Quali scelte per il Romanino ritrovato?
Soprintendenza, Diocesi, parrocchia della Cattedrale e tecnici al lavoro per decidere il da farsi dopo il rinvenimento, con lo smontaggio dell'organo Antegnati Serassi di un dipinto di cui si faceva già cenno nel Seicento
La vicenda è ormai nota: nel corso degli articolati lavori di restauro dell'organo Antegnati-Serassi del Duomo Vecchio, a due lati dello strumento, sotto uno strato di intonaco, sono state osservate piccole zone di colore. Procedendo con il descialbo, in seguito all'autorizzazione della Soprintendenza competente, sono affiorate figure di musicanti realizzate con la tecnica dell'affresco.
“Fonti storiche e considerazioni stilistiche – dichiara la studiosa Barbara Maria Savy (Dipartimento dei Beni Culturali dell'Università di Padova) – consentono di attribuire con sicurezza gli affreschi del Duomo Vecchio a Girolamo Romanino”. Un riferimento a queste opere, finora considerate perdute, era infatti contenuto nel Catalogo delle chiese di Brescia, redatto nel medio Seicento da Bernardino Faino, in cui si legge: “Nella faciata dove è apeso l'organo molte figure fatte dal soddetto [Romanino] à frescho che achopagnano la detta istoria”.
Le porzioni di parete su cui sono stati ritrovati gli affreschi erano finora rimaste occultate alla vista per la disposizione delle canne di basseria collocate all'inizio dell'Ottocento dai fratelli Serassi. In seguito al recente smontaggio e trasporto dell'organo nel laboratorio della ditta Mascioni per i previsti lavori di restauro iniziati un anno fa, è stato possibile effettuare il clamoroso ritrovamento.
L’importante scoperta, che arricchisce ancora di più il valore storico-culturale oltre che religioso del Duomo Vecchio, ha comportato, però, anche una serie di questioni nuove, a partire da quella relativa alla sorte dell’affresco rinvenuto.
La situazione è stata presentata nel corso di una conferenza stampa da Giuseppe Stolfi, Sopraintendente della Soprintendenza Archeologica per le provincie di Bergamo e Brescia. “Tre – ha affermato in relazione al possibile intervento sull’affresco – sono le ipotesi possibili: due estreme e una terza che in qualche modo tende a conciliare le distanze tra le altre”. Qualora dovesse prevalere l’ipotesi di considerare prioritaria la sorte dell’affresco Soprintendenza e i tecnici coinvolti dovrebbero pensare a sua soluzione radicale per rendere visibile il Romanino ritrovato. All’estremo opposto, come ha ricordato ancora Stolfi, c’è invece l’ipotesi di privilegiare l’intervento musicale, con la ricollocazione, a restauro completato, dell’organo esattamente dove si trovava sino all’inizio dei lavori di smontaggio. Il Romanino, in questo caso, sarebbe nuovamente celato alla vista del pubblico. La terza ipotesi, quella a cui tutti stanno lavorando, è quella che riesca a mediare tra le due presentata, ossia trovare una soluzione che rispetti la necessità di permettere all’Antegnat-Serassi di svolgere la sua funzione originaria, senza per questo privare la comunità culturale bresciana dell’importante ritrovamento.
Sulle discussioni in atto, però, incombe il tema dei costi. Il ritrovamento, infatti, impone un intervento anche sull’affresco del Romanino, anche se le sue condizioni di conservazione sono sostanzialmente buone. Essendo il Duomo Vecchio, così come la cattedrale, di proprietà del Comune una risposta in merito potrebbe arrivare a tornata elettorale conclusa. Secondo Stolfi, però, i costi del restauro potrebbero essere coperti con l’art bonus.
L’unica cosa certa, insieme all’aumento dei costi del restauro (da 260mila a 410mila euro) che dovrà tenere conto della ricollocazione delle canne di basseria perché non tornino a coprire l’affresco del Romanino, sembra essere lo slittamento della conclusione dei lavori sull’organo. Difficilmente la previsione di tenere il concerto inaugurale nel prossimo mese di settembre potrà essere rispettata.
“È importante ricordare – ha affermato nel corso della conferenza stampa mons. Federico Pellegrini, direttore dell’Ufficio per i beni culturali ecclesiastici della diocesi – che tutto quanto sta accadendo in duomo Vecchio, con il restauro dell’Antegnati e il ritrovamento del Romanino non è una semplice operazione culturale, ma un intervento che va inquadrato nella destinazione religiosa dell’edificio. Tutti gli interventi qui realizzati erano destinati ad accompagnare il culto, un aspetto che intendiamo valorizzare anche in quest’opera di tutela e conservazione di questo ambiente”.