Quale cultura per la città?
Nella Sala della comunità di S. Afra le proposte di Del Bono (Centrosinistra), Vilardi (Centrodestra) e Ghidini (M5S)
La cultura può essere sempre di più il motore della città. La Leonessa vanta tante eccellenze. Qual è il ruolo che può esercitare il Comune? Le idee dei candidati alla carica di sindaco, in tema di politiche culturali, sono molteplici, ma sussistono visioni diametralmente opposte.
Cosa intendete fare per le nuove generazioni perché cresca un’educazione alla cultura e un apprezzamento del territorio della città?
Del Bono. Riguardo ai giovani ricordo il “Passaporto per la cultura”, così come il progetto “Nati per leggere”, costruito attorno al sistema bibiliotecario. Abbiamo rimesso in moto il “Bibliobus”, senza dimenticare “Abibook”, il festival della lettura per la prima infanzia. C’è poi il capitolo della didattica nei musei: grazie alla rete e alla collaborazione con le scuole sono 45mila i bambini coinvolti ogni anno. Un’altra iniziativa messa in campo è il “Grande per i piccoli”, Il Teatro Grande ha investito molto sui giovani: è cresciuta del 132% la partecipazione degli under 30. Per il futuro ricordo il progetto Teatro Ideal in via Milano: grazie alla collaborazione del Teatro Telaio realizzeremo una nuova realtà, esclusivamente dedicata a bambini e ragazzi, di 200 posti. Un’iniziativa molto ambiziosa è il “Parco dell’acqua” che coinvolge da un punto di vista didattico 20mila ragazzi l’anno. Abbiamo poi cominciato a costruire il progetto dei volontari per la cultura, un’intuizione dal respiro europeo: ragazzi che dedicano il loro tempo per attività di volontariato durante le nostre iniziative culturali.
Ghidini. L’Amministrazione deve collaborare con gli istituti scolastici per fare in modo che i giovani vengano formati soprattutto con un’attenzione particolare per il territorio. Bisogna che i ragazzi conoscano il patrimonio culturale della propria città, così da diventarne testimoni. L’Amministrazione, oltre a intervenire con le istituzioni scolastiche, potrebbe pensare di utilizzare i beni confiscati alla mafia per ospitare dei gruppi di lavoro impegnati in progetti culturali che vedranno la collaborazione di Fondazione Brescia Musei, Teatro Grande, Cinema Eden e Ctb...
Vilardi. Noi istituiremo l’Assessorato ai giovani. La prima misura da mettere in campo? Se la Fondazione Brescia Musei, così come è congeniata oggi, ha nelle sue competenze due poli importantissimi per i giovani, il Castello e il Cinema Eden, è necessario che queste vengano riviste. Se si pensa ai giovani non si può non puntare alla valorizzazione del Castello e del Cinema Eden. È evidente, poi, che deve esserci una sinergia con le realtà che si occupano di formazione: famiglia, scuola e oratori. A Brescia, inoltre, abbiamo il Museo Civico di Scienze Naturali che cade a pezzi e non è stato assolutamente preso in considerazione.
Accanto ai grandi eventi che attirano per alcune ore migliaia di persone da tutta la provincia, quali iniziative pensate di realizzare per favorire una scelta culturale per chi abita la città?
Vilardi. “Registriamo la difficile convivenza tra grandi eventi spot e residenti del centro. Promuoveremo un’attività culturale più ‘semplice’”
Ghidini. I grandi eventi a Brescia sono solo degli spot, con una fiumana di gente, un grande afflusso, ma che culturalmente lasciano poco. La spettacolarizzazione degli eventi porta a questo. Con l’Assessorato alla cultura ci prefiggiamo di incaricare una persona che pensi agli aspetti culturali non più come a uno spettacolo ma come a un evento culturale, coinvolgendo non solo il centro storico ma anche le periferie.
Vilardi. L’evento spot non crea cultura che deve essere invece radicata. Dovrà essere amplificata attraverso le varie realtà della provincia. Pensiamo al Vittoriale, ma c’è ne sono molte altre. Purtroppo la sinergia non è mai stata realizzata. C’è poi la difficile “convivenza” tra i residenti del centro storico e i grandi eventi. Molti cittadini non sopportano più certe iniziative. In tal senso promuoveremo un’attività culturale più “semplice”, valorizzando, invece, le nostre eccellenze, creando nuovi brand. Del resto bisogna pensare a chi si affida la politica culturale della città: il direttore di Brescia Musei, Di Corato, ha fatto piazza pulita di tutte quelle realtà che avrebbero aiutato a costruire la politica culturale della città.
Del Bono. Il Cinema Eden sta andando molto bene. La Fondazione Brescia Musei è stata consegnata a noi in condizioni disastrose, dopo lo scandalo Artematica prodotto da Brunello. Nel 2013 abbiamo registrato la presenza di 72mila visitatori, quest’anno chiuderemo con 300mila. Il coinvolgimento delle periferie? Pensate alla Festa del’Opera. Le iniziative non sono estemporanee, realizzano cultura, basti pensare ai Pomeriggi in San Barnaba, al Festival pianistico, alla Festa della musica, al Festival del jazz estivo, al Summer festival, alla programmazione del Ctb, del Teatro Grande... In futuro abbiamo già detto che investiremo sul Castello, sul Museo del lavoro come sul Museo di scienze naturali. Sono i nostri obiettivi per i prossimi 5 anni.
Nel rilancio di Brescia città d’arte-cultura-turismo, si sa che tante strutture e opere a livello storico e artistico sono contenute nelle chiese cittadine. Quale collaborazione intendete realizzare con le parrocchie della città, depositarie di tutto questo patrimonio? Quali interventi pensate per creare una sinergia con l’obiettivo di tenere aperte le chiese in occasioni di mostre, eventi straordinari e concerti…? C’è anche una disponibilità a livello economico per costruire una reale collaborazione?
Vilardi. La bagarre a cui abbiamo assisto in occasione della mostra del Tiziano, quando non è stato possibile tenere aperta una chiesa in cui è collocato il Polittico Averoldi, la dice lunga. Il nostro patrimonio artistico è nelle chiese... Durante le Notti bianche ricordo che facevamo in modo di tenerle aperte così che potessero essere visitate. Pensiamo, solo per fare un esempio, ai monologhi di Testori a San Giovanni... L’amministrazione deve mettere in campo delle sinergie con le parrocchie. Bisogna partire da qui.
Del Bono. Con le parrocchie lavoriamo quotidianamente. Abbiamo condiviso il progetto Corpus Hominis, iniziativa della Diocesi volta a valorizzare culturalmente le nostre chiese. Il polittico Averoldi oggi è fruibile grazie ai contributi del Comune alla parrocchia di San Nazaro così da permettere un sistema integrato con la mostra del Tiziano. La collaborazione con le realtà ecclesiali è strettissima. Il prossimo passaggio è il coordinamento con le parrocchie per poter stipulare un protocollo che ci permetta di dare un contributo che possa essere gestito proprio per la fruizione del patrimonio delle nostre chiese.
Ghidini. L’Amministrazione deve collaborare con le parrocchie, quelle del centro come quelle delle periferie, che possiedono i grandi tesori artistici, anche quelli meno conosciuti. Il passo successivo è la mappatura con conseguente creazione di percorsi ad hoc che potranno essere consultati attraverso un’app.
Quali esperienze culturali intendete realizzare per i “nuovi” cittadini di Brescia sia per valorizzare le culture diverse sia per costruire una reale integrazione?
Del Bono. È una sfida importante, che già stiamo affrontando per l’inclusione degli immigrati, di chi soffre di disabilità fisica e psichica, di chi vive in una condizione di coercizione. Penso al progetto Fai Ponte tra Culture, a Extraordinario, così come l’operazione messa in campo dal Teatro Grande per l’emarginazione sociale.
Ghidini. Il modo più semplice per costruire una reale integrazione è lo scambio delle diverse culture. Sport, arte e cibo sono gli strumenti da utilizzare per integrare le altre culture. Vanno poi valorizzate le biblioteche.
Vilardi. S.Afra è stata ristrutturata durante la precedente amministrazione e il Tavolo degli oratori mi sembra abbia cessato le attività... Detto questo, l’integrazione passa anche dalla conoscenza del patrimonio artistico e culturale della città. Siamo orgogliosi della nostra cultura, della nostra identità, dei nostri valori: ben vengano quelli che li accettano, ma poi li devono anche mettere in pratica.