Tutti responsabili contro Covid-19
Il direttore generale dell’Ats di Brescia e il sistema sanitario provinciale: “Potrà reggere all’urto se tutti avremo atteggiamenti rispettosi delle leggi”
L’appuntamento di rito in questi giorni di clausura forzata è quello delle 17.30 con la conferenza stampa dell’assessore regionale al Welfare Gallera in cui si fa il punto della situazione sull’emergenza coronavirus, pronti a vedere anche nella più insignificante delle variazioni dei dati, un segnale di luce. Nei giorni scorsi, a fronte di segnali che da Milano hanno definito timidi ma incoraggianti, per Brescia e provincia non ci sono state grandi novità. Positività ancora in crescita, così come il numero dei decessi. La situazione vista dall’isolamento forzato di questi giorni, continua a essere pesante. Ma qual è la situazione vista da dentro, con gli occhi di chi, come Claudio Sileo direttore geneale dell’Ats Brescia, giorno per giorno segue, ogni minimo dettaglio dell’emergenza sanitaria?
È passato un mese dal primo caso a Brescia. Per il sistema sanitario bresciano sono stati 30 giorni epocali. Come è cambiato il modo di approcciare il tema della sanità?
Già oggi possiamo dire che quanto tutto questo finirà non saremo più gli stessi. L’emergenza sanitaria in corso sta drammaticamente segnando tutta una serie di modalità del nostro sistema che meriteranno una riflessione e una revisione. Purtroppo, non eravamo preparati, così come non lo era nemmeno la Cina, e come tutti i Paesi europei che prima ci hanno messi all’indice, salvo poi adottare il modello italiano. A sorprendere sono stati la velocità del contagio e la virulenza della malattia. Nonostante la pesantezza dei numeri la Lombardia, con il suo sistema sanitario di eccellenza, ha saputo reggere, pur con grandi fatiche e sofferenze, alla situazione emergenziale. Abbiamo fatto il massimo, stiamo facendo il massimo. Di tutto questo dovremo tenere conto, quando tutto questo, prima o poi, sarà superato.
Dinanzi a una situazione che non sembra migliorare è proprio questo “prima o poi” a preoccupare: quando potrà reggere ancora il sistema sanitario bresciano?
Anche se agli occhi dell’opinione pubblica la situazione non sembra dare segni di miglioramento, c’è un primo dato positivo che va preso in seria considerazione. I casi di positività non stanno crescendo con il ritmo esponenziale dei primi giorni. Certo, abbiamo notizia di tanti nuovi casi, ma si tratta di una crescita graduale e non si può parlare di diminuzione. L’osservazione dell’andamento della singola giornata è troppo piccolo per essere probante, per diventare tale deve essere almeno estesa a un lasso di tempo settimanale. Con questo criterio di osservazione la prossima settimana potremo avere qualche notizia positiva anche per la capacità di risposta del sistema sanitario. Oggi regge anche se medici, infermieri e tutti gli altri operatori sono sempre più provati. Ma anche quando i numeri diranno di una stabilizzazione o di una frenata del contagio nessuno potrà abbassare la guardia per consentire al sistema sanitario di continuare a rispondere al meglio. Il percorso verso la normalità sarà ancora molto lungo, lunghissimo.
Il modello lombardo di integrazione tra sanità pubblica e privata sta funzionando in questa emergenza?
Questa è una delle cose che sta realmente funzionando, anche se all’inizio non sono mancate le difficoltà. Oggi tutte le strutture private si sono riconvertite, così come quelle pubbliche, per fare fronte ai tantissimi casi di positività e per trasformare i reparti di degenza per pazienti Covid-19. A Brescia quello che stanno facendo la Fondazione Poliambulanza o il Gruppo San Donato, è del tutto sovrapponibile a quelle che stanno facendo gli Spedali Civili e i presidi dell’Asst del Garda e della Franciacorta. Ci sono poi tutti i presidi più piccoli, ma non meno eccellenti, che non avendo il pronto soccorso accolgono comunque pazienti, dando così un supporto importante alla rete, così come sta facendo il mondo delle rsa.
Da un punto di vista sanitario, l’approccio delle istituzioni alla crisi, come provvedimenti di portata progressiva, è stata corretta o sarebbe stato meglio partire subito in modo più radicale?
Credo che l’impostazione sia corretta e la correlazione tra le misure restrittive e la diffusione dell’epidemia è ormai evidente. Certo non hanno giovato alcuni cambiamenti di rotta nella prima fase dell’emergenza sanitaria, con un alternarsi di restrizioni e aperture di bar, centri sportivi, luoghi di ricreazione, etc. Ormai, però, si tratta di un dibattito superato e le misure adottate confermano che la via della massima limitazione di contatti sociali e spostamenti è ormai assodata.
L’eccesso di notizie sanitarie o pseudosanitarie sul coronavirus sta mettendo in crisi molte persone. Come difendersi da tutto questo?
Cercando di superare uno dei nostri difetti congeniti: non credere mai alle fonti ufficiali e autorevoli. Un post buttato sui social fa più presa di pronunciamenti ufficiali dell’Istituto superiore di sanità. Dobbiamo recuperare la fiducia nelle istituzioni e nell’autorevolezza di chi le cose le sa.