Arte: antidoto alla pandemia
Nelle creazioni di tanti artisti il ritratto dell’alienazione e del senso di smarrimento dell’uomo moderno
Ci sono diverse opere d’arte che possono richiamare la situazione che ormai da un anno stiamo vivendo: dalle piazze vuote e silenti di De Chirico, agli affascinanti quanto malinconici notturni di Hopper, che attraverso la semplice quotidianità ha saputo dipingere il ritratto dell’alienazione e del senso di smarrimento dell’uomo moderno.
Una delle più emblematiche, da questo punto di vista, è Il “Viandante sul mare di nebbia”, dipinto nel 1818 dal pittore tedesco romantico Caspar David Friedrich, artista dallo stile introspettivo, capace di immortalare l’uomo nella sua solitudine e nel suo isolamento, pronto però ad accettare senza timore il faccia a faccia con la natura e la realtà. Friedrich sosteneva un’importante verità: “L’arte non è rappresentare fedelmente la natura, ma le emozioni che suscita nell’uomo”. I suoi paesaggi, mistici e inquietanti, ne sono un esempio.
“In tempi bui, l’arte è un legame per l’anima”: è quanto sostiene Emilio Isgrò, che ha donato a Brescia la sua “Incancellabile Vittoria”, installazione realizzata per la stazione Fs della metropolitana, una delle porte di ingresso della città e nuovo simbolo di accoglienza per chi parte e arriva, dall’intrinseco e beneaugurante significato.
Generare arte è da sempre una necessità per l’uomo, basta pensare alla Preistoria, alle splendide pitture delle grotte di Lascaux, o per rimanere sul territorio, alle incisioni rupestri in Valcamonica; manifestazioni artistiche propiziatorie in controtendenza, se messe a confronto con la realtà odierna, in cui l’arte viene considerata come “agnello” sacrificabile, a causa della crisi economica che ha colpito tutti settori.
Eppure, esiste un trait d’union tra quel mondo così lontano e il presente: quelle pitture, realizzate su pareti, erano fruibili da tutti, un po’ come la street art che sta pian piano silenziosamente invadendo i muri delle nostre città.
Una nuova forma d’arte visibile da chiunque, democratica e gratuita, che dal centro, giunge alle periferie, per rivitalizzare quartieri dimenticati e poco conosciuti dalla collettività; un efficace strumento di comunicazione, attento all’attualità, e che offre la possibilità di arrivare in modo diretto ad un pubblico universale.
È questa la finalità delle opere di maestri quali Banksy, Obey, o Harry Greb, il cui recente murales apparso in tempo di Pasqua nelle vicinanze del ministero della salute a Roma, raffigurante una colomba che porta i vaccini, non può che essere un afflato di speranza di passaggio a vita nuova.