Fernando de Haro: incontro con Don Giussani
In libreria da oggi, per Àncora Editrice, una storia rivissuta dall’autore Fernando de Haro sulla base del suo incontro con il fondatore di Comunione e Liberazione: “Perché sono un uomo – scene dalla vita di don Giussani”. “Non volevo che il lettore leggesse una descrizione della vita di Giussani, ma che potesse vivere con lui, conoscere le sue reazioni alle sfide che ha affrontato”. Con queste parole Fernando de Haro, giornalista spagnolo, ci introduce alla lettura del suo ultimo libro. Pur nel grande rispetto dei fatti accaduti, il libro non si configura come una cronistoria della vita di Giussani, quanto come una successione di quadri o scene che danno al lettore l’impressione di vivere ogni situazione “in diretta”, grazie al ricorso a dialoghi e conversazioni invece che a dati o ricostruzioni asettiche.
Le prime pagine sono ambientate nel maggio 1998, quando Giussani ha 76 anni, nei giorni immediatamente precedenti la Veglia di Pentecoste in piazza San Pietro dove Giovanni Paolo II incontra e benedice i movimenti ecclesiali e le nuove comunità. De Haro sceglie il contenuto centrale dell’intervento di Giussani (“il vero protagonista della storia è il mendicante: Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo”), perché vi riconosce la sintesi e la testimonianza della sua intera vita.
Il libro di de Haro si dipana lungo i fatti più salienti della vita del sacerdote brianzolo: il ’68 e il giudizio sull’impatto che esso avrà nella vita del Movimento, la simpatia per la figura di Pasolini, l’incontro con Giovanni Testori, il discorso all’assemblea della Democrazia cristiana ad Assago e molti altri. Nello stesso tempo, entrare nella storia di don Giussani è anche aprire un punto di osservazione privilegiato e originale della società italiana e di quanto va emergendo nella seconda metà del ‘900. De Haro si sofferma anche su aspetti più personali. Come la malattia. “Sul finire del 1992, l’insonnia e l’insorgere del Parkinson lo attanagliano. Il dolore e la fatica prendono il sopravvento. Sdraiato a letto, si lamenta: — Non ne posso più, è troppo! — esclama, e un istante dopo si corregge—: No, no, è giusto, va bene così”.
La sua lotta finale fra un’indole mai tranquilla e l’obbedienza al Mistero è seguita con attenzione dall’autore fino alle tre e dieci del mattino del 22 febbraio 2005, quando don Luigi Giussani muore nella sua stanza all’Istituto Sacro Cuore di Milano.