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Brescia
di REDAZIONE 12 mar 2021 06:40

Vaccino in azienda: la Cisl è critica

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Il sindacato di via Altipiani d'Asiago teme che la proposta sottoscritta da Regione, dal Confindustria e Confapi, pur dettata da buone ragioni possa creare disuguaglianze tra lavoratori

Cresce il numero delle imprese che aderiscono al progetto 'Vaccini in azienda', promosso dalla Regione Lombardia. La conferma arriva dall'assessore regionale allo Sviluppo economico, Guido Guidesi. "L'iniziativa di Regione Lombardia di dare la possibilità alle imprese di vaccinare i propri dipendenti direttamente in azienda - ha sottolineato - sta già avendo un grande consenso. Oltre a Confindustria Lombardia e Confapi hanno manifestato l'interesse ad aderire anche Confcommercio, Confcooperative, Casartigiani, Unione Artigiani Milano, Federmanager e le associazioni del mondo agricolo".

"E' un'ottima notizia - ha ribadito - perché maggiore è la partecipazione e meglio è. Sta accadendo quello che speravamo: dare cioè la possibilità ad altre realtà di poter sottoscrivere il protocollo al fine di dare un'opportunità ai lavoratori lombardi e di uscire da questo incubo quanto prima facendo squadra tutti insieme”. Non così entusiastiche, invece, sono le considerazioni della Cisl di Brescia, affidate a un comunicato stampa.

“La preoccupazione per la pandemia – scrive il sindacato di via Altipiano d’Asiago - è sicuramente all’origine delle tante soluzioni che vengono ipotizzate per raggiungere con la vaccinazione, nel più breve tempo possibile, il maggior numero di persone. Riconosciute però le buone intenzioni di tutti, resta la stranezza dell’accordo tra Regione Lombardia, Confindustria e Confapi per portare i vaccini nei luoghi di lavoro”. Per la Cisl di Brescia si tratta di un’iniziativa che non tiene conto degli sforzi del Governo centrale per costruire una campagna di vaccinazione che raggiunga realmente tutti gli italiani, fatta con criteri omogenei e senza creare disuguaglianze. “Perché il problema sostanziale è questo – continua il comunicato stampa -: un accordo che si basa su un principio di disuguaglianza. A parole si afferma che il diritto alla salute vale per tutti, nei fatti si deroga”.

A conferma delle proprie perplessità la Cisl porta anche “dati di realtà assai significativi”. Brescia conta circa 115mila aziende e 470mila lavoratori dipendenti, con oltre il 90 % delle imprese bresciane che non raggiunge, però, i 9 dipendenti. “Come si può pensare – si domanda la Cisl - di mettere in atto una campagna vaccinale a velocità diverse in base al criterio delle dimensioni? Qualcuno si è posto il problema che per vaccinare occorre una struttura organizzativa dedicata, la presenza di un medico e di almeno un infermiere?”. Visto che i  medici del lavoro del Bresciano sono circa 700 e ognuno di loro è chiamato a seguire più di un’azienda, la Cisl si domanda ancora a chi verrà demandato il compito di effettuare la campagna vaccinale in azienda. “Un piano vaccinale – è l’ultimo passaggio del comunicato -, per dirsi tale, deve contare sul contributo di tutti; non abbiamo bisogno di venditori di promesse. I cittadini, tutti i cittadini, devono essere rassicurati: l’unico criterio accettabile è quello della trasparenza e della condivisione delle priorità vaccinali. Basta confusione. Regione Lombardia dia un contributo serio al piano nazionale di vaccinazione, l’unico che garantirà davvero lavoratori, famiglie, giovani e anziani”.

REDAZIONE 12 mar 2021 06:40