Tra vita e morte la battaglia. Carrón a Brescia
Venerdì 15 novembre alle 18.15, a Brescia al Centro pastorale Paolo VI in via Gezio Calini 30, la Fondazione San Benedetto promuove un incontro sul tema "Tra vita e morte la vera battaglia". Interverranno Luciano Violante, presidente emerito della Camera dei deputati, e Julián Carrón, docente di teologia all’Università Cattolica di Milano che dal 2005 al 2021 è stato presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione. L’occasione è data dalla recente uscita del libro dello stesso Violante "Ma io ti ho sempre salvato" (ed. Bollati Boringhieri). Nel libro viene messa la questione del rapporto con la morte, partendo dall’esperienza autobiografica dell’autore. «Nei momenti di crisi, come quello che stiamo attraversando - scrive l’autore -, è necessario porsi le domande cruciali del convivere civile, imporci di tornare ai fondamentali. Quando la tenuta stessa della società civile sembra essere messa in discussione conviene fermarsi e domandarci quale sia il collante che ci tiene uniti, quale il criterio che sopra ogni altro può farci restare umani».
Luciano Violante, magistrato, uomo politico ed esponente storico della sinistra, che ha dedicato molti anni al rapporto complesso tra politica, legge e società, identifica nella morte il tema più profondo – e il più rimosso – che induce l’umanità al necessario compromesso della convivenza. Nelle pagine del suo libro non si guarda alla morte come si guarda a un problema filosofico astratto, ma si identifica nel nostro rapporto con la morte – e, per simmetria evidente, con la vita – «quel punto di svolta» che rende umano il nostro agire, nel modo più intimo, universale e necessario. Se la vita ha un senso, il nostro rapporto con la morte ne è la spia. Dai pensieri che ci provengono dalla tradizione classica e da quelli che leggiamo nella Bibbia, si traggono insegnamenti importanti, «religiosi» anche se non necessariamente confessionali. Il mondo contemporaneo, a giudizio di Violante, sembra invece avere interrotto, tecnologizzato e nascosto il tema dell’inevitabile conclusione della nostra vita, finendo per sminuirne la «sacralità». E così oggi si muore in guerra, si muore migrando, si muore perché non si può o non si vuole più vivere; ma l’indifferenza crescente verso la morte ha reso più fragile il nostro rapporto con la vita, unico bene che dovrebbe costantemente informare il nostro agire.
La partecipazione è aperta a tutti, sino a esaurimento posti, previa registrazione sul sito della Fondazione San Benedetto.
@Foto Siciliani/Agensir