Rsa a zero contagi
Renzo Catellani, presidente della Pasotti-Cottinelli, racconta l’esperienza in atto nella struttura
Non in tutte le Rsa del Bresciano Covid-19 è riuscito a penetrare nello stesso modo. Lo certifica anche il racconto quotidiano di questa emergenza sanitaria.
Perché accanto a veri e propri bollettini di guerra, con la conta giornaliera dei morti, ci sono anche “belle” notizie, oasi in cui il coronavirus è stato adeguatamente arginato, a riprova che quello delle Rsa non è quel mondo allo sbando, come molti oggi lo dipingono. È il caso, per esempio, della Pasotti Cottinelli di Brescia, 54 ospiti, realtà in cui “siamo riusciti sino a oggi – afferma il presidente Renzo Catelani – a tenere lontano il virus da un lato col tempestivo isolamento con l’esterno, e dall’altro con l’immediata adozione da parte del personale di rigide regole igieniche e dall’uso di adeguati mezzi di protezione”. Il primo campanello d’allarme alla Fondazione che fa capo alla Congrega della Carità Apostolica, è scattato con la festa di San Faustino e il suo grande concorso popolare, anche se il paziente 1 era ancora di là da venire.
Il 15 febbraio ancora nessuno a Brescia parlava di coronavirus...
Certo, ma avvertivamo che quello che stava avvenendo in Cina prima poi avrebbe potuto arrivare anche da noi e ci siamo attrezzati. Di qui l’immediata decisione di limitare la frequenza e il numero dei parenti in visita, a breve seguita dalla chiusura completa.
Misure drastiche... Come hanno reagito le famiglie dei vostri ospiti?
All’inizio la cosa è risultata difficoltosa, con alcuni parenti che insistevano per entrare e fare visita; molto presto hanno capito e apprezzato il nostro rigore.
Risolti i problemi con i parenti, come vi siete organizzati all’interno?
Ci siamo subito attivati autonomamente per reperire e dotare il personale di guanti, mascherine, occhiali e camici. Si è iniziato a controllare sistematicamente la temperatura delle operatrici all’inizio dei turni, mentre a rotazione si è provveduto a sanificare ogni stanza a titolo precauzionale. E ancora, per evitare concentrazioni fra le stesse nostre ospiti, a malincuore è stata sospesa la Messa mattutina. I tre piani della struttura sono stati resi autonomi e separati per ogni attività, dai pasti ai giochi, dalla lettura dei quotidiani alle animazioni. Per estrema prudenza distribuiamo i pasti agli ospiti in piatti monouso. Tutto questo ha comportato un grosso impegno organizzativo, ma che fino ad ora ci ha premiati.
Le ospiti come hanno reagito alla chiusura e alle misure adottate?
Le visite dei parenti sono adeguatamente sostituite con frequenti videochiamate; le nostre operatrici si sono prodigate per la tranquillità e la serenità delle ospiti, per ridurre al minimo la tensione che questa situazione comunque comporta. Quella che stiamo vivendo è un’esperienza che ha favorito l’affiatamento e che sta formando un team estremamente omogeneo ed efficiente. Tutto questo tornerà utile quando, in un futuro che non vedo a breve termine saremo chiamati a progettare le modalità del ritorno alla normalità.