Seven acts of medicine
Una mostra unica e irripetibile racconta i “Seven acts of medicine” visti attraverso gli occhi dell’artista italo-argentino Raul Gabriel. Le sorprendenti installazioni che coniugano suoni, colori e immagini si possono ammirare a Brescia, negli spazi di Fondazione Poliambulanza, “l’ospedale del futuro”, un corpo unico fra umanità e scienza. L’iniziativa rientra nel programma che vede Brescia e Bergamo Capitale della Cultura 2023, con un ricchissimo calendario di eventi, di spunti, di temi. Come la medicina, di norma sperimentata come pazienti o come operatori della sanità ma che, in questa mostra, racconta invece i suoi misteri e le sue formidabili innovazioni.
Venerdì 29 settembre, in occasione della “Giornata internazionale del Cuore”, l’esposizione si è rinnovata con l’aggiunta di una nuova opera, “EtherHeal”, dedicata in modo specifico al cuore, commissionata da Boston Scientific, uno dei massimi player internazionali del mondo biomedicale da oltre 40 anni. Per realizzare l’opera, così come l’intera mostra, l’artista si è confrontato e ha dialogato con chi quotidianamente opera in ospedale. Oltre ai medici, come parte del processo creativo, l’artista ha incontrato anche le persone che sviluppano le innovazioni tecnologiche di Boston Scientific e ogni giorno lavorano fianco a fianco con il personale sanitario per migliorare la salute e la qualità della vita delle persone.
Raul Gabriel: "Siamo soliti pensare che quando il cuore è assente, si intende a livello di percezioni, allora funzioni bene. É un paradosso ed è il modo virtuoso con cui lavora il corpo. Vale per respiro, corde vocali, ecc. Noi siamo un meraviglioso organismo di assenza, quindi un corpo che ha fatto dell’assenza il suo motore. L’applicazione virtuosa della terapia dovrebbe andare nel senso della logica che sta alla base del corpo: più è assente, sempre in relazione alle percezioni, più è accolta e sopportata.
Tutto converge in un’unica direzione che è quella dell’assenza. L’opera, di conseguenza, riproduce un evento di riflessione sull’assenza".
Così, invece, Andrea Scotti, della Boston Scientific: "Mi è piaciuta molto la descrizione dell’artista dell’opera, un discorso estremamente legato al rapporto tra tecnologia e corpo. Sempre più la tecnologia sta entrando in sala operatoria, per cui sempre di più dobbiamo estratrre valore. La tecnologia va sul prodotto, sul processo, per rendere tutto ecosistema.
L’uso della tecnologia vale anche per la prevenzione che il paziente non sente ma che salva la vita. Prima lo scompensato arrivava in ospedale e solo li scopriva il problema, adesso in tanti casi lo si sa prima e si può lavorare in anticipo. Per noi è fondamentale anche la parte di formazione e non è un caso che investiamo sempre in questo ambito. Solo a Milano abbiamo una rete di più di 130 medici".
Domenico Pecora, U.S. Elettrofisiologia Fondazione Poliambulanza, guardando ai fondi in arrivo: "La percezione è che si stia guardando al contenitore ma non contenuti. Si stanno investendo soldi su strutture e attrezzature, ma non si sa chi li userà. Questo è il grande problema. Le tecnologie ci sono ma devono essere incanalate. Bisogna mettere insieme le risorse disponibili e organizzarle, per cercare di curare meglio i pazienti perché il futuro sarà una popolazione più vecchia con sempre meno persone che lavorano. Quindi dobbiamo fare il meglio con quello che abbiamo e c’è molto spazio per lavorare".