Scuola e studenti bresciani dopo due anni di dad
Presentati i dati del Rapporto provinciale Invalsi. Si sono perse competenze in italiano, matematica e inglese
Che cosa rimane nella capacità di apprendimento degli studenti dopo due anni di didattica digitale integrata, la modalità scolastica che alterna momenti in presenza e a distanza? Una perdita, anche marcata, di competenze. A certificarlo è il sesto Rapporto provinciale Invalsi, che dopo un anno di stop forzato, è stato riproposto dall'Ufficio scolastico territoriale e affidato ad un gruppo di lavoro coordinato da Paolo Barabanti, docente di scuola primaria e in Università Cattolica.
La ricerca verrà presentata in modalità webinar: il 17 febbraio alle 16.30 per le scuole del secondo ciclo, con l'intervento di Giovanni Piumatti della Fondazione Agnelli e il 22 marzo alle 16.30 per le scuole del primo ciclo, con la presenza di Renata Viganò, docente della Cattolica e componente del Cda Invalsi. Gli incontri metteranno a fuoco i punti favorevoli e le criticità che la ddi ha fatto emergere tra gli insegnanti nell'attuazione di nuove modalità organizzative.
“Risulta evidente - spiega Barabanti – come non sia possibile distinguere in modo manicheo tra dad sì e dad no. I docenti sono stati maggiormente colpiti dalla possibilità di accelerare il processo di digitalizzazione della scuola, dalla loro capacità di reazione all'emergenza e dalla possibilità di sperimentare forme nuove di didattica. Di contro hanno trovato forti difficoltà a motivare gli studenti, soprattutto quelli di età maggiore, hanno riscontrato una connessione internet inadeguata e l'indebolimento della didattica inclusiva”. Il secondo aspetto della ricerca punta diritto al cosiddetto 'learning loss', la perdita di competenze degli studenti a seguito della pandemia.
“La perdita di competenze è diffusa su tutto il territorio nazionale, ma il fenomeno è ancora più accentuato in Lombardia, dove le scuole sono rimaste in dad più a lungo e a Brescia in particolare”. I risultati negativi più macroscopici si riferiscono all’ultimo anno delle superiori, dove il confronto con i dati prepandemici evidenziano un peggioramento di quasi il 10% in italiano e in matematica. In calo anche l’inglese letto, mentre quello ascoltato ha differenze minime. I peggioramenti in italiano e matematica si riscontrano anche alle scuole medie. “Sotto questo aspetto non si riscontrano particolari differenze riguardo al genere, alla cittadinanza e allo status socio-economico”. Anche nella situazione di ddi si conferma il fatto che le ragazze vanno meglio dei ragazzi in italiano, il contrario per quanto riguarda la matematica. In generale aumentano gli studenti con competenze inadeguate, i cosiddetti 'low performer', mentre diminuiscono gli eccellenti, i 'top'. “Se guardiamo ai numeri – conclude Barabanti – uno studente su tre non raggiunge le competenze minime, utilizzabili nella vita di tutti giorni, come fare di conto e comprendere un testo. Ci muoviamo in un contesto che era comunque preoccupante anche due anni fa e che la dad ha tentato di colmare, ma non ha sanato”.