Sempre per la verità
Strage di piazza Loggia, 44 anni dopo. Manlio Milani, presidente della Casa della memoria: “La storia non potrà più essere falsificata”
Lunedì 28 maggio ricorrere l’anniversario della strage di piazza Loggia. Manlio Milani, presidente della Casa della memoria, spiega l'importanza di mantenere vivo il ricordo della tragedia che colpì la città.
Le manifestazioni organizzate dalla Casa della Memoria in occasione del 44° anniversario della strage di piazza Loggia sono accompagnate dallo slogan “Sempre per la verità”. Con la sentenza del giugno dello scorso anno in cui venivano condannati in via definitiva Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte possiamo dire che la verità giudiziaria e quella storica finalmente collimano?
Sicuramente. Abbiamo la certezza anche sul piano giudiziario della responsabilità esecutiva da parte della destra eversiva collusa con uomini dello Stato.
Sussistono ancora delle zone d’ombra... Si riuscirà, un giorno, a porre la parola fine?
La verità è una costante ricerca. È un verificare i punti di arrivo che, talvolta, costituiscono momenti di partenza. Abbiamo ancora due elementi da portare alla luce: non conosciamo ancora il nome di colui che materialmente ha posato la bomba nel cestino. L’altro elemento sono i depistaggi. Non si capiscono i 44 anni di impunità senza avere la consapevolezza che uomini dello Stato hanno impedito che si cercasse la verità. Si pensi alle responsabilità, alle coperture fornite dal generale Maletti... La ricerca storica deve disvelare anche questi fatti che però non annullano affatto il valore della sentenza raggiunta. Questa è un punto di partenza. La storia non potrà più essere falsificata. Pensiamo a chi ha sostenuto che la strage venne realizzata dalle Brigate Rosse invece che dall’eversione di destra.
50 anni fa, nel maggio del 1968, iniziava la contestazione giovanile. La storiografia colloca l’inizio della strategia della tensione nel 1969, con la strage di piazza Fontana. Molti protagonisti di quel periodo, a destra come a sinistra, passarono in blocco nelle formazioni terroristiche degli anni Settanta. Possiamo dire che le radici del terrorismo affondano nel 1968 o siamo di fronte a una lettura riduttiva?
È molto riduttiva. L’inizio della strategia della tensione va collocato nel 1965 con il convegno all’Istituto Pollio dove la destra eversiva, insieme agli uomini dello Stato, in particolare delle Forze armate, elaborò la teoria sulla “Guerra rivoluzionaria”, già allora si parlava di guerra psicologica. Dobbiamo partire da qui e osservare ciò che è accaduto dopo: il Golpe Borghese, tutt’altro che un golpe da operetta. Il 1968 si è inserito come un elemento di rottura rispetto a un sistema di potere certamente bloccato ma che attraverso lo stragismo ha cercato di non mettersi in discussione. Vennero poi le Brigate Rosse. Qual è il filo conduttore che può unire i due terrorismi all’interno di una totale e assoluta diversità? Ambedue mettevano in discussione la Costituzione nella sua essenzialità: il pluralismo, il valore della persona e l’inclusività.
Gli anticorpi contro la violenza?
Sono generati dalla consapevolezza di come l’Italia ha risposto al terrorismo sia di destra che di sinistra, sconfitto attraverso le grandi partecipazioni popolari, la consapevolezza che non bisogna accettare lo stato di paura, senza mettere in discussione i principi democratici. È stata la grande lezione data al terrorismo che oggi mi pare un po’ offuscata, mentre l’elemento della paura – seppur declinato su altri fronti, come il tema della diversità, dell’immigrazione – gioca un ruolo decisivo. I tanto vituperati partiti all’epoca costituivano dei punti di riferimento, aggregazione. Oggi, mi pare, si tende a un totale processo di individualizzazione delle cose. L’elemento più preoccupante è che si va sempre di più accentuando un’idea di delega che è esattamente l’opposto della partecipazione.
Il programma della giornata: alle 8.30 S. Messa al Vantiniano per poi proseguire in Piazza Loggia con l’omaggio alla stele e il coinvolgimento di scuole, cittadini e familiari delle vittime. Alla commemorazione ufficiale delle 10.15 interverranno due studenti bresciani e il segretario della Cgil Maurizio Landini. A seguire, l’inaugurazione di un nuovo tratto del “Memoriale”, arricchito di trenta formelle. Alle 11.30, in San Barnaba, il direttore di Repubblica, Mario Calabresi, dialogherà con gli studenti sul tema “La giustizia ritrovata”. Nel pomeriggio, alle 14.30 in Loggia, “Mai più fascismi”: un appello alle istituzioni democratiche affinché, unite, possano diffondere pace e speranza. Alle 15, al Teatro Sancarlino, la presentazione della ricerca “Fascismo sul web”. Musica, poesia e teatro animeranno la piazza per ribadire che “Nostra piazza è il mondo intero”. A chiudere la giornata sarà il tradizionale concerto in memoria delle vittime, alle 21 nella chiesa di San Francesco.