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Brescia
di ROMANO GUATTA CALDINI 08 giu 2018 09:51

Welfare e partecipazione

Nella sala parrocchiale di S.Angela Merici le proposte di Del Bono (centrosinistra), Maione (centrodestra) e Ghidini (M5S), la quinta e ultima intervista pubblica del ciclo di incontri organizzato da “Voce”, in vista del voto amministrativo di domenica 10 giugno (urne aperte dalle 7 alle 23)

Quali proposte in tema di welfare e servizi sociali? La quinta e ultima intervista pubblica del ciclo di incontri organizzato da “Voce”, in vista del voto amministrativo di domenica 10 giugno (urne aperte dalle 7 alle 23), ha visto intervenire nella sala parrocchiale di S. Angela Merici a San Polo il sindaco Emilio Del Bono (centrosinistra), Giorgio Maione (centrodestra) in rappresentanza di Paola Vilardi e Guido Ghidini (M5S).

In una città che invecchia e che è destinata a invecchiare quali sono le politiche attive che si possono mettere in campo per la popolazione anziana?

Maione. Ci sono anziani autosufficienti e non: bisogna mettere in atto due politiche differenti. Aggregazione, educazione ai sani stili di vita e volontariato sono le tematiche che caratterizzeranno gli interventi dedicati agli anziani autosufficienti. È necessario recuperare un rapporto più stretto con l’Azienda sanitaria. Sull’altro frangente è necessario potenziare il servizio di assistenza domiciliare con strumenti come il telesoccorso, integrando anche gli anziani non autosufficienti nei progetti aggregativi e di volontariato, collaborando in filiera con le Rsa e le strutture intermedie come le case famiglia.

Ghidini. Concordo con Maione sulla differenziazione degli interventi.Per quanto è possibile gli anziani vanno assistiti fra le mura di casa. dove si sentono protetti, a loro agio. Spesso, purtroppo, gli anziani sono sottoposti a truffe e raggiri. Il telesoccorso può essere usato anche in questo senso, oltre che in caso di malessere. Sarebbe utile pensare a un telesoccorso collegato con l’università così che possa essere messa in atto una “medicina telematica”. Pensiamo, poi, all’assistenza domiciliare realizzata attraverso i “condomini solidali” o a misure come il “portierato sociale fisso”.

Del Bono. Abbiamo 19 centri aggregativi per anziani, le attività sportive nei parchi, senza dimenticare l’offerta culturale sostenuta dai contributi del Comune. Ci siamo orientati, inoltre, verso gli investimenti dedicati alla mobilità degli anziani: l’abbattimento delle barriere architettoniche, la messa in sicurezza degli attraversamenti, la ciclopedonalità. Per le maggiori fragilità sono stati messi in campo servizi ad hoc. C’è un ottimo servizio di assistenza domiciliare: pensiamo ai pasti, al trasporto, all’assistenza, al telesoccorso che esiste già ed è gratuito. Ci sono poi i servizi residenziali: gli appartamenti protetti, le comunità, le Rsa. La domanda di residenzialità per anziani non autosufficienti ha numeri importanti e con la lista unica abbiamo tagliato i tempi di attesa, ottenendo un quadro preciso che ci spingerà a creare due nuove Rsa, una nella zona ovest e una in quella est della città. Per la fascia intermedia di autosufficenza risponderemo attraverso l’implementazione delle case famiglia.

La fascia giovanile chiede di essere messa al centro del welfare. Cosa può fare una comunità per favorire una indipendenza lavorativa e una abitativa? Cosa si può fare per le famiglie?

Del Bono. Dal punto di vista lavorativo il Comune non ha una competenza diretta ma abbiamo messo in atto sperimentazioni molto interessanti come “100 leve”, 100 ragazzi che annualmente hanno fatto un’esperienza lavorativa in realtà che erogano servizi al Comune. Il 40% dei ragazzi coinvolti nel progetto è stato assunto a tempo indeterminato. Significativa è stata anche l’esperienza del servizio civile volontario che ha coinvolto 300 ragazzi. Anche in questo caso siamo riusciti a inserire nel mondo del lavoro centinaia di ragazzi.

Maione. Esiste un’emergenza educativa sul territorio, bisogna riconoscerlo e le famiglie non devono essere lasciate sole. Servono luoghi e alleanze fra le varie agenzie educative come gli oratori: bisogna ricucire il rapporto. Dobbiamo mettere in pratica un piano per la prevenzione e il benessere che, anche se non danno risultati immediati, sono un grande investimento sul futuro dei nostri giovani. I Patti educativi di quartiere sono una proposta che il centrodestra fa alla città per mettere insieme scuola, Comune, oratori, genitori e associazioni del territorio affinché si individuino luoghi e percorsi per fare politiche di prevenzione sulla base dei singoli territori. Sul fronte occupazionale è necessario un approccio più moderno per favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta. Proponiamo, nel solco dello spirito d’impresa bresciano, un piano per sostenere le startup giovanili. Vita autonoma? Sulla scorta dell’esperienza di Padova si può replicare il progetto “Adotta un nonno”. In cambio dell’alloggio i ragazzi aiutano gli anziani che vivono in una condizione di solitudine.

Ghidini. Nel cohousing così come nel portierato sociale fisso, c’è la possibilità di inserire dei giovani che si occuperebbero dei bisogni degli anziani. Si troverebbe così un alloggio per le giovani coppie come un’occupazione. Un’altra misura per agevolare l’ingresso dei ragazzi nel mondo del lavoro è il microcredito, penso ai giovani artigiani interessati ad aprire una bottega, una piccola azienda. Gli anziani hanno un enorme patrimonio esperienziale, in termini lavorativi, da trasmettere. Mettiamo in contatto le diverse generazioni, così che non vadano perse quelle pratiche che altrimenti sarebbero destinate a tramontare.

Quali sono le politiche per aiutare chi resta indietro? Come fare affinché i servizi sociali individuino i problemi prima che questi diventino delle emergenze da gestire? Quali sono i bisogni della città?

Ghidini. Dobbiamo fare rete attrverso le associazioni del territorio e i Consigli di Quartiere. Diverse situazioni critiche, di concerto con i Servizi sociali, sono state risolte proprio attraverso le segnalazioni dei Cdq. I bisogni della città? Basta ascoltare le richieste dei cittadini.

Del Bono. Abbiamo cambiato la struttura dei servizi sociali in un sistema da verticale a orizzontale, declinandola in base alle esigenze del territorio, realizzando cinque grandi punti di riferimento. Ogni zona si professionalizza sulle specificità, con assistenti sociali, operatori. La seconda grande realizzazione sono stati i “Punti comunità”: siamo a metà del cammino, dei 33 previsti ne abbiamo attivati la metà. Il tema del futuro sul quale siamo ancora deboli è il rapporto fra l’erogazione sanitaria e la risposta sociale: si pensi al disagio adulto e a quello giovanile. Nei prossimi anni accenderei i riflettori proprio sulle dipendenze.

Maione. A fronte delle varie tipologie di disagio bisogna lavorare in termini di coesione sociale, aggregazione, contrasto alla solitudine. Il Comune può fare molto. Il servizio di avviamento al lavoro è stato un grande fallimento e da qui bisogna riprendere, anche a fronte delle nuove povertà. Oggi Brescia ha diverse esigenze: dalla risoluzione della crisi occupazionale all’incremento demografico.

In questi anni in tema di welfare è stato portato avanti il progetto Brescia Città del Noi. È questa la possibile risposta alla necessità di pianificare, coordinare e sviluppare le politiche sociali sul territorio in una logica di rete fra soggetti pubblici e privati, in attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale?

Maione. Il risultato di Brescia Città del Noi? L’omologazione dei vari soggetti del Terzo settore e della comunità. Guardiamo a quanto accade con i Punti Comunità. C’è una troppa ingerenza del Comune, della burocrazia... Troppi tavoli e poca azione.

Ghidini. Non sempre c’è stata una risposta adeguata da parte dell’ente erogatore. Talvolta i Servizi sociali chiedevano una cosa e l’Ente ne dava un’altra. Questo ha creato problemi burocratici, scompensi, allungando i tempi. C’è stata poi una confusione fra le competenze.

Del Bono. Coprogettiamo insieme e coprogrammiamo insieme. La stessa riforma del Terzo settore va in questa direzione. Il Welfare comunitario è fatto dai servizi sostenuti con risorse comunali, ma in larga misura da servizi sostenuti da reti associative, famiglie... Abbiamo messo a sistema la risposta corale evitando di sperperare i fondi, razionalizzando le risorse. È questa la vera novità di “Brescia città del noi”.

ROMANO GUATTA CALDINI 08 giu 2018 09:51