Torna il Nobel dei missionari
Sabato 17 ottobre la consegna della trentesima edizione del Premio Cuore Amico a padre Rinaldo Do, suor Caterina Gasparotto e al medico Gabriele Lonardi. La cerimonia in diretta Facebook sulla pagina di Cuore Amico
Torna il “Nobel dei missionari”. Sabato 17 ottobre alle ore 9.30, nella sala Libretti di via Solferino a Brescia si tiene la cerimonia di consegna del Premio Cuore Amico, istituito nel 1991 da don Mario Pasini per riconoscere e sostenere l’impegno di missionari consacrati e laici sparsi per il mondo. Destinatari della trentesima edizione del premio sono quest’anno padre Rinaldo Do, religioso originario di Darfo, nella Valcamonica, Missionario della Consolata che, dal 1991, si spende per il Vangelo nella Repubblica Democratica del Congo;suor Caterina Gasparotto, religiosa attiva dal 2005 in Asia e Oceania (prima nelle Filippine, poi in Papua Nuova Guinea) con diverse opere sociali in favore di bambini e adulti; e Gabriele Lonardi, medicolaico che, dal 1980, si occupa in Brasile della salute degli Indios Suruwahá dell’Amazzonia.
Padre Rinaldo Do è originario di Darfo, nella Valcamonica. Da piccolo era un po’ discolo, ma gli piaceva ascoltare i racconti dei missionari che passavano dalla valle animando ragazzi e giovani alla missione. Ordinato prete nel 1984, vive per sei anni in Spagna e poi, nel 1991, si reca nell’Alto Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo) che, in più di trent’anni di missione, ha percorso in lungo e in largo, occupandosi sempre dei poveri. Infatti, in questo Paese ricchissimo di risorse naturali, è passato dalle periferie immense di Kinshasa alla savana di Doruma e alle foreste di Neisu.
Ha resistito a malaria, ebola e alla guerriglia dei ribelli del Nord ma, al di là delle tante difficoltà affrontate, affiora sempre la volontà di infondere coraggio e fede a chi vive nella miseria, distribuendo Bibbie ma anche biciclette, scavando pozzi, costruendo case, scuole, dispensari, centri nutrizionali.
Sempre a servizio della missione, di popoli, lingue e culture diverse, testimonia a tutti coloro che incontra che Dio non è lontano, ma cammina con noi ogni giorno.
Riguardo alla sua chiamata dice: «il dono di essere sacerdote, missionario, religioso, non è un dono che riguarda le mie qualità, le mie capacità e debolezze, ma è un dono che viene da Dio».
Suor Caterina Gasparotto, invece, è nata a Marostica nel 1966. Dopo aver conseguito il diploma magistrale, ha cominciato nel 2000 un’esperienza di vita comunitaria al servizio dei poveri e dei bambini, nella Congregazione delle Scuole di Carità – Padri Cavanis. È una piccolissima realtà riconosciuta in Papua Nuova Guinea a livello diocesano, chiamata a vivere il carisma che i fratelli Cavanis (inizio 1800) hanno lasciato in dono alla Chiesa.
Nel 2005 è partita per le Filippine nell’isola di Mindanao, alla periferia di Davao City dove, insieme a una consorella, ha cominciato la sua vita di missione.
Dal 2013 si è spostata in Papua Nuova Guinea. È un Paese in cui la popolazione vive prevalentemente nelle aree rurali, spesso completamente isolate, con una forma di vita ancora primitiva.
Molti sono i problemi sociali: l’analfabetismo dilagante, la mortalità infantile molto alta, come anche l’incidenza del virus dell’Hiv. Un altro grave problema riguarda l’abuso di alcol e droghe, utilizzate anche dai più piccoli per combattere la fame.
Da una casa di legno di proprietà della Diocesi, nella foresta, suor Caterina ha avviato una missione a Bereina Station con una scuola elementare, una scuola per adulti, una tipografia per stampare i libri scolastici, una panetteria, un pozzo e un orto che permette di insegnare alle donne come coltivare. Dando loro un piccolo lavoro possono così provvedere alla mensa per i bambini e per coloro che ruotano attorno alla missione.
Per la sezione laici il Premio Cuore Amico è stato assegnato in questo 2020 a Gabriele Lonardi, medico veronese con laurea a Padova e specializzazione in malattie tropicali a Lisbona, in Brasile dal 1980, prima per seguire un progetto di cooperazione gestito da una Ong padovana e poi
nell’Amazzonia più profonda, dove cura malaria, tubercolosi, anemie, filariosi, lebbra, verminosi che distruggono soprattutto i bambini. Le peggiori malattie tropicali qui proliferano tutte, trasmesse dagli insetti e aggravate dal clima, dall’igiene inesistente, dalla mancanza di medicine e di ospedali.
Di sé dice: “Ho seguito semplicemente il messaggio contenuto nella Enciclica Populorum Progressio di San Paolo VI che invitava la Chiesa a seguire il grido dei poveri e mettersi a disposizione, esortando i laici a un impegno personale. Gli Indios sono esseri umani come noi e anche loro hanno diritto alla salute. Se la vita quasi casualmente mi ha portato da loro, come medico ho il dovere di prendermene cura. E qui mi sento davvero utile, agli altri e a me stesso.
Il “Nobel dei missionari” viene assegnato ogni anno a ottobre, alla vigilia della Giornata missionaria mondiale e ha una dotazione complessiva di 150mila euro. Con queste cifre i premiati renderanno possibili progetti significativi e urgenti, come la costruzione di impianti idraulici e fognari a Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo), l’aiuto ai poveri nella Diocesi di Bereina (Papua Nuova Guinea) e l’assistenza sanitaria ai lebbrosi del Rio Javarì (Brasile).
Per ragioni di sicurezza la consegna del Premio non prevede la partecipazione del pubblico in sala. L’evento viene però trasmesso in diretta streaming sul profilo Facebook di Cuore Amico (www.facebook.com/cuoreamicobrescia).
Nel corso della cerimonia verrà anche assegnato il premio Carlo Marchini, giunto quest’anno alla seconda edizione e che attribuisce 10mila euro a un missionario impegnato a sostegno dell’infanzia in Brasile. Il riconoscimento quest’anno è andato alla suora salesiana Celuta da Cunha Teles che, dal 1998 al 2017, ha compiuto un’importante opera di evangelizzazione e promozione sociale nei centri di accoglienza realizzati dall’Associazione Carlo Marchini a Nova Contagem (nello Stato del Minas Gerais) e ad Aparecida de Goiania (nello Stato del Goiàs), dedicati rispettivamente alle figure bresciane di Chiara Palazzoli, ragazza molto attiva nel volontariato, venuta purtroppo a mancare giovanissima, e di padre Giovanni Pini, sacerdote che ha diffuso in ogni occasione della sua vita la devozione al Santo Rosario.