di altro impedimento” che gli avesse reso impossibile “esercitare con sufficiente efficacia il nostro apostolico ufficio”. Quando scrive questi testi Montini è papa da meno di due anni. Poche settimane più tardi, il 30 giugno 1965, secondo anniversario della sua incoronazione, scriverà le celebri “Note per il nostro Testamento”, completato da brevi aggiunte nel 1972 e 1973. “Coscienti della nostra responsabilità dinanzi a Dio, e pieno il cuore della riverenza e della carità, che ci uniscono alla santa Chiesa cattolica, né immemori della missione evangelica nostra verso il mondo” si legge nel cuore del testo. Scritto che il suo attuale successore definisce “una umile e profetica testimonianza di amore a Cristo e alla sua Chiesa”, sottolineando che il pontefice “non si sottrae alle sue responsabilità”, ma concludendo che “dobbiamo ringraziare Dio, il solo che guida e salva la Chiesa, per aver permesso a Paolo VI di continuare fino all’ultimo giorno di vita, a essere padre, pastore, maestro, fratello e amico”. Con una dichiarazione che conferma l’ammirazione di Bergoglio per il suo predecessore del quale proclamerà tra poche settimane la santità.
Padre Sapienza al riguardo scrive: “Paolo VI ha amato profondamente la Chiesa. Si sentiva lacerato, tentato, debole, incerto. Per questo, aveva preparato in tempi non sospetti le sue dimissioni, in caso di malattia invalidante. E, tuttavia, ha voluto restare fino alla fine al timone della Chiesa, convinto che ‘la Chiesa è di Cristo… è lui stesso ad amarla… è lui che opera, è lui che svolge la sua economia, il suo piano…”; la barca non era la sua, ma di Cristo, e “sia chiaro che egli, non altri, la guida e la salva”. “Il cammino della Chiesa, di ogni comunità cristiana, di ciascuno di noi – conclude Sapienza –, conosce e conoscerà contrarietà, ore di paura, sofferenze e fatiche. Ma Paolo VI ci incoraggia a non avere paura”. Ad incoraggiare padre Sapienza alla pubblicazione di questi inediti è stato lo stesso papa Francesco.