Post Covid, l'Irccs torna alla normalità
Le attività ambulatoriali dell’IRCCS Centro San Giovanni di Dio sono in ripresa graduale nelle diverse specialità, seppur con una riduzione iniziale del numero degli appuntamenti e degli ambulatori attivi. Il direttore generale Mariagrazia Ardissone illustra la ripartenza dell’Istituto di via Pilastroni
Il 5,5% degli operatori dell’Irccs Fatebenefratelli di Brescia è risultato positivo agli anticorpi Covid 19 (11 operatori su 200) e tutti i positivi agli anticorpi sono risultati negativi al tampone nasofaringeo. Lo screening volontario è una delle azioni effettuate dall’Irccs e dalla Regione Lombardia per partecipare all'indagine di siero prevalenza con l'obiettivo di meglio conoscere e descrivere l'epidemia da Covid 19. "Abbiamo cercato di contenere la diffusione del contagio con tutti gli strumenti possibili ed adeguati alla situazione – dichiara il direttore generale, Mariagrazia Ardissone – e la scelta di considerare il reparto Alzheimer zona di cura dei positivi COVID è maturato in considerazione del fatto di creare un’area protetta e facilmente isolabile dal resto dell’istituto, fornita di erogazione di ossigeno, personale qualificato alla gestione di questi pazienti. L’Istituto bresciano ha partecipato alla rete delle strutture regionali che hanno offerto posti letto per l’accoglienza di pazienti post acuti, guariti clinicamente dall’infezione COVID 19 ma ancora positivi al tampone, trasferiti dai nosocomi cittadini per il completamento del percorso di cura. «Naturalmente, abbiamo un piano di sorveglianza e di screening degli operatori che a qualsiasi titolo sono impiegati nell’assistenza. Tuttora è in corso lo screening giornaliero per la rilevazione della temperatura che comporta, se positiva (T ≥ 37,5 °C), la sospensione dell’attività lavorativa e l’esecuzione del test per la ricerca di SARS-CoV-2".
Le attività ambulatoriali dell’IRCCS Centro San Giovanni di Dio sono in ripresa graduale nelle diverse specialità, seppur con una riduzione iniziale del numero degli appuntamenti e degli ambulatori attivi. E’ attivato un triage telefonico preventivo da parte del personale front office, che richiama i pazienti il giorno precedente la data della prenotazione, per assicurarsi che non abbiano sintomi respiratori simil influenzali e febbre; in caso positivo vengono invitati ad annullare l’appuntamento ed eventualmente a chiamare il proprio medico di famiglia. Nel caso in cui il triage preventivo abbia dato esito negativo viene richiesto ai pazienti di accedere in Struttura con un solo accompagnatore, muniti di mascherina chirurgica e rispettando rigorosamente gli orari indicati. Le Unità Ospedaliere di Riabilitazione Specialistica Psichiatrica ed Alzheimer stanno riprendendo l’attività di ricovero ordinario, come da Accreditamento, aprendo i ricoveri programmati per un massimo iniziale del 70% della propria capacità di saturazione. I reparti attivati saranno Covid free ma verranno garantiti posti letto di isolamento per pazienti “grigi” in attesa di diagnosi tramite tampone naso – faringeo. In caso di procedura di ricovero presso le U.O, nei giorni precedenti, i pazienti verranno sottoposti a pre - screening con tampone naso faringeo per accertarne la negatività. E’ in fase di valutazione la fattibilità e sostenibilità di riapertura dei CDI. Guardando al futuro, Ardissone spiega che "si riparte dal ripristino delle attività assistenziali e dalla ripartenza a pieno regime delle attività di ricerca che hanno similmente subito il contraccolpo dell’emergenza sanitaria, ivi compresi i clinical trials legati all’arruolamento di pazienti tramite i percorsi ambulatoriali. Durante emergenza i nostri ricercatori hanno partecipato a bandi ministeriali, regionali ed europei per affrontare le problematiche legate alla pandemia e per contribuire con la loro expertise alla definizione dell’impatto del Covid sulla salute mentale. Si riparte con l’auspicio di un rafforzamento delle attività di ricerca in relazione al Covid, potenziando le già fiorenti attività progettuali, al fine di coniugare nella traslazionalità delle cure anche l’approccio scientifico all’emergenza vissuta".