lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
Brescia
di REDAZIONE 01 feb 2018 07:43

Il saluto di Brescia ad Azeglio Vicini

Moltissime le attestazioni di stima per l'ex allenatore della Nazionale, scomparso il 30 gennaio a Brescia, all'età di 84 anni. Il ricordo dei suoi ragazzi che formarono la squadra di Italia '90

Azeglio Vicini era semplicemente un gentiluomo. A marzo avrebbe compiuto 85 anni, lascia la moglie Ines e i tre figli (Ofelia, Manlio e Gianluca). Risiedeva a Brescia dal 1963. Come calciatore ha vestito le maglie del Vicenza, della Sampdoria e del Brescia. Lui stesso si definiva “un giocatore generoso con una buona tecnica. Non avevo una grande potenza ma ho fatto 9 campionati di A e 4 di B; una lacuna? la rapidità”. I primi calci al pallone a Cesenatico, poi a Cesena, nel Vicenza, nella Sampdoria (sette stagioni) e, infine, ha chiuso con il calcio giocato gli ultimi tre anni a Brescia. Con la Leonessa, a soli 35 anni, è diventato allenatore grazie al presidente di allora, il geom. Luppi, che gli ha affidato la Primavera e successivamente la prima squadra. La sua carriera è legata alla nazionale: ha partecipato a cinque mondiali (quattro come assistente) e ha trascorso 23 anni in federazione: dalla Juniores all’Under 21, dall’Olimpica alla nazionale A (54 partite come selezionatore). È l’unico tecnico ad avere portato in blocco la sua under 21 (Vialli, Mancini, Maldini, Donadoni, Baresi…) nella nazionale maggiore agli Europei del 1988 dopo il disastro del Mondiale messicano.

Dal punto di vista dei risultati, il suo rammarico è legato ai terzi posti nel 1988 e nel 1990, in particolare per il Mondiale giocato in casa, quello di “Notti Magiche” per intendersi: “Giocavamo molto bene, ma con sei vittorie e un pareggio non abbiamo conquistato il Mondiale”. Roberto Baggio è “il giocatore più forte” che ha allenato “per la classe”, ma in assoluto sceglieva “Baresi e Maldini per la continuità e la carriera che hanno fatto”. Questa, come ci raccontò in una bella intervista, era la sua nazionale ideale: in porta Zenga, in difesa Bergomi, Ferri, Baresi e Maldini, a centrocampo Donadoni, De Napoli, Giannini e Vialli (a sinistra), davanti Baggio e Schillaci. Non ha mai avuto rimpianti, anche se forse ha ottenuto meno di quello che avrebbe meritato. “Sono soddisfatto – ci aveva raccontato – della mia carriera. Sono contento di quello che ho fatto, non posso lamentarmi”.

Unanime il cordoglio espresso dal mondo del calcio. Molti i giocatori che hanno avuto modo di incrociare sulla loro strada Azeglio Vicini in queste hanno voluto ricordarlo. Roberto Mancini, via Facebook, l'ha ricordato come "una persona capace di far sognare gli italiani"; Giuseppe Gianni, il Principe, numero 10 della Roma prima dell'era Totti, che ebbe in Vicini l'allenatore che lo lanciò definitivamente in Nazionale, ha sottolineato la sua straordinaria capacità di fare di un insieme di talenti una vera squdra capace di accendere gli entusiasmi di tutto il Paese. Commosse anche le parole di Totò Schillaci, una delle scommesse vinte da VIcini, che lo lanciò, facendone uno dei protagonisti, della squadra di Italia '90.  "L'80% del mio successo lo devo a lui - ha ricordato - Mi ha dato la Nazionale e mi ha fatto diventare Schillaci".

Anche dal mondo degli allenatori sono giunte moltissime attestazioni di stima per l'ex ct della Nazionale. I funerali di Azeglio Vicini si terranno alle 16.30 di oggi in Cattedrale presieduti da mons. Claudio Paganini che in questa intervista ricorda la sua figura. 

REDAZIONE 01 feb 2018 07:43