Scuola: i Comuni scrivono al ministro
Una lettera di Acb al ministro dell'istruzione Azzolina perché risolva le troppe situazioni di incertezza che rischiano di mettere a repentaglio importanti servizi educativi
Alla fine, dopo settimane di incontri e confronti con dirigenti scolastici e operatori del mondo dell’educazione, hanno deciso di prendere carta e penna e di scrivere al ministro dell’istruzione Azzolina perché, a poche settimane dalla ripresa delle attività scolastiche, faccia chiarezza su come intende far ripartire, dal 14 settembre prossimo, il nuovo anno scolastico. Per Gabriele Zanni, sindaco di Palazzolo sull’Oglio e presidente dell’Associazione Comuni Bresciani che, a nome di tanti altri sindaci, firma la missiva, sono ancora troppe le zone di ombra e le incertezze che chiedono un intervento chiarificate e finalmente univoco da parte del Ministero. “Con la presente – scrive Zanni -, su sollecitazione di diversi amministratori locali bresciani, siamo a portare alla Sua attenzione la diffusa apprensione, che si tramuta spesso in frustrazione, di sindaci, assessori e consiglieri comunali della nostra Provincia, ancor più impegnati, dopo gli ingenti sforzi profusi nella gestione a livello comunale della pandemia, per garantire la ripartenza di un settore – quello della scuola – che, tutti e non solo a parole, riteniamo fondamentale oltre che strategico per il futuro del nostro Paese”.
Pur nella comprensione delle difficoltà organizzative, del rispetto dell’autonomia scolastica e della necessità di tutelare in primis il diritto alla salute di studenti, insegnanti, personale scolastico e famiglie, i sindaci brescjani stanno purtroppo assistendo “e sperimentando – sono ancora parole del presidente di Acb- un’insostenibile situazione di estrema confusione, dettata dall’assenza di indicazioni uniformi e univoche, alimentata da dichiarazioni, anticipazioni, relazioni e bozze di provvedimenti legislativi, che sono stati repentinamente superati e/o smentiti da successivi testi di tenore opposto”.
Tutto questo si tra traducendo in una costante interlocuzione, se non in una vera e propria negoziazione, tra amministrazioni locali e dirigenti scolastici di singoli istituti, con esiti differenziati e quindi sperequati da Comune a Comune e persino tra territori limitrofi. “Ancora una volta – continua la lettera - la forte preoccupazione, che si fa via via più concreta con l’avvicinarsi dell’inizio dell’anno scolastico, è che gli Enti Locali debbano sopperire a mancanze che non afferiscono direttamente a loro attribuzioni, peraltro in assenza di risorse adeguate e addirittura con il rischio di essere chiamati a rispondere anche sotto il profilo contabile-erariale per l’attivazione di servizi sostitutivi o integrativi di quelli sino ad oggi erogati dal sistema d’istruzione di competenza statale”.
Tra le principali preoccupazioni dei sindaci bresciani c’è l’ipotizzata riduzione dei tempi scuola, molto significativa soprattutto per la scuola dell’infanzia “che, seppur non obbligatoria, costituisce nelle nostre realtà un presidio educativo non comprimibile per i bambini che le frequentano e che ha indirettamente l’effetto di consentire ai genitori lavoratori di conciliare in maniera più agile i tempi lavoro-famiglia. Non è chi non veda che avallare o limitare l’organizzazione dell’orario scolastico alla sola fase antimeridiana soprattutto per tale grado di scuole, soluzione che pare essere la più accreditata allo stato nei nostri Comuni, andrebbe a stravolgere completamente un assetto formativo e anche economico-sociale, che in prospettiva rischia di essere compromesso definitivamente anche per gli anni a venire”. Per Zanni sarebbero mote le famiglie che stanno prendendo in considerazione la non iscrizione dei loro figli alle scuole per l’infanzia, che con un orario scolastico strutturato nella fascia 9-13 finirebbe col creare alle stesse maggiori problemi di gestione, “con evidenti ripercussioni negative in molteplici settori tra cui quello della formazione degli organici scolastici futuri e quello della refezione scolastica”. Zanni e gli altri sindaci del Bresciano con la loro lettera hanno chiesto al ministro di non pretendere che ancora una volta siano Comuni a dovere intervenire per porre rimedio alle carenze e/o scoperture di organico di insegnanti e personale scolastico in generale, come evidenziato anche dall’Ufficio Scolastico Provinciale di Brescia con propria nota dell’8 luglio scorso indirizzata all’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia, “investendo risorse in maniera impropria, ovvero attivando servizi pomeridiani di “parcheggio” degli alunni. Zanni ricorda al Ministro gli sforzi che da anni i Comuni investano molte risorse, anche strutturali, per consentire agli alunni la fruizione di un tempo pieno o prolungato, risposta concreta anche alle esigenze delle donne lavoratrici.
Un altro tema che Acb ha sottoposto al ministro Azzolina è quello degli ambienti, attrezzature e arredi scolastici. “Se sono stati sicuramente positivi e apprezzati i trasferimenti di risorse da parte di codesto Ministero per l’adeguamento delle aule e/o degli spazi adibiti all’insegnamento – scrive Zanni -, non possiamo disconoscere il fatto che le esigenze e le richieste provenienti dai vari Dirigenti Scolastici, sono di gran lunga eccedenti e non coerenti con tali fondi. Né le prospettate forniture del Ministero paiono, per la tempistica di consegna tuttora incerta, idonee a garantire una ripartenza compatibile con le date d’inizio delle scuole”. Anche l’ipotesi di adibire spazi esterni agli edifici scolastici (come le palestre) alla didattica appare ai sindaci bresciani “soluzione estemporanea e poco funzionale alla didattica, oltre che fortemente limitatrice della possibilità di svolgimento di quelle attività extracurriculari, che sono parte importante del contesto sociale, culturale e sportivo esistente nella nostra realtà provinciale”.
Altra nota “dolente” è quella del trasporto scolastico che, in assenza di precise e non mutevoli indicazioni, sta ponendo molti Comuni, soprattutto quelli piccoli e/o montani, in seria difficoltà nel programmare o nel rimodulare il servizio. “In definitiva – è la conclusione della lettera inviata a Roma - si chiede che codesto Ministero fornisca senza ulteriori ritardi e con assunzione piena delle responsabilità che gli sono proprie, risposte certe e coerenti sui temi qui enunciati, al fine di contemperare le esigenze di una concreta prevenzione di tipo sanitario a tutela del diritto alla salute con l’altrettanto fondamentale diritto a un’istruzione vera e di qualità. Ciò senza imporre agli Enti locali di supplire, senza peraltro dotarli delle risorse e degli strumenti necessari, alle note carenze, che in questo periodo vanno ad aggravare una situazione di per sé non ordinaria e quindi da presidiare con ancor maggiore puntualità e attenzione”.