Ripartiamo: un segno di speranza
Nei giorni scorsi è suonata la “prima campanella” per le bambine e i bambini dell’asilo nido e della scuola dell’infanzia (dal 14 settembre riaprono gli altri ordini di scuola): dopo tanto tempo, finalmente, i bambini hanno potuto incontrare le loro educatrici e insegnanti e i loro piccoli grandi amici.
Associate. Per le scuole associate alla Fism di Brescia – la Federazione italiana scuole materne, cui fanno riferimento nella nostra provincia 255 scuole dell’infanzia paritarie no profit cattoliche o di ispirazione cristiana, cui sono aggregati 80 asili nido e servizi alla prima infanzia – si tratta di oltre 20mila bambine e bambini tra 0 e 6 anni e di circa 1.500 tra educatrici e insegnanti. L’avvio è stato sereno e gioioso e non vi sono stati problemi, tanta era la gioia di ripartire: un segno di speranza che ritengo molto incoraggiante. Io credo, infatti, che i bambini abbiano oggi prima di tutto bisogno di “normalità”, abbiano cioè il desiderio di riprendere serenamente le attività bruscamente interrotte a febbraio: una serenità non ingenua, ma consapevole, che – tenendo conto di tutte le attenzioni sanitarie e nel rispetto delle linee guida e delle norme – sappia aiutarli a ritrovare uno sguardo bello sul mondo. Una “scuola nuova”, è stato detto da più parti; o forse, potremmo dire, una scuola che riscopre l’essenziale e rimette al centro il bambino, i suoi bisogni e i suoi desideri. Il periodo del cosiddetto lockdown, infatti, ci ha lasciato in eredità una rinnovata consapevolezza del ruolo fondamentale della scuola e del valore degli insegnanti: un’eredità che non va dispersa, ma che, anzi, va valorizzata e sulla quale dobbiamo costruire una rinnovata alleanza educativa tra scuola, famiglia e comunità. In questo senso, come Fism, abbiamo offerto alle nostre scuole il Patto di corresponsabilità non solo in italiano, ma anche nella traduzione inglese, francese e araba, proprio per far sì che non sia percepito solo da un punto di vista formale, ma che diventi uno strumento di collaborazione reale. Per tutti questi motivi, mi piace concludere questa breve riflessione con un ringraziamento alle educatrici e alle insegnanti, che, nei mesi di sospensione del servizio educativo e scolastico, spesso volontariamente, non hanno mai fatto mancare la loro vicinanza e, con creatività, hanno costruito ponti per stare accanto a tutti i bambini e alle loro famiglie. E che ora sono pronte, tra alcune incertezze ma con grandissimo entusiasmo, per accoglierli e ripartire. Accanto a loro, un ringraziamento va anche a tutti coloro che, a vario titolo, operano nella scuola e si prendono cura dei nostri bambini; e ai gestori, per il loro servizio gratuito e spesso nascosto. L’educazione e la scuola sono, prima di tutto, un’esperienza di accompagnamento basata sulla relazione: per questo, richiedono quella “pedagogia della vicinanza” che rappresenta da sempre un fondamento per la crescita di ciascuno di noi, in particolar modo per la crescita dei più piccoli.