Un appello per restare in Europa
Da Brescia viene lanciato un accorato appello per il mantenimento dell’Italia in Europa. Sono 170 i firmatari
Una delle caratteristiche dello spirito europeo è la razionalità critica, e se vi è un sintomo che più di ogni altro dimostra la deriva che sta prendendo l’Italia è il suo abbandono nel dibattito politico. Ogni ragionamento di tipo argomentativo è rifiutato a priori con sarcasmo direttamente proporzionale alla indimostrabilità di slogan urlati e ripetuti ossessivamente.
I gruppi dirigenti della Lega e del Movimento 5 Stelle hanno la grandissima responsabilità di aver fatto perdere all’Italia in poche settimane gran parte della credibilità che si era conquistata in questi anni. Infatti come si può ottenere la fiducia delle famiglie e degli investitori quando nella prima bozza del contratto di governo si ipotizzava di chiedere alla BCE di cancellare 250 miliardi di titoli di Stato, mentre nella versione definitiva si prevedono azioni senza copertura finanziaria per oltre 100 miliardi? Infine, cosa si voleva ottenere proponendo a ministro dell’economia Paolo Savona, il quale ha teorizzato l’uscita dall’euro e la svalutazione della lira in un week end?
Alcuni punti sui quali vale la pena di riflettere:
1. Sino a solo quindici giorni fa, prima delle anticipazioni su alcuni contenuti del programma di governo Lega-Cinque Stelle, il rendimento dei titoli di Stato italiani con scadenza sino ai tre anni era negativo; in pratica il Tesoro italiano poteva rimborsare meno del capitale preso a prestito. Una condizione straordinariamente utile ad un Paese come il nostro abituato a pagare ai detentori dei titoli (nostri creditori) elevati interessi, possibile solo per l’ancoraggio all’euro ed a politiche serie di controllo del deficit pubblico.
2. Per un paese con 2.300 miliardi di debito pubblico, aumentare dell’1% gli interessi sul debito significa a regime pagare ben 23 miliardi all’anno di maggiori costi, sottratti alla spesa sociale, alla sanità pubblica, agli investimenti nelle infrastrutture, alla possibilità di nuovi interventi sulle famiglie o il disagio sociale. Qualunque azione che vada nella direzione di far lievitare il costo per interessi sul debito vanifica ogni possibilità di ridurre la pressione fiscale ed aumentare la spesa sociale.
3. La grande parte dei sottoscrittori dei titoli di stato italiani siamo tutti noi, direttamente per gli investimenti fatti in passato in bot e btp, indirettamente tramite i fondi comuni di investimento o le polizze assicurative. Creare incertezza, o peggio minacciare l’uscita dall’euro, significa mettere a rischio i nostri risparmi e vanificare tutti i sacrifici fatti negli anni della recessione.
4. Non è l’Europa che determina le scelte di ogni giorno degli investitori italiani ed esteri che devono decidere dove meglio allocare i risparmi dei loro clienti in un mondo globalizzato nel quale si può tranquillamente investire altrove rispetto al mercato italiano. L’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea ha semmai garantito sinora la tutela del debito pubblico ed un basso livello di interessi pagati ai sottoscrittori dei titoli.
5. L’Europa la si cambia dal di dentro mettendo le nostre migliori risorse nelle istituzioni per garantire scelte e normative che tutelino i legittimi interessi del nostro Paese. Questa è la vera sfida del nostro paese, non la fuga dalle responsabilità nei confronti della comunità internazionale, dei nostri cittadini e delle più giovani generazioni.
Le vie per allentare i vincoli inevitabili che l’enorme debito pubblico pone al nostro Paese non sono miracolistiche. Sono quelle perseguite dagli ultimi governi: riduzione del debito pubblico, lotta all’evasione, sviluppo delle imprese.
I partiti populisti vogliono farci uscire dall’euro non dichiarandolo in maniera manifesta, ma adottando comportamenti contrari ai patti sottoscritti al momento della sua introduzione. Questo comporterà - come ha detto pochi mesi fa a Brescia Massimo Bordignon, membro dell’European Fiscal Board -, un impoverimento generale del Paese con un’inflazione alle stelle e drammatiche riduzioni dei servizi sociali e del valore delle pensioni e dei risparmi.
I leader della Lega e del Movimento 5 Stelle stanno giocando con il futuro nostro e dei nostri figli solo per ragioni di potere con una irresponsabilità pari solo alla loro arroganza.
Forse in questo momento va ricordato quanto ha detto Umberto Eco, in un famoso intervento alla Columbia University il 25 aprile del 1995, sul “fascismo eterno”, che è intorno a noi, con abiti civili, e può ritornare sotto le spoglie più innocenti. Eco ci ha anche fornito una lista delle caratteristiche per smascherarlo, alcune delle quali ci paiono quanto mai attuali: il sospetto verso la cultura, “la paura della differenza” e la mobilitazione contro gli intrusi, l’appello alle classi medie frustrate dalla crisi economica, “il nazionalismo e l’ossessione del complotto possibilmente internazionale”, il popolo concepito come una “volontà monolitica” che esprime la “volontà comune”, la messa in dubbio e il discredito delle istituzioni liberali.
C’è di che essere seriamente preoccupati.
I firmatari:
Filippo Perrini
Giacomo Canobbio
Pier Giordano Cabra
Tino Bino
Maurizio Faroni
Isabella Adinolfi
Umberto Galimberti
Salvatore Veca
Fulvio De Giorgi
Filippo Fasser
Michel Eggimann
Rocco Margherita
Roberto Tagliani
Roberto Garaventa
Paolo Bettiolo
Silvano Corli
Gianenrico Manzoni
Paolo Corsini
Paolo Panteghini
Luca Ghisleri
Felice Scalvini
Francesca Bazoli
Ilario Bertoletti
Alberto Franchi
Aldo Ungari
Emilio Del Bono
Federico Manzoni
Maria Villa Allegri
Angelo Onger
Angelo Bertani
Annachiara Valle
Dante Daniele Buizza
Giovanna Giordani
Marina Berlinghieri
Michele Busi
Anselmo Palini
Alfredo Bazoli
Giuseppe Cantillo
Gianpaolo Farina
Anna Belleri
Roberto Manzoni
Romeo Arnaud
Laura D'Incà
Angelo Cabra
Giulia Pagliari
Massimo Pagliari
Francesco Farina
Petra Magdowski
Davide Dainese
Licio De Clara
Ornella Paolini
Marangone Massimo
Ezio Gulberti
Giuliana Cavagnola
Alberto Arrighini
Laura Fasani
Mariasilvia Ferrari
Anna Pagliari
Silvia Fanelli
Letizia Barozzi
Salvatore Del Vecchio
Federico Bordonaro
Anna Paola Franchi
Marco Faini
Matteo Ciarli
Carlo Picco
Nuvola de Capua Rivolta
Laila Bellini
Maria Gardini
Barbara Franchi
Marta Perrini
Armida Sisti
Giampietro Messali
Angiolina Perderzani
Simone Antonioli
Carmela Perrucchetti
Fausto Moreschi
Adriano Lorenzi
Federica Fasciolo
Claudio Baroni
Silvia Piccolotto
Mariagrazia Dusi
Margherita Bianchetti
Marzia Vacchelli
Lucia Valer
Alberto Zigoni
Daniela Pietrobon
Massimo Chiappa
Giuliana Belleri
Alessandro Lombardi
Antonio Pagliari
Donatella Zinetti
Renzo Fracassi
Angelica Pagliari
Federica Nassini
Valter Chiari
Cristina Isceri
Lucilla Perrini
Rocco Tinnirello
Ugo Morandi
Maria Luisa Morando
Alessandra Dusi
Chiara Caprioli
Valeria Facchi
Sabrina Zanoni
Maria Mirani
Gabriella Arici
Stefania Isceri
Claudio Gogna
Mariantonietta Isceri
Maria Laura Savoldi
Michelangelo Ventura
Camilla Farina
Maurilio Lovatti
Angelo Zorzi
Francesco Zanatta
Giovanna Piotti Materossi
Gabriella Bruno Bossio
Claudio Barbacovi
Lorenzo Desalvo
Giampiero Girardi
Giulia Cara
Tommaso Gardini
Chiara Brigandì
Ivana Maria Padoan
Pierangelo Bianco
Livia De Carli
Sandra Simonelli
Mariella Mentasti
Elena Forbek
Flavio Bortoli
Eleonora Bortoli
Beatrice Bortoli
Fabio Pluda
Laura Bignotti
Francesco Mantovani
Caterina Benedini
Patrizia Salvadori
Federico Foglio
Bruno Saleri
Elisabetta Danieli
Maria Belleri
Annalisa Sutera
Mattia Pittau
Corrado Franchi
Bruno Saleri
Sofia De Gregorio
Paola Bonometti
Fabio Volpi
Donatella Melloni
Daniele Ambrosini
Filippo Bellomira
Armando Gardini
Simonetta Bonvicini
Paolo Guidetti
Alessandra Corna Pellegrini
Andrea Guidetti
Marco Guidetti
Primarosa Bosio
Bianca Simoni
Tommaso Gaglia
Alessandro Franchi
Rodolfo Rossi
Paola Donati
Andrea Bellotto
Anna Manzoni
Anna Gioli
Massimo Migliorati
Sonia Agnesini
Alessandro Duina
Alessandro Franchi
Angelo Balsamo