Tamaro: La grande arte nasce dal dolore
Giovedì scorso all'auditorium Balestrieri, in occasione della seconda serata del Mese Letterario promosso dalla Fondazione San Benedetto, Susanna Tamaro ha presentato il suo libro "Il tuo sguardo illumina il mondo", incentrato sulla figura del poeta Pierluigi Cappello
“Cammineremo nel buio della parola. E lo faremo con un libro, ‘Il tuo sguardo illumina il mondo’ di Susanna Tamaro” (Ed. Solferino). E' un libro pieno di vita, merce rara oggi, quello dedicato a Pierluigi Cappello. Un libro che apre orizzonti di senso”. Così ha esordito Stas’ Gawronski, giovedì scorso all’auditorium Balestrieri, gremito come sempre, durante la seconda serata del Mese Letterario promosso dalla Fondazione San Benedetto.
Il grande protagonista della rassegna culturale è stato proprio il poeta di Gemona del Friuli, scomparso a causa di un tumore nell’ottobre del 2017, dopo decenni passati sulla carrozzina a causa di un incidente stradale. Era un’amicizia profonda quella che legava l’autrice di “Va dove ti porta il cuore” a Pierluigi Cappello, un legame iniziato a Pordenone, quando venne chiamata a presentare un libro del poeta. Da allora il loro rapporto non è mai cessato. Era un’intimità, la loro, fatta di silenzi nei boschi friulani, lunghe telefonate, ma senza alcuna malizia. “Era come un bambino che gioca. Ci siamo riconosciuti come due bambini che giocano. Contemplando insieme la natura trovavamo la forza della vita” ha confessato Susanna Tamaro. Ed è proprio la natura friulana a permeare gran parte della produzione del poeta che dalla sua casa di Tricesimo vedeva lentamente dissolversi nell’incedere incessante dell’edilizia speculativa.
La presenza di Cappello, durante la serata, è stata una costante, grazie anche alle diverse video interviste al poeta, fra cui una realizzata con Eraldo Affinati. Particolarmente toccante è stato l’intermezzo musicale della violoncellista Chiara Trentin e del suo brano “Nel segno di una nascita”, ispirato a una poesia di Cappelo, il “Maestro”, come lo chiama ancora oggi. “Cos'è che muove la poesia, se non il segno di una nascita. Se non il segno di continuo e irrefrenabile rinnovamento?”. Sono queste parole, pronunciate dal poeta in occasione della consegna della Laurea Honoris causa a Udine nel 2013 che, attraverso la voce registrata di Cappello, hanno suggellato l’esibizione della giovanissima artista.
Incalzata da Gawronski, Susanna Tamaro ha delineato con una dolcezza fuori dal comune l’anima di Cappello, il suo combattere sino alla fine dei suoi giorni contro una malattia che non lasciava scampo. Di quel periodo, quando “anche lo scrivere con la matita sul quaderno era una difficoltà”, ne ha parlato Fabiola Bertino, curatrice del volume, in cui sono presenti poesie inedite di Cappello, “Un prato in pendio 1992-2017” (Rizzoli). Di quei mesi in cui il poeta le chiese di trascrivere al computer i suoi componimenti, Fabiola ha un ricordo nitido, come nitida è l’immagine del poeta che le è rimasta impressa: “Era un uomo molto dolce e, al contempo, incredibilmente forte”. Cappello ha infatti affrontato la vita senza mai lasciare il passo, nonostante la sua condizione, allo scoramento. Per lui il dolore era fonte di ispirazione, proprio come lo è per Susanna Tamaro, sin da piccola costretta a convivere con la sindrome di Asperger: “La grande arte - ha sottolineato - nasce sempre dall’oscurità. Dai deserti di dolore che percorriamo. Certi tesori non possono che nascere dalla vulnerabilità”.
"La fragilità di Pierluigi e’ stata generativa" ha, invece, sottolineato Stas’ Gawronski, passando la parola al presidente della San Benedetto Graziano Tarantini che proprio nel corso della serata ha intitolato la "Scuola di lettura e scrittura", l'iniziativa di punta della realtà di Borgo Whurer, al poeta friuliano.