Sentinella contro le discriminazioni sul lavoro
Dal febbraio dello scorso anno, Anna Maria Gandolfi, già Consigliera di parità della Provincia di Brescia, ricopre l'analogo ruolo in Regione Lombardia. La figura è normata dal D.lgs 198/2006 "Codice delle pari opportunità tra uomo e donna” e successive modifiche, è designata dal Presidente della Regione e nominata con Decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministro per le Pari Opportunità, tra persone in possesso di requisiti di specifica competenza ed esperienza pluriennale in materia di lavoro femminile, di normative sulla parità e pari opportunità nonché di mercato del lavoro e dura in carica 4 anni ed è rinnovabile per una sola volta. Alla Consigliera Gandolfi abbiamo rivolto alcune domande in merito al suo ruolo che ama definire “sentinella sul territorio contro le discriminazioni sul lavoro”.
Quali sono i compiti e le funzioni?
È molto importante ribadire che nello svolgimento delle proprie funzioni la Consigliera di parità è un pubblico ufficiale. Il ruolo principale è di combattere le discriminazioni di genere sul luogo di lavoro. In particolare, mi occupo della trattazione dei casi di discriminazione collettivi, della promozione delle pari opportunità per lavoratori e lavoratrici, anche attraverso la collaborazione con gli organismi di rilevanza regionale competenti in materia di politiche attive del lavoro e della formazione.
Chi si rivolge al suo ufficio?
Possono farlo almeno due lavoratrici o lavoratori per denunciare il caso di discriminazione subìto sul lavoro, ma anche i sindacati o uffici legali per chiedere il nostro intervento al fine di rimuovere situazioni di discriminazione. Organizzazioni, enti e aziende private possono richiedere informazioni su opportunità, strumenti e incentivi per azioni positive volte a promuovere e valorizzare la presenza femminile, per soluzioni organizzative family friendly ed eventuali incentivi”. Quali sono i progetti in essere? "Appena insediata ho dovuto occuparmi anche di numerosi casi di discriminazione individuali. Grazie all'accordo con il Consiglio Nazionale Forense è stato organizzato un Corso di Alta formazione destinato agli avvocati, finanziato dalla Regione. Ho incontrato subito le parti sociali perché ritengo fondamentale il dialogo e la collaborazione. Ho preso contatto con la direzione interregionale del lavoro ed i Consulenti del lavoro per siglare un accordo a livello regionale. Molto importante anche la mia collaborazione con i Comitati Unici di Garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni che sono istituiti nella pubblica amministrazione.
Oggi qual è il tema più sentito che si trova a trattare?
Sicuramente la Certificazione della parità di genere introdotta dalla legge n. 162, che ha lo scopo di promuovere l’uguaglianza di genere nei luoghi di lavoro. Questa certificazione permette alle aziende di attestare le politiche e le misure adottate per ridurre il divario di genere in relazione alle opportunità di crescita, alla parità salariale, alle politiche di gestione delle differenze di genere e alla tutela della maternità. Le aziende che conseguono la certificazione potranno beneficiare di un esonero dal versamento dei contributi previdenziali. Anche se in Lombardia i dati dell'occupazione femminile sono abbastanza confortanti, devo però constatare che le lavoratrici ancora subiscono maggiormente atti di discriminazione soprattutto al rientro dalla maternità, che le donne faticano di più nelle progressioni di carriera, manifestandosi di fatto in disparità retributive e quindi i prossimi progetti approfondiranno questi temi". Parola d'ordine: collaborazione. “Sulla base dell'esperienza fatta su Brescia, posso affermare che i migliori risultati sono stati ottenuti grazie ad una costante collaborazione con le istituzioni, desidero fare cosi anche a livello regionale, in particolare vorrei collaborare con le associazioni di categoria delle aziende per ricordare che il ruolo della Consigliera di parità è di mediazione: non è la discriminazione che fa aumentare i profitti all'azienda, ma la valorizzazione delle competenze dei propri collaboratori.