Vicino a chi è nel bisogno
Don Umberto Dell’Aversana, dal 2006 parroco di Cristo Re, succede come parroco a don Flavio Saleri nella comunità di Sant'Angela Merici
Classe 1960 e originario della parrocchia di San Giovanni Evangelista in città, don Umberto Dell’Aversana è stato nominato dal vescovo Pierantonio Tremolada parroco di Sant’Angela Merici. Succede a don Flavio Saleri. Ordinato nel 1985, nel corso del suo ministero è stato: curato nella parrocchia dei Santi Francesco e Chiara (1985-1987), curato a Sant’Afra (1987-1996); collaboratore a San Benedetto Abate (1996-2004), collaboratore festivo a Idro, Capovalle e Anfo (2004-2005), vice direttore della Caritas diocesana (1996-2006), parroco di Cristo Re dal 2006 e collaboratore di settore dell’Ufficio per l’impegno sociale dal 2009.
Don Umberto, in questi anni su cosa ha concentrato la sua attenzione? In particolare soffermiamoci sul suo impegno nel sociale partendo proprio dall’esperienza con la Caritas.
Con la Caritas c’è stata davvero una bellissima e grande esperienza di vita. Si sono aperti degli orizzonti in ambito sociale, socio-politico ed educativo. È stata davvero formativa. Ho cercato poi nella parrocchia di Cristo Re di traslare tutto ciò che faceva parte della mia formazione e di aprirmi a questa realtà. Ho cercato sempre di mantenere grande attenzione nel valorizzare l’ambito caritativo, ad esempio con la San Vincenzo parrocchiale e con l’esperienza recente del progetto di housing sociale (tre monolocali che la parrocchia ha recuperato, grazie anche a un finanziamento della Fondazione Cariplo, in via Filzi, nda).
Cristo Re è un borgo con una sua identità, un borgo storico di forte tradizione, cosa l’ha colpita di questa realtà?
Sicuramente il forte senso di radicamento e la tradizione cristiana ancora presente. È un patrimonio che si deve conservare e preservare. È chiaro che la popolazione sta invecchiando, c’è da fare i conti con questo. Però si nota ancora un radicamento profondo: su 5.000 abitanti la frequenza alla vita della parrocchia è del 20%, un dato più che confortante. Ma le cose cambiano alla svelta e con le giovani generazioni il senso di radicamento e di appartenenza stanno venendo meno.
Più di 30 anni di esperienza in città le possono permettere di esprimere un giudizio sull’evoluzione di Brescia. Quanto è cambiata la città e quanto sono cambiati i bresciani in questi anni?
È cambiato soprattutto l’ambiente giovanile. Negli anni ‘80 e ‘90 nel centro storico avevamo un numero rilevante di giovani con i quali si facevano bellissime esperienze. Mi ricordo che c’erano addirittura 5 curati, si lavorava bene insieme in una sorta di unità pastorale ante litteram. Oggi mi pare di vedere in quasi tutte le parrocchie grosse difficoltà nel coinvolgere adolescenti e giovani. Questo è un dato saliente. Se il disagio sociale c’è sempre stato, con fenomeni di tossicodipendenza e di alcolismo, di recente bisogna sempre più fare i conti con la crescita della povertà. Sono aumentate le famiglie che fanno fatica, che entrano sempre più in crisi. Coppie che non riescono ad avere una progettualità e un futuro perchè per vari motivi la loro maturità entra in crisi di fronte alle difficoltà della vita.
Ora è destinato nel quartiere di San Polo, dove la comunità di Sant’Angela Merici sarà chiamata a collaborare con le altre parrocchie della periferia.
Lo trovo molto stimolante. Vengo da una esperienza sostanzialmente centrale, come quella di Cristo Re, mi stimola il fatto di confrontarmi con una di quelle periferie geografiche ed esistenziali tanto care al cuore di papa Francesco. Credo che don Flavio abbia lavorato molto bene, ha impostato una missione pastorale fatta con i parrocchiani stessi che io porterò avanti. Mi confronterò con la realtà delle due torri, la Tintoretto e la Cimabue: una è chiusa in attesa di vedere cosa succederà, l’altra ha oltre 900 persone. Contesti che possono essere anche di degrado, difficili, ma con i quali è stimolante misurarsi. Poi dal 31 maggio del 2020 verrà dichiarata l’Unità pastorale con le sei parrocchie di Brescia Est: San Polo Nuovo, San Polo Vecchio, San Luigi Gonzaga, Buffalora, Sant’Eufemia e Caionvico. Anche questo sarà molto stimolante per compiere un cammino significativo.
C’è nella sua esperienza sacerdotale un versetto del Vangelo o della Bibbia che l’ha accompagnata?
Mi ha sempre catturato da un punto di vista esistenziale il motto che era del vescovo Bruno Foresti: “Sulla tua parola getterò le reti”. Un versetto che mi ha sempre ispirato e mi ha dato coraggio a superare le fatiche della notte, cioè le difficoltà della vita pastorale, per ricominciare e andare avanti pieno di speranza.