Vaccino antinfluenzale: sos farmacisti
Il prossimo autunno la vaccinazione antinfluenzale (foto Adnkronos) sarà fondamentale per agevolare la diagnosi di Covid-19 e gestire i casi sospetti, soprattutto considerando l’attuale ripresa dell’epidemia. Sarà importante vaccinare, oltre i soggetti a rischio, la maggior parte della popolazione attiva per evitare il congestionamento della sanità territoriale. Per questo, così come accaduto nella campagna vaccinale 2019-2020 - quando nelle farmacie di Brescia e provincia sono state dispensate circa 27mila dosi vaccinali (800 mila a livello nazionale), acquisite dalla rete bresciana di Cef - Federfarma offre anche quest’anno la massima disponibilità a collaborare con le istituzioni per incrementare significativamente i livelli di copertura, mettendo a disposizione la sua rete capillare.
Per la campagna 2020-2021 si stima un incremento di almeno al 50 per cento delle richieste.
C’è il rischio, però, che queste dosi di vaccino non siano disponibili: Federfarma ha riscontrato la sostanziale impossibilità, da parte delle case farmaceutiche, a cedere alle farmacie dosi vaccinali, perché la produzione è stata assorbita dalle richieste avanzate dalle Amministrazioni regionali, i cui acquisti hanno fatto registrare un incremento medio del 43% circa, con picchi anche superiori al 100%, rispetto alle acquisizioni della passata stagione.
“Le farmacie sono pronte a distribuire i vaccini messi a disposizione dal Sistema sanitario, anche per conto delle Amministrazioni regionali che vorranno renderli disponibili - afferma il presidente di Federfarma Brescia Clara Mottinelli -. In questa prospettiva, Federfarma chiede l’adozione di un provvedimento legislativo che abiliti espressamente il farmacista a inoculare i vaccini, come del resto già avviene in molti Paesi dell’Unione Europea, anche nell’ottica di future campagne vaccinali anti-Covid. Peraltro molte farmacie sono anche strutturate per consentire, nei propri locali, la somministrazione del vaccino da parte di un infermiere. Diversamente c’è il rischio che, in assenza di un canale capillarmente diffuso e facilmente raggiungibile da tutti, quale è la farmacia, molti cittadini, appartenenti soprattutto alla fascia attiva della popolazione e quindi sottoposti a un maggior rischio di contagio, si trovino nell’impossibilità di vaccinarsi”. Il Sistema sanitario prevede la vaccinazione principalmente per gli ultra 65enni e per le persone affette da patologie croniche, lasciando scoperto il resto della popolazione.
Già a fine luglio Federfarma ha portato all’attenzione del ministero il tema, perché si faccia promotore di una concertazione con le Regioni sulla quantità di vaccini da distribuire.