Vasari: capolavoro recuperato
“Un intervento prestigioso, complesso e delicato, su un capolavoro d’inestimabile valore”. Con queste parole il restauratore bresciano Leonardo Gatti riassume il difficoltoso restauro che ha riportato alla luce questa inedita opera attribuita al Maestro Giorgio Vasari (Arezzo, 30 luglio 1511 – Firenze, 27 giugno 1574) pittore, architetto e storico dell’arte italiano. Un artista poliedrico e uomo di lettere al servizio dei Medici e dei papi, perfetta incarnazione della figura dell’artista colto e versatile del periodo tardo-rinascimentale. Il dipinto, raffigurante “S. Gerolamo penitente”, realizzato su un’antica tavola lignea ricoperta da uno spesso strato di sporco e vernici alterate, è stato notato casualmente da un privato collezionista, e dallo stesso acquistato.
Resosi conto della possibilità che le alterazioni cromatiche superficiali potessero nascondere un vero capolavoro, dopo alcune consulenze, l’acquirente ha deciso di incaricare l’ing. Maurizio Seracini, noto per la sua discussa ricerca all’opera di Leonardo da Vinci, La battaglia di Anghiari nel Salone dei Cinquecento, Palazzo Vecchio a Firenze, di eseguire una complessa diagnostica per l’autenticazione del dipinto. Il dipinto è stato così sottoposto ad una delicata serie d’esami di laboratorio, tra i quali una riflettografia ed una spettroscopia ad infrarossi, che hanno permesso di leggere lo splendido disegno preparatorio sottostante lo strato di colore, dove balza in evidenza l’alta qualità dello stesso, accuratamente tracciato e in parte rielaborato. Altre analisi sono state eseguite sia sul supporto ligneo sia sul fronte con il radiocarbonio, al quale hanno fatto seguito lo studio stratigrafico e le analisi dei pigmenti, con l’ausilio del microscopio elettronico. Le conclusioni hanno autenticato epoca stile e materiali utilizzati, collocando l’opera in ambito toscano, con una costruzione volumetrica delle forme ed una tecnica d’esecuzione pittorica in stile tipicamente manierista, compatibile con la seconda metà del XVI secolo. Visionata da numerosi esperti, l’opera, oggi posta in vendita con trattativa rigorosamente privata, è stata così attribuita al Maestro toscano.
L’intervento, spiega il restauratore Gatti, che si è presentato molto complesso, mi è stato affidato dopo che la committenza aveva avuto modo di visionare l’eccellente risultato del restauro da me operato sulla “S. Agnese” del Guercino (Cento 1591 – Bologna 1666), presentata con Vittorio Sgarbi in Svizzera, a Lugano. Il restauro ha presentato parecchie difficoltà, data la cautela richiesta dall’alto valore economico del dipinto. Numerose le problematiche tecniche affrontate durante l’intervento, necessarie alla messa in sicurezza e al risanamento sia del supporto ligneo, sia del pigmento pittorico originale, perfettamente recuperato. Questo inaspettato incarico, che ci ha permesso di riportare all’antico splendore questo meraviglioso dipinto, conferma la qualità dei lavori svolti dal mio studio, ed è motivo per me, di grande soddisfazione.