Referendum acqua conoscere per scegliere
Sul numero 43 de "La Voce del Popolo" in distribuzione da oggi un approfondimento per comprendere al meglio le ragioni del referendum consultivo a cui i bresciani sono chiamati il 18 novembre. Il quesito riguarda il mantenimento della gestione del servizio idrico integrato nel Bresciano in mano al pubblico
Sono 970mila i bresciani che domenica 18 novembre potranno esprimere il loro parere sulla gestione del servizio idrico integrato nel Bresciano, partecipando al referendum indetto da un apposito comitato e che chiede all'elettore di pronunciarsi sul mantenimento di questo servizio interamente in capo al pubblico o su una possibile apertura al privato. Questo il quesito che gli elettori che domenica, tra le 8 e le 22 si recheranno ai seggi, troveranno stampato sulla scheda che verrà loro consegnata: "Volete voi che il gestore unico del Servizio Idrico Integrato per il territorio provinciale di Brescia rimanga integralmente in mano pubblica, senza mai concedere la possibilità di partecipazione da parte di soggetti privati?”
Il referendum, come si diceva, è consultivo e al di là del voto che uscirà dalla urne toccherà poi all'assemblea dei sindaci dei Comuni bresciani compiere la scelta definitva. È chiaro, però, che il parere espresso dagli elettori, soprattutto se supportato da una buona partecipazione al voto avrà un grande peso politico.
AL referendum del 18 novembre "La Voce del Popolo" in distribuzione in queste ore ha dedicato un ampio approfondimento per cercare di aiutare i lettori in una scelta che sia il più consapevole possibile. Sulle pagine del settimanale trovano così spazio un documento messo a punto nel maggio scorso dall'Ufficio per l'impegno sociale della diocesi, una cronistoria sulle diverse tappe che hanno portato al voto di domenica 18 e il parere di un esponente del fronte del Sì, di chi vuole, in sostanza che la gestione del servizio continui a rimanere totalmente in mano pubblico, e la ragioni di chi, al contrario, votando No, indica in una parziale apertura nella gestione e del servizio ai privati una forma di tutela degli interessi dei cittadini.
La vera battaglia del fronte del Sì come di quello del No, però, è portare quanta più gente possibile alle urne perché la questione è di quelle importanti che non può, anche se così vuole la normativa in vigore, essere lasciata soltanto alla politica. Il voto di tanti bresciani può diventare un segnale importante anche nella futura assunzione di decisioni rispetto alla gestione del servizio idrico integrato.
A sostenere le ragioni del Sì è, sulle pagine di "Voce", Mariano Mazzacani, responsabile del Comitato referendario “Acqua pubblica Brescia”. Due le argomentazioni portate a sostegno del mantenimento in mano pubblica della gestione del servizio idrico integrato. La è che l’acqua è bene prezioso sempre più scarso, anche per le cambiate e peggiorate condizioni ambientali e climatiche. “Abbiamo perso dal 1960 ad oggi il 30% dei ghiacciai alpini - afferma Mazzacani -. Abbiamo perso esattamente un’estensione pari al lago di Como”. La seconda, importante più di altre per l’esito del referendum, è che “la distribuzione dell’acqua attraverso un sistema interamente pubblico è possibile”. È stato dimostrato più volte, attraverso studi particolareggiati ed empiricamente dall’esperienza di diverse società pubbliche che operano “garantendo un servizio di qualità, efficacia, efficienza e investimenti tenendo tariffe basse, inferiori a quelle di un gestore privato.
Per il fronte del No ha preso la parola su "Voce" Francesco Tomasini. "La situazione nella provincia è critica - scrive -. 32 agglomerati sono sottoposti a procedura di infrazione europea perché privi di depuratore e per rientrare servirà investire più di 300 milioni. Una situazione creata interamente dal pubblico, che fino al 2002 ha gestito il servizio idrico in totale monopolio". Per realizzare queste opere, continua, il ricorso al capitale privato può talvolta risultare utile, se non necessario." Negli ultimi 7 anni- scrive ancora su "Voce" Tomasini - il principale gestore misto della nostra provincia ha realizzato investimenti per 152 milioni; sommando gli investimenti di tutti i gestori pubblici, non si arriva a 120 milioni. Votando NO ci si riserva la possibilità di scegliere di caso in caso, a seconda della necessità, se fare ricorso o meno a tale capitale. Votando SÌ si rinuncia definitivamente a questa possibilità, anche quando sia l’unico modo per realizzare opere di depurazione necessarie: meglio inquinare e sprecare acqua!".
Questo e molto altro ancora nell'approfondimento realizzato sul numero 43 de "La Voce del Popolo"